LA LUCE NELL'UNIVERSO: ENERGIA NUCLEARE DALLE STELLE
di Marco
Marchetti
Francobollo
emesso dall’Italia il 2 dicembre 1967 per commemorare il 25° anniversario della
prima reazione a catena autosostenentesi avvenuta il 2 dicembre 1942.
La
vignetta mostra Enrico Fermi seduto al tavolo di lavoro nel Laboratorio
scientifico dell’Università di California a Los Alamos, alle sue spalle il
modello sezionato (esistente presso il laboratorio CNEN della Casaccia) della
prima pila atomica con la quale fu realizzata
l’esperimento.
INTRODUZIONE
Il sistema solare si formò a partire dalla
condensazione di una nube di gas e polveri interstellare circa quattro miliardi
e seicento milioni di anni fa; con esso si formarono il Sole, la Terra e tutti
gli altri pianeti. Da allora il Sole irradia nello spazio circostante una enorme
quantità di energia: ogni secondo il Sole emette molta più energia di quella che
l'umanità ha consumato in tutta la sua storia.
Questo processo dura da quasi cinque miliardi di
anni e le moderne teorie sull'evoluzione stellare ci dicono che continuerà per
altri cinque miliardi; infatti la vita media delle stelle di tipo solare è
stimata essere attorno ai dieci miliardi di anni.
Sulla Terra l'aspetto forse più evidente e
suggestivo di questa energia emessa è la luce, questo particolare tipo di
radiazione così importante per la vita.
Il meccanismo attraverso il quale il Sole
produce una così grande quantità di energia è stato uno dei più grandi misteri
dell'astronomia fino ad epoche abbastanza recenti; in queste pagine
ripercorreremo brevemente il percorso che ha permesso ai fisici ed agli
astronomi (svelando il mistero della fonte di energia solare) di compiere alcune
fra le più importanti scoperte scientifiche, con risvolti tecnologici, che la
storia ricordi.
UN MISTERO SEMPRE PIù
FITTO
Il Sole è la stella più vicina alla Terra;
questo astro, così importante per la vita sulla Terra, è una comunissima stella
di colore giallo che si trova immersa, insieme a miliardi di altre sue simili,
in un enorme agglomerato che si chiama Galassia. Il Sole dista mediamente dalla
Terra 150 milioni di chilometri e possiede una massa pari a circa un milione di
volte la massa terrestre.
Da tempo immemorabile il Sole irradia nello
spazio una quantità enorme di energia; questa energia, come abbiamo già
sottolineato, è di fondamentale importanza per la vita sul nostro pianeta. Le
piante hanno imparato da tempi antichissimi (si parla di un'epoca risalente a
quattro miliardi di anni fa) ad utilizzare direttamente questa energia con un
metodo estremamente ingegnoso chiamato fotosintesi clorofilliana.
Per mezzo di un pigmento verde chiamato
clorofilla, le piante assorbono la luce solare e grazie a questa energia rompono
le molecole di acqua e anidride carbonica per creare i propri alimenti (sotto
forma di complesse molecole organiche) liberando ossigeno come prodotto di
scarto.
Gli animali, invece, si nutrono di piante oppure
di altri animali i quali a loro volta si sono nutriti di piante.
L'uomo utilizza energia oltre che per nutrirsi
anche per tutta una serie di altre attività tese a migliorare il proprio tenore
di vita. Si può dire tranquillamente che, a parte una piccolissima frazione,
tutta l'energia sfruttata dall'uomo è di origine solare. Per esempio è di
origine solare l'energia immagazzinata nei combustibili fossili (carbone e
petrolio) utilizzata come carburante nei mezzi di trasporto oppure per generare
vapore ad altissima temperatura e pressione destinato alla produzione di energia
elettrica come pure l'energia dell'acqua che fluisce nelle turbine idrauliche
(poiché è l'energia del Sole che ha permesso l'evaporazione delle acque marine
con conseguente formazione di nubi e pioggia).
Gli scienziati hanno da tempo calcolato la
quantità di energia solare per unità di tempo (potenza) che arriva sulla Terra e
il risultato è notevole: 1 KiloWatt per metro quadrato di superficie terrestre;
questo vuol dire che un modesto giardinetto di 100 metri quadrati riceve in anno
qualcosa come 876.000 KiloWattOra. Inoltre questa è solo una frazione
infinitesima della potenza totale emessa dal Sole poiché la nostra stella emette
energia in tutte le direzioni e quindi per calcolare la potenza totale occorre
moltiplicare il valore della potenza emessa per metro quadrato per tutti i metri
quadrati contenuti sulla superficie di una sfera immaginaria centrata sul Sole e
avente un raggio pari alla distanza Terra-Sole.
Questo è un esercizio che lasciamo ai più bravi
(nota 1).
Il risultato che si ottiene è un numero straordinariamente grande; come
accennato nell'introduzione il Sole emette ogni secondo più energia di quanta
l'umanità ne abbia consumata in tutta la sua storia.
Il meccanismo attraverso il quale il Sole riesce
a produrre tutta questa energia è stato un mistero per moltissimi anni; intere
generazioni di fisici ed astronomi si sono lambiccate il cervello per cercare di
venirne a capo.
Supponiamo che l'energia emessa dal Sole sia di
tipo chimico, per esempio frutto di una combustione. Se il Sole fosse una
immensa sfera di carbone ed emettesse la sua energia grazie alla combustione di
questo carbone la sua vita sarebbe estremamente breve: circa mille anni; di
conseguenza l'energia del Sole non può essere di tipo chimico.
Verso la fine del 1800 due scienziati molto
famosi H.L.Helmoltz e W.T. Kelvin idearono un metodo molto più efficiente:
immaginarono il Sole sottoposto ad una lenta e continua contrazione dovuta alla
forza di gravità. Un gas compresso tende ad aumentare la propria temperatura e
quindi ad emettere energia. Purtroppo, però, anche in questo caso la vita del
Sole non avrebbe superato i dieci milioni di anni mentre già da allora vi erano
prove inconfutabili che la vita esisteva sul nostro pianeta da epoche molto più
remote.
La strada giusta fu intrapresa negli anni a
cavallo del 1930; era una strada nuovissima, estremamente affascinante e
suggestiva poiché conduceva in un posto ancora inesplorato: il cuore
dell'atomo.
DENTRO AL CUORE
DELL'ATOMO
Un atomo è composto da un piccolissimo nucleo
molto compatto e massiccio e da alcuni corpuscoli che gli ruotano attorno. Nel
nucleo possono essere presenti due tipi di particelle: i protoni (dotati di
carica elettrica positiva) e i neutroni (sprovvisti di carica elettrica cioè
neutri); i corpuscoli che girano attorno al nucleo sono gli elettroni (dotati di
carica elettrica negativa). In condizioni normali il numero di protoni è uguale
al numero degli elettroni; di conseguenza l'atomo è elettricamente
neutro.
Il nucleo dell'atomo è la parte più piccola in
cui si può suddividere la materia senza che la materia stessa perda la propria
identità. In altre parole il nucleo di un atomo di ossigeno è diverso dal nucleo
di un atomo di ferro mentre i protoni e i neutroni che compongono il nucleo
dell'atomo di ossigeno sono perfettamente uguali ai protoni e ai neutroni che
compongono il nucleo dell'atomo di ferro. Ciò che differenzia un elemento
dall'altro è il numero di protoni (numero atomico) contenuti nel nucleo; così il
nucleo dell'atomo di ossigeno contiene 8 protoni e 8 neutroni, il nucleo
dell'atomo di ferro contiene 26 protoni e 29 neutroni e il nucleo dell'atomo di
uranio (l'elemento più pesante presente in natura) contiene 92 protoni e 146
neutroni.
Nel 1938 Otto Hahn e Fritz Strassman, due fisici
tedeschi che lavoravano a Berlino, fecero una scoperta importantissima, una
scoperta che di li a poco avrebbe cambiato radicalmente il modo di vivere e di
pensare dell'umanità intera.
Completando uno studio sul bombardamento di
atomi di uranio con neutroni, i due scienziati si accorsero che quando un nucleo
di atomo di uranio viene colpito da un neutrone esso si spezza in due nuclei di
atomi più leggeri liberando altri 2 o 3 neutroni. Questo fenomeno fu chiamato
fissione e i nuclei degli atomi che troviamo alla fine della reazione si
chiamano prodotti di fissione.
I RAGAZZI DI VIA
PANISPERNA
La fissione dell'uranio fu scoperta in Germania
ma la scoperta sarebbe potuta avvenire in Italia; ciò non accadde per una serie
di circostanze sfortunate. Gli anni a cavallo del 1930 furono anni veramente
d'oro per la fisica italiana. Nel 1926, su consiglio di Orso Maria Corbino (un
eminente professore di fisica molto influente in politica), Mussolini istituì la
prima cattedra italiana di fisica teorica. Questa cattedra fu assegnata ad una
delle personalità scientifiche più straordinarie che l'Italia (e forse il mondo
intero) abbia mai avuto: Enrico Fermi.
Completamente autodidatta fino all`ammissione
alla Scuola Normale di Pisa, Enrico Fermi è stato forse l'ultimo fisico
veramente completo che la storia ricordi, una persona in grado di abbracciare
con uno sguardo tutta la fisica e gran parte della matematica; sarebbe bastato
uno solo dei suoi numerosissimi lavori per garantire gloria eterna ad un
qualsiasi altro scienziato.
Attorno a Fermi si radunò presto un gruppo di
giovanissimi e promettentissimi studenti che sarebbero passati alla storia come
'i ragazzi di via Panispernà dal nome della via di Roma in cui era situato
l'istituto di fisica. Ricordiamoli brevemente:
Emilio Segrè: scopritore del tecnezio e
vincitore del premio Nobel nel 1959 per la scoperta dell'antiprotone.
Franco Rasetti: brillantissimo fisico
sperimentale, dopo la fine della guerra abbandonò la fisica per dedicarsi alla
geologia e poi in seguito alla botanica.
Oscar D'Agostino: il chimico del
gruppo.
Edoardo Amaldi: l'unico a rimanere in Italia
nonostante l'aggravarsi del clima politico e la guerra per cercare di mantenere
alto il prestigio della fisica italiana.
Ettore Majorana: la mente più geniale e creativa
del gruppo, scomparso in circostanze ancora misteriose nel 1938.
In seguito si aggiunse anche Bruno Pontecorvo,
protagonista di una rocambolesca fuga in Unione Sovietica nel
1950.
Il gruppo di via Panisperna si occupava, fra
l'altro, dello studio degli effetti del bombardamento del nuclei degli atomi con
neutroni. Furono sottoposti a bombardamento neutronico tutti gli elementi
conosciuti della tavola periodica e nel 1934 fu la volta dell'uranio; la
fissione si verificò ma non venne riconosciuta. Al suo posto Fermi e i suoi
ragazzi credettero di avere osservato la creazione di un elemento nuovo, ancora
più pesante dell'uranio.
Nel febbraio del 1935, durante un nuovo
esperimento di bombardamento neutronico dell'uranio, Amaldi interpose fra
l'uranio e il rivelatore un foglio di alluminio per cercare di eliminare alcune
particelle che si pensava fossero emesse dall'uranio che avrebbero potuto
disturbare l'esperimento stesso. Ancora una volta la fissione si verificò sotto
gli occhi di Amaldi; purtroppo, però, i prodotti di fissione erano stati
assorbiti dal foglio di alluminio. Se, durante una delle sessioni
dell'esperimento, Amaldi si fosse dimenticato di interporre il foglio di
alluminio la fissione sarebbe stata sicuramente scoperta.
LA FISSIONE
NUCLEARE
Perché la fissione dell'uranio è un fenomeno
così importante?
L’importanza sta nel fatto che la reazione
avviene con liberazione di energia. Infatti se noi facessimo un semplice conto
ci accorgeremmo che la somma delle masse dei prodotti di fissione non è uguale
alla massa del nucleo dell'atomo di uranio ma è leggermente
inferiore.
La massa mancante (difetto di massa) si è
trasformata in energia; infatti già nel 1905 Albert Einstein aveva dimostrato
nella sua teoria della Relatività Ristretta che massa ed energia sono
equivalenti.
L'energia liberata durante una singola fissione
è ben poca cosa; se però riusciamo a far reagire un gran numero di nuclei di
atomi di uranio allora l'energia che otteniamo diventa molto, molto alta.
Infatti dalla fissione di un grammo di Uranio 235 (il tipo di uranio in cui la
fissione ha maggiori probabilità di avvenire) si riesce ad ottenere tanta
energia quanta se può ottenere dalla combustione di tre tonnellate di antracite
(il carbon fossile più pregiato).
Abbiamo visto che durante il fenomeno della
fissione vengono liberati altri 2 o 3 neutroni. Se noi riusciamo a fare in modo
che almeno uno di questi neutroni vada a colpire un altro nucleo di atomo di
uranio ecco che abbiamo una reazione che non si ferma più; abbiamo così a che
fare con un meccanismo che si autoalimenta cioè con quella che è stata chiamata
“reazione a catena”.
Questo è il meccanismo che sta alla base del
funzionamento delle bombe atomiche (bombe A) da una parte e dei reattori
nucleari dall'altra.
In una bomba atomica si fa in modo, in sede
progettuale, che tutti i neutroni liberati durante la singola fissione vadano a
colpire altri nuclei di atomi di uranio nel più breve tempo possibile di modo
che la reazione assume un carattere esplosivo.
Invece in un reattore nucleare si fa in modo,
sempre in sede progettuale, che solamente uno dei neutroni liberati vada a
colpire un nucleo di atomo di uranio; in questo modo otteniamo una reazione a
catena controllabile.
Il 2 dicembre 1942 Enrico Fermi, che nel
frattempo si era trasferito negli Stati Uniti per sfuggire alle leggi razziali
(la moglie di Fermi era di origine ebrea) e al pesantissimo clima politico che
il regime aveva instaurato in Italia, realizzò, in un sotterraneo ricavato sotto
lo stadio di Chicago, la prima reazione a catena controllata.
Il 16 luglio del 1945 ad Alamogordo, nel deserto
del Nuovo Messico, venne fatto esplodere il primo ordigno atomico sperimentale
ed infine il 6 e 9 agosto dello stesso anno due bombe atomiche (una all'uranio e
una al plutonio) vennero sganciate su Hiroshima e Nagasaki.
L'uso pacifico dell'energia nucleare prese il
via dopo la fine della guerra con la costruzione dei primi reattori per la
produzione di energia elettrica.
LA FUSIONE NUCLEARE - IL
MISTERO SVELATO
è dunque questa la fonte di energia che alimenta
il Sole?
No, ne abbiamo parlato per prendere confidenza
con quello che accade nel cuore dell'atomo ma anche perché il Sole emette la sua
energia attraverso un meccanismo per certi versi molto simile.
Nel 1927 due fisici tedeschi della famosa scuola
di Gottingen, R.E. Atkinson e G.F. Houtermans, scoprirono che in condizioni di
pressione e temperatura molto elevate (si parla di temperature attorno al
milione di gradi) è possibile che si verifichi il meccanismo opposto alla
fissione nucleare: nuclei di atomi molto leggeri possono unirsi, cioè fondersi,
fra loro per formare nuclei di atomi più pesanti. Per esempio 4 nuclei di atomi
di idrogeno (l'elemento più leggero), attraverso reazioni successive, possono
fondere e formare un nucleo di atomo di elio.
Anche in questo caso, facendo il solito
conticino, ci accorgeremmo che la massa del nucleo di elio prodotto non è uguale
alla somma delle masse dei quattro nuclei di idrogeno di partenza ma è
leggermente inferiore. Abbiamo anche in questo caso un difetto di massa, massa
che si è trasformata in energia. Questo fenomeno si chiama fusione nucleare e le
energie liberate sono, a parità di massa coinvolta, molto superiori a quelle
liberate nelle reazioni di fissione.
Questo è il principio di funzionamento delle
bombe all'idrogeno (bombe H), dei futuri (si spera) reattori a fusione e del
Sole.
In una bomba H le altissime temperature e
pressioni richieste per l'innesco delle reazioni di fusione vengono raggiunte
grazie all'esplosione preliminare di una bomba atomica. La prima bomba H venne
fatta esplodere dagli Stati Uniti nel novembre del 1951.
Il mantenimento di condizioni (pressione e
temperatura) così spinte è uno dei problemi più grossi nella realizzazione di
reattori a fusione nucleare; molte speranze sono state riposte in questi
dispositivi poiché consentirebbero la produzione di energia in quantità
praticamente illimitata ma per la loro comparsa bisognerà aspettare ancora
parecchi anni.
Nel nucleo del Sole, invece, queste condizioni
estreme vengono raggiunte tranquillamente. Nel nucleo della nostra stella
tonnellate e tonnellate di idrogeno vengono continuamente (anche in questo
istante) convertite in elio; questo fenomeno dura ormai, in maniera abbastanza
stabile, da quasi cinque miliardi di anni.
Il Sole è, di conseguenza, un gigantesco
reattore a fusione nucleare; e non è il solo poiché basta alzare gli occhi al
cielo in una notte serena per osservarne altre migliaia poiché ogni stella
funziona come il Sole.
Un giorno l'idrogeno si esaurirà ed il Sole si
ritroverà con un nucleo di elio; le reazioni di fusione cesseranno
temporaneamente fino a quando la compressione della massa solare da parte della
gravità provocherà l'innalzamento della temperatura fino al valore in cui si
innesca la fusione dell'elio. La fusione dell'elio comporterà la creazione di
elementi ancora più pesanti; ogni volta che un elemento si esaurisce, dopo il
relativo aumento di temperatura, si innesca la fusione degli elementi
immediatamente più pesanti fino al ferro. Il ferro rappresenta un limite
invalicabile poiché per elementi così pesanti la fusione nucleare con
liberazione di energia non è più possibile.
Di conseguenza in un lontano futuro il Sole
esaurirà il suo combustibile nicleare; a questo punto la gravità prenderà il
sopravvento e comprimerà la nostra stella fino a quando l'enorme pressione nel
centro del Sole riuscirà a controbilanciarla. Questo equilibrio verrà raggiunto
quando il Sole sarà ridotto ad una piccola sfera con un diametro di soli 10
chilometri. Questo stadio della vita solare, denominato nana bianca, è il
preludio di un lento e graduale raffreddamento che porterà ciò che resta del
Sole verso l'ultimo stadio di nana nera; e questa sarà veramente la
fine.
Tutte le stelle dell'universo prima o poi
moriranno, chi in maniera quieta com il Sole e chi in maniera molto più
burrascosa (dando luogo ad una apocalittica esplosione). Fra molti miliardi di
anni anche l'ultima stella si spegnerà e la luce scomparirà dal nostro universo
per il quale comincerà una nuova era: l'era del buio globale. La vita
tecnologica potrà continuare ad esistere poiché i nostri lontanissimi
discendenti (o chi per loro) avranno a disposizione una miriade di ricchissimi
serbatoi di energia; questi serbatoi sono i buchi neri i quali, in questo
lontano futuro, saranno molto più numerosi di quelli attuali e la cui energia è
teoricamente utilizzabile (esistono interessanti studi in proposito).
Però, a parte queste interessantissime
considerazioni, l'universo senza la luce non sarà più lo stesso.
Monografia
n.40-1999/8
Nota di “La luce nell'universo: energia nucleare dalle
stelle”
1 - Per un calcolo di questo genere
il valore di 1 KW/mq non è esatto poiché questa è la potenza al suolo; parte
dell'energia solare viene assorbita dall'atmosfera terrestre cosicché il valore
corretto da utilizzare è 1.36 KW/mq.