Nessuno sapeva quando quell'uomo fosse arrivato in città.
Sembrava sempre stato là, sul marciapiede della via più affollata,
quella dei negozi, dei ristoranti, dei cinema eleganti, del
passeggio serale, degli incontri degli innamorati.
Ginocchioni per terra, con dei gessetti colorati, dipingeva
angeli e paesaggi meravigliosi, pieni di sole, bambini felici,
fiori che sbocciavano e sogni di libertà.
Da tanto tempo, la gente della città si era abituata all'uomo.
Qualcuno getteva una moneta sul disegno. Qualche volta si
fermavano e gli parlavano. Gli parlavano delle loro
preoccupazioni, delle loro speranze; gli parlavano dei loro
bambini: del più piccolo che voleva ancora dormire nel lettone
e del più grande che non sapeva che Facoltà scegliere, perché
il futuro è difficile da decifrare...
L'uomo ascoltava. Ascoltava molto e parlava poco.
Un giorno, l'uomo cominciò a raccogliere le sue cose per
andarsene.
Si riunirono tutti intorno a lui e lo guardavano. Lo guardavano ed aspettavano.
"Lasciaci qualcosa. Per ricordare".
L'uomo mostrava le sue mani vuote: che cosa poteva donare?
Ma la gente lo circondava e aspettava.
Allora l'uomo estrasse dallo zainetto i suoi gessetti di tutti i
colori, quelli che gli erano serviti per dipingere angeli, fiori
e sogni, e li distribuì alla gente.
Un pezzo di gessetto colorato ciascuno, poi senza dire una
parola se ne andò.
Che cosa fece la gente dei gessetti colorati? Qualcuno lo inquadrò, qualcuno lo portò al museo civico di arte moderna, qualcuno
lo mise in un cassetto, la maggioranza se ne dimenticò.
E' venuto un Uomo ed ha lasciato anche a te la possibilità di
colorare il mondo. Tu che hai fatto dei tuoi gessetti?
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