Un popolo di costruttori
Tornando alla vicenda tricolore, alla spedizione del ’48 ne seguì un’altra nel mese di agosto dell’anno successivo, che porto a quota 1300 presenze italiane a Ushuaia di cui costituivano il 40% della popolazione totale. In molti tornarono dopo due anni di duro lavoro (anche se remunerativo poiché riuscivano a mantenere i famigliari rimasti in Italia), altri rimasero dando seguito alle nuove generazioni in Argentina. Fatto sta che gli italiani costruirono, all’epoca, 140 case prefabbricate, 170 in mattoni (tuttora esistenti), la centrale idroelettrica (attiva fino al 1981) e l’ospedale.
La vicenda delle migrazioni generò anche un’interrogazione parlamentare per presunto sfruttamento, archiviata però una volta appurato che le condizioni di trattamento degli operai erano buone.
E al porto che ospitò la nave «Genova», il più importante dalle parti dello Stretto di Magellano, lavora come stivatore il portiere dei Los Cuervos, Federico Romero, o «El Loco», come viene simpaticamente soprannominato: «Io sono di Rosario e vivo a Ushuaia da cinque anni – spiega –. Di questa cittadina mi sono innamorato subito e ho deciso di restare.
I paesaggi che si trovano qui non esistono da nessun’altra parte al mondo: sembra di essere in alta montagna, ma allo stesso tempo c’è l’oceano. Certo la vita al porto è dura e le difficoltà più dure arrivano d’inverno: se la neve cade abbondante, non ci si può più muovere, restiamo tutti bloccati qui. Ma, in fondo, non è poi la fine del mondo». O forse sì …