Sfogliare le pagine dei libri vecchi...
letti in tempi passati...
Riprovare emozioni...
rileggere i passi che più mi danno sensazioni.
"Messaggio per un'Aquila che si crede un Pollo"
di Anthony De Mello.
In questo libro troviamo tanti spunti di riflessione
che aiutano a prendere consapevolezza del proprio essere
e cercare di vedere le cose con altri occhi...
Riporto un passo di questo libro:
(...) Dove voglio arrivare?
Alla consapevolezza della realtà che vi circonda.
Consapevolezza significa guardare,
osservare quel che si svolge dentro e intorno a voi.
"Svolgersi" è l'espressione giusta:
gli alberi, l'erba, i fiori, gli animali, le pietre,
tutta la realtà si muove.
La si osserva, la si guarda.
Per l'essere umano è davvero essenziale
non solo osservare se stesso,
ma anche tutta la realtà circostante.
Siete prigionieri dei vostri concetti?
Volete scappare dalla vostra prigione?
Allora guardate, osservate, trascorrete ore a osservare.
A guardare cosa?
Qualsiasi cosa.
Il viso delle persone, la forma degli alberi,
un uccello in volo, un mucchio di pietre, l'erba che cresce.
Entrate in contatto con le cose, guardatele.
Forse riuscirete così a uscire da quei rigidi schemi che tutti noi abbiamo creato,
da tutto ciò che i nostri pensieri e le nostre parole ci hanno imposto.
Forse - speriamo - riusciremo a capire.
Capire cosa?
Questa cosa che abbiamo deciso chiamare realtà,
tutto ciò che va oltre le parole e i concetti.
E' un esercizio spirituale
- connesso alla spiritualità -
connesso alla liberazione della vostra gabbia,
dalla prigione dei concetti e delle parole.
Che tristezza ,
vivere tutta la vita senza riuscire a vederla con gli occhi di un bambino!
Ciò non significa che dovreste perdere del tutto i vostri concetti:
sono molto preziosi.
Anche se iniziamo senza di essi,
i concetti hanno una funzione molto positiva.
Grazie a essi sviluppiamo la nostra intelligenza.
Siamo invitati non a diventare bambini,
ma a diventare come bambini.
E' indispensabile cadere dallo stadio dell'innocenza ed essere cacciati dal paradiso:
dobbiamo tutti sviluppare un "io" e non un "me" attraverso questi concetti.
Dopo, però, abbiamo bisogno di tornare in paradiso.
Dobbiamo vivere la redenzione.
Dobbiamo mettere da parte il vecchio uomo,
la vecchia natura, il sè condizionato,
e tornare allo stato del bambino ma senza essere bambini.
Quando, iniziamo nella vita, guardiamo la realtà con stupore,
ma non è lo stupore intelligente dei mistici:
è lo stupore senza forma del bambino.
Poi lo stupore muore e viene sostituito dalla noia,
man mano che sviluppiamo il linguaggio, le parole e i concetti.
Poi forse, se siamo fortunati, torneremo di nuovo allo stupore...