Solo una bacca
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(Bruno Ferrero)
Il piccolo stagno sonnecchiava perfettamente
immobile nella calura estiva.
Pigramente seduto su una foglia di ninfea, un
ranocchio teneva d'occhio un insetto dalle lunghe zampe che stava
spensieratamente pattinando sull'acqua. Presto sarebbe stato a tiro e il
ranocchio ne avrebbe fatto un solo boccone, senza tanta fatica.
Poco più in
là, un altro minuscolo insetto acquatico, un ditisco, guardava in modo
struggente una graziosa ditisca. Non aveva il coraggio di dichiararle il
suo
amore e si accontentava di ammirarla da lontano.
Sulla riva a pochi
millimetri dall'acqua un fiore piccolissimo, quasi invisibile, stava
morendo di
sete. Proprio non riusciva a raggiungere l'acqua, che pure era così
vicina. Le
sue radici si erano esaurite nello sforzo.
Un moscerino invece stava
annegando; era finito in acqua per distrazione. Ora le sue piccole ali
erano
appesantite e non riusciva a risollevarsi, e l'acqua lo stava
inghiottendo.
Un pruno selvatico allungava i suoi rami sullo stagno. Sulla
estremità del ramo più lungo, che si spingeva quasi al centro dello
stagno, una
bacca scura e grinzosa, giunta a piena maturazione, si staccò e piombò
nello
stagno.
Si udì un "pluf!" sordo, quasi indistinto, nel gran ronzio degli
insetti.
Ma dal punto in cui la bacca era caduta in acqua, solenne e
imperioso, come un fiore che sboccia, si allargò il primo cerchio
nell'acqua, lo
seguì il secondo, il terzo, il quarto...
L'insetto dalle lunghe zampe fu
carpito dalla piccola onda e messo fuori portata dalla lingua del
ranocchio.
Il ditisco fu spinto verso la ditisca e la urtò: si chiesero scusa
e si innamorarono.
Il primo cerchio sciabordò sulla riva e un fiotto d'acqua
scura raggiunse il piccolo fiore che riprese a vivere.
Il secondo cerchio
sollevò il moscerino e lo depositò su un filo d'erba della riva, dove le
sue ali
poterono asciugare.
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