La
primula, il fiore caro alle fate.
Questo fiore delicato annuncia
la nuova stagione, ed il perenne rinnovarsi della natura. E' pertanto
considerato di buon augurio. Essa possiede un potere unico, nel mondo delle fate
: quello di rendere visibile l'invisibile. Infatti, si racconta che, per chi ci
crede, mangiare le primule sia un metodo sicuro per vedere le fate. Ci sono
due tipi di primule : secondo una deliziosa leggenda un giorno San Pietro, uomo
e santo di carattere sanguigno, avendo saputo che il Signore voleva un altro
mazzo delle chiavi del Paradiso, buttò il suo dal Cielo. Le chiavi caddero in
una regione dell'Europa settentrionale, per fortuna senza procurare gran danno,
e dove caddero spuntò la primula veris: questo fiore giallo, dai piccoli capi
penduli, assomiglierebbe, secondo la tradizione popolare, alle chiavi di San
Pietro, tant'è che in Inghilterra, viene chiamato anche "mazzo di
chiavi". Nelle nostre regioni è invece più diffusa la primula vulgaris, dal
piccolo capo eretto. Narra una storia di molto tempo fa, di quando, per
intenderci, ancora il popolo degli uomini e quello degli esseri fatati vivevano
entrambi sulla terra ciascuno la propria vita, senza danneggiarsi a vicenda, che
fu proprio in un prato, luminoso di primule gialle appena spuntate, che il re
degli elfi perse il suo cuore per una donna mortale. Erano i primi giorni di
sole, e sulla terra erano nate le primule a rallegrare i prati col loro colore
di pallido oro, dopo un inverno così lungo e cupo che persino gli esseri fatati
ne avevano subito la tristezza. IL Re degli elfi veniva da un suo splendido
mondo d'oro e di cristallo, attraversato da verdi lame di luce, luminose come
raggi di sole, da un mondo dove tutto era bellezza, incanto e malia e dove
abitavano bellissime fate. E tuttavia, quando, affacciandosi da una delle sue
torri, vide occhieggiare tra la terra ancor secca dal freddo invernale quei
primi annunci di sole, venne colto dal desiderio di far visita alla bellezza del
mondo degli uomini. Proprio da quelle parti viveva un nobile re, in un
castello che si alzava superbo e possente sulla collina. Anche il re era
possente e superbo, e già avanti negli anni. Con lui viveva la sua giovane
sposa, un po' intimorita da quel marito così altero, un po' melanconica per la
solitudine alla quale la costringeva la gelosia di lui. Quel primo giorno di
sole, anche la giovane regina, attratta dai primi raggi di luce e dai fiori
gentili spuntati così numerosi nei prati, indossò un suo bell'abito di seta
frusciante, verde come la tenera erba, scese dalle sue alte stanze e corse
felice come una bimba verso quella promessa di primavera. Ovunque, le primule
profumavano del loro profumo leggero, del profumo di ogni cosa del bosco e dei
prati. IL re degli elfi era abituato alla bellezza del suo mondo e della sua
gente, eppure, quando vide quella giovane donna mortale muoversi lieve in quel
prato di primule gialle, i lunghi capelli biondi del medesimo oro quieto dei
fiori appena nati....Quando vide quei capelli che le danzavano leggeri dietro le
spalle una danza che sembrava in onore della primavera, incarnazione della
primavera ella stessa con quell'abito di tenero verde di seta, il suo cuore fu
preso in un istante, e per sempre. Si avvicinò dunque alla splendida
giovane, promettendole che un giorno l'avrebbe condotta nel suo invisibile
mondo. E lei, alzando gli occhi a guardare quella bella creatura di un'altra
epoca e regno, gli lesse nel cuore i sorrisi, la dolcezza, il riso gentile che
egli aveva conservati per la compagna, e si abbandonò senza esitare a quella
promessa sconosciuta di gioia. La giovane però era a sua volta sposa di re, e
non poteva allontanarsi dal proprio mondo senza il consenso del suo signore. Fu
così che un giorno il re fatato, si presentò alla corte del re mortale, e lo
sfidò ad un gioco simile agli scacchi, che si giocava in quei
tempi. Imbaldanzito da due vittorie consecutive, ritenendo, nella sua
superbia, impensabile una sconfitta, il re mortale sfidò infine la creatura non
mortale ad una terza partita, invitandola a scegliere la posta della
vittoria. "Quello che il vincitore chiederà, sarà suo." Disse sorridendo il
re degli elfi, ed il re umano non vide - accecato dall'avidità delle due
splendide vittorie consecutive e dalla sua stessa alterigia - il bagliore verde
negli occhi dell'avversario. Ovviamente, questa volta la vittoria arrise
all'essere fatato, che espresse il suo desiderio : voleva Lei, la bellissima
sposa del re, la voleva da quando l'aveva vista danzare tra i fiori, in un
giorno ormai lontano di primavera, e non era disposto ad aspettare un momento di
più. L'onore non avrebbe dovuto lasciare al re degli uomini alcuna scelta,
eppure egli si fece istintivamente più accosto alla sposa, stringendo la spada,
e tutti i suoi cavalieri con lui. IL re degli elfi però, sguainò la sua spada
e prese ad avanzare, impassibile, mentre la schiera si apriva magicamente per
lasciarlo passare, raggiunse la donna e la cinse con il braccio che non
impugnava l'arma. Come per incanto, i due si sollevarono da terra, sempre più in
alto, fino a quando sembrarono due uccelli, forse due cigni, che scomparvero nel
sole. Raggiunsero così la luminosa terra del sovrano fatato, ed è a causa di
ciò che scoppiò la prima guerra tra gli uomini ed il popolo degli elfi, il cui
re, però, non abbandonò mai la sua sposa mortale. Si dice che ancora oggi,
talvolta, nei primi giorni di sole dopo un cupo inverno, il re degli elfi e la
sua sposa vengano sulla terra a raccogliere le primule d'oro dai prati, e
sarebbe questo il motivo per cui questi fiori scompaiono così rapidamente dai
campi. Qualcuno racconta anche di avere intravisto la sagoma scura di due
esseri, forse fatati, o forse solo due uccelli, volare in coppia contro il sole
e scomparire nei cielo di primavera.
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