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El rincón de la poesía: Alejandra Pizarnik
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Respuesta  Mensaje 1 de 3 en el tema 
De: 2158Fenice  (Mensaje original) Enviado: 22/03/2016 09:15

Alejandra Pizarnik : poetessa nata a Buenos Aires, il 29 aprile 1936, da una famiglia di immigranti ebrei dell'Europa Orientale. Studiò lettere e filosofia nell'università di Buenos Aires e, più tardi, pittura con Juan Batlle Planas. Tra il 1960 e il 1964, Pizarnik visse a Parigi dove lavorava per la rivista "Cuardernos" e per altre case editrici francesi, pubblicò poemi e critiche in diversi quotidiani, tradusse Antonin Artaud, Henri Michaux, Aimé Cesairé e Yves Bonnefoy, e studiò storia della religione e letteratura francese alla Sorbonne. Dopo il suo ritorno a Buenos Aires, Pizarnik pubblicò tre dei suoi principali volumi; I lavori e le notti, Estrazione della pietra della pazzia e L'inferno musicale, così come il suo lavoro in prosa La contessa crudele. Nel 1969 ricevette la borsa di studi Guggenheim, e nel 1971 quella Fullbright . Il 25 settembre del 1972, mentre trascorreva un fine settimana fuori dalla clinica psichiatrica in cui era internata, morì a causa di un'intenzionale sovradosaggio di secodal.

Il vento del disagio psichico, che in Alda Merini (poetessa italiana) soffiò isolandola dal mondo, portò invece Alejandra Pizarnik, poetessa argentina di origini russe, a farla finita con un’overdose di Seconal il 25 settembre del 1972, dopo quattro mesi trascorsi in un ospedale psichiatrico e anni di depressione e di tentativi di suicidio.Le sue poesie mostrano questa sua angoscia, il dissidio intimo che la lacerava: le tematiche notturne sono parte centrale della sua opera, che risulta molto dura ed elaborata. è una poesia dolorosa, quella della Pizarnik, l’unica cosa in grado di esprimere la ragione e il sentimento della vita: “Vorrei poter vivere solo in estasi, fondendo il corpo della poesia con il mio corpo, riscattando ogni frase con i miei giorni e le mie settimane, infondendo alla poesia il mio respiro in modo che ogni lettera di ogni parola sia sacrificata nelle cerimonie del vivere” scrisse nel 1971 nella sua ultima raccolta, “L’inferno musicale”.

“… El viento y la lluvia me borraron como a un fuego,
como a un poema escrito en un muro.”  AP
 
Alejandra Pizarnik
 
 
Mucho más allá
 
 
¿ Y si nos vamos anticipando
de sonrisa en sonrisa
hasta la última esperanza?
¿Y qué?
¿Y qué me das a mí,
a mí que he perdido mi nombre,
el nombre que me era dulce sustancia
en épocas remotas, cuando yo no era yo
sino una niña engañada por su sangre?

¿A qué , a qué
este deshacerme, este desangrarme,
este desplumarme, este desequilibrarme
si mi realidad retrocede
como empujada por una ametralladora
y de pronto se lanza a correr,
aunque igual la alcanzan,
hasta que cae a mis pies como un ave muerta?
Quisiera hablar de la vida .
Pues esto es la vida,
este aullido, este clavarse las uñas
en el pecho, este arrancarse
la cabellera a puñados , este escupirse
a los propios ojos, sólo por decir,
sólo por ver si se puede decir:
"¿Es que yo soy? ¿ Verdad que sí ?
¿No es verdad que yo existo
y no soy la pesadilla de una bestia?".

Y con las manos embarradas
golpeamos a las puertas del amor.
Y con la conciencia cubierta
de sucios y hermosos velos,
pedimos por Dios.
Y con las sienes restallantes
de imbécil soberbia
tomamos de la cintura a la vida
y pateamos de soslayo a la muerte.

Pues esto es lo que hacemos.
Nos anticipamos de sonrisa en sonrisa
hasta la última esperanza.

"... Il vento e la pioggia mi hanno spazzato via

come una poesia scritta su un muro ".

 " Molto al di là "

 E se noi ci anticipiamo sorriso su sorriso
fino all'ultima speranza?
E che cosa?

E che dai  a me, che ho perso il mio nome,
il nome che
era
la mia dolce sostanza

iquando io non ero io 
ma una bimba tradita dal suo sangue?

A che osa, a che cosa
questo disfarmi, questo sanguinare a morte,
questo spiumarmi, questo squilibrarmi
se la mia realtà retrocede
come spinta da una mitragliatrice
ed all'improvviso si lancia in corsa,
benché ugualmente la raggiungono, 
fino a quando non cade ai miei piedi

come un uccello morto?
Vorrei parlare della vita.
Perché questa è la vita,
questo ululato, questo inchiodarsi

le unghie nel petto, questo strapparsi
la chioma a manciate, questo

sputarsi i propri occhi, tanto per dire,
solo per vedere se si può dire: 
“ è che io sono? Non è vero?
Non è forse vero che esisto
e non sono l'incubo di una bestia? ".

E con le mani infangate 
battiamo alle porte dell'amore.
E con la coscienza coperta 
di sporchi e bei veli,
chiediamo per Dio. 
E con le tempie scoppiettanti di imbecille superbia
Prendiamo la vita per la vita
e scalciamo di sbieco la morte. 

Perché questo è quello che facciamo. 
Anticipiamo di sorriso in sorriso
fino all'ultima speranza.

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Respuesta  Mensaje 2 de 3 en el tema 
De: karmyna Enviado: 23/03/2016 19:32

 

 

violeta


Gracias amiga Fenice por estar aquí

compartiendo tu tiempo y dedicacion con nosotros

Siempre me gusta lo q expones

Hermoso mensaje

que  tengas una semana santa llena de bendiciones  

Karmyna

violeta

 

 

 

Respuesta  Mensaje 3 de 3 en el tema 
De: 2158Fenice Enviado: 24/03/2016 06:36
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