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General: le grotte dei giganti
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De: Piero Gotta  (Mensaje original) Enviado: 23/08/2010 17:26
Le grotte dei giganti della Cina
Chi costruì le grotte popolate da migliaia di statue di Budda e che si estendono per chilometri nel sottosuolo dell'Asia? Il retaggio di un popolo primordiale emerge dalle sabbie della Via della Seta
Nella ricerca e nello studio delle antiche grotte megalitiche nel mondo, sorprendono per bellezza e per dimensioni soprattutto quelle che si estendono nel continente asiatico e che richiamano alla mente ancora una volta il regno sotterraneo di Agharti. Molti furono le città e i luoghi stanziati sulla Via della Seta e in alcuni di questi si trovano straordinarie grotte e lunghe gallerie scavate nella roccia. Diversi sono anche i popoli che hanno interagito in quest'area tra l'antica Cina e gli altri paesi limitrofi come la Mongolia, la Siberia, il Kazakistan o il Turkmenistan; tra cui citiamo i Pazirik e i Kushan delle steppe Russe, anch'essi appartenenti a una cultura simile e caratterizzati da pelle e chiara statura alta. Ma la cosa che più di tutte accomunava questa gente era l'abilità nell'erigere massi megalitici e nello scavare gallerie nelle montagne: una stirpe ancestrale altamente evoluta di cui ne parlano ampiamente antichi documenti sia cinesi, indiani, tibetani e altre culture ancora. E' molto probabile comunque che i loro diretti discendenti ereditarono le conoscenze e le tecnologie per compiere tali lavori, quindi oggi sappiamo tramite le testimonianze degli antichi scritti che esistette un tempo una razza evoluta considerata dagli antichi divina per le straordinarie conoscenze e che diffuse nel mondo l'arte di creare colossali opere megalitiche.
(Sopra) Le grotte di Loyang, nella provincia di Henan, in Cina: un complesso di caverne artificali scavate nella roccia lungo le pareti del fiume Luo. Sito protetto dall'Unesco, Loyang vanta 15mila statue di Budda presenti all'interno delle migliaia di grotte che costellano la zona, molte delle quali sono di dimensioni tali da rendere impossibile una lavorazione con strumenti semplici
Tra le antiche località della Cina che mostrano le meraviglie artistiche e megalitiche ci sono Luoyang, Longmen, Dunhuang o Yungang dove ancora oggi si possono ammirare le centinaia di grotte scavate direttamente nella roccia delle montagne con tanto di enormi sculture rappresentanti il Budda. Le Grotte di Longmen sono scavate a centinaia su entrambi i lati del fiume Yi in verticale sulle pareti rocciose, la vista nell'insieme è spettacolare; un'enorme costone punteggiato di caverne simili a un vespaio, mentre al centro di queste si erge maestosa e colossale una statua del Budda interamente intagliata in un unico blocco di roccia. Ciò che lascia impressionati è l'immensa mole di lavoro che immaginiamo abbiano compiuto coloro che scolpirono tali opere, sicuramente sono ancora una volta frutto di grandi conoscenze tecnologiche ma soprattutto di grande evoluzione mentale.
(Sopra, a sinistra) Le grotte di Longmen, come quelle di Dunhuang (al centro) e Yungang (a destra), tutte in Cina, mostrano le medesime caratteristiche e la medesima lavorazione megalitica colossale. In quest'area vissero popolazioni bianche di stirpe Cro-Magnon, come Tocari e i loro discendenti Kushan. Furono questi a scolpire, con tecnologie dimenticate, queste enormi opere nella roccia viva? Notare la similitudine tra queste aperture e quelle utilizzate per scopi abitativi da altre popolazioni Cro-Magnon come Liguri e Sicani. Altri luoghi che presentano lo stesso aspetto sono le falesie dei Tellem in Mali e le città degli Anasazi, in Arizona. Tutte queste culture fecero parte di una civiltà globale comune?
Queste grotte sono state attribuite dagli archeologi ai monaci buddisti, e una datazione che va dalla fine del quinto secolo CE all'ottavo secolo, quando l'Imperatore Xianwen trasferì la sua capitale a Loyang nel 493. In una delle caverne denominata Wanfo sono presenti 15mila statue del Budda scolpite nei muri, mentre in quella più grande ci sono invece statue enormi che che arrivano fino fuori all'aperto. Guardando le grotte il colossale lavoro di intaglio, sicuramente non può essere stato svolto con l'ausilio di rudimentali strumenti in ferro usati con la sola forza delle braccia; indubbiamente chi scolpì tali opere aveva conoscenze tecniche ancora oggi a noi sconosciute. E' pur vero che le decorazioni presentano figure e motivi buddisti, ma come detto sarebbe stato impossibile eseguire lavori del genere a mano. Quello che è noto, è che comunque oggi gli unici ad essere rimasti in possesso delle antiche conoscenze scientifiche di quella magnifica civiltà evoluta sono proprio i monaci buddisti. Sono innumerevoli gli antichi monasteri e lamaserie ancora popolati dai monaci disseminati ovunque in tutta l'Asia orientale persi in mezzo al nulla in cui sono state trovate da alcuni esploratori e avventurieri di fine Ottocento e inizio Novecento, testimonianze di stranissimi reperti antichi ma chiaramente di origini tecnologiche e gelosamente custoditi.
Altre grotte meravigliose si trovano nella provincia di Shanxi non lontano da Pechino, sono le caverne di Yungang considerate tra uno dei più belli esempi di architettura nella roccia. Si tratta di un complesso di 252 caverne tutte intagliate su una parete di roccia per circa un chilometro e con più di 51mila statue del Budda di ogni dimensioni. Anche qui la datazione dell'enorme complesso è stata datata fra il 460 ed il 525, durante la dinastia Wei. Alcune di queste sono più recenti di altre evidentemente più antiche, anche perché le prime sono meglio conservate, ma come abbiamo già accennato, lavori di tali proporzioni sarebbero stati possibili solo grazie a conoscenze avanzate, e sicuramente i monaci buddisti avendole ereditate e custodite nel tempo hanno più tardi realizzato alcune di queste gallerie e magari ritoccato altre più antiche. 
Nella regione dello Uighur (l'odierno Xinkjang) invece, a Dunhuang nella Cina occidentale dove passa la Via della Seta, si trovano le celebri Grotte dei Mille Budda che similmente a tutte le altre sono scavate su rupi rocciose, alle cui gallerie si accede tramite corridoi che conducono in varie sale più ampie. Queste sono unite ad altre grotte passando su una sorta di balaustra in modo da passare da un tempio all'altro; all'interno si trovano alcune nicchie, mentre sulle pareti sono dipinte meravigliose scene i cui personaggi rappresentati in vesti di monaci buddisti ma con pelle bianca, capelli rossi e occhi azzurri, che ricordano molto quelle popolazioni come i Tocari le cui mummie furono rinvenute a migliaia sotto le sabbie del deserto del Taklamakan tra le rovine dell'antica città di Loulan.

(Sopra) Le grotte di Yungang mostrano statue di Budda alte decine di metri e decorazioni rupestri impossibili da scolpire con le tecnologie medievali. Notare le orecchie enormi e l'acconciatura a crocchia, tipiche delle raffigurazioni dei Tocari e dei Kushan. Ma forse in realtà si tratta della deformazione visiva dei crani dolicocefali tipici delle popolazioni di etnia Cro-Magnon.

(Sotto, a sinistra) Altre due colossali statue del Budda scavate in nicchie nella roccia a Yungang. Da sottolineare l'incredibile precisione dell'opera, che non perdonava errori. (A destra) Nelle caverne cinesi si ritrovano spesso dipinti e affreschi sorprendenti, come questi siti nelle Grotte dei Mille Budda a Dunhuang. Si tratta di uomini barbuti e pelosi, con i capelli rossi e occhi azzurri, in abiti orientali. Si tratta di raffigurazioni di Tocari e Kushan: da notare assolutamente negli affreschi le orecchie lunghe di questo popolo, altra caratteristica tipica.

Ancora una volta troviamo i riferimenti di razze bianche che hanno abitato in oriente ed interagito con altre razze e che sono presenti negli antichi manoscritti Cinesi, Indiani e Tibetani. Secondo questi popoli furono loro ad addomesticare il cavallo, a creare la ruota e il carro ma soprattutto è molto probabile che furono loro a portare l'architettura rupestre e la lavorazione di megaliti, o per meglio dire furono i diretti eredi di quelle conoscenze tramandate poi anche ai monaci buddisti. Infatti proprio a Dunhuang si racconta che le prime grotte non furono scavate dai Monaci, ma da qualcuno che li precedette molti millenni prima; da tali grotte si accederebbe ad una vasta rete di gallerie sotterranee estese sotto le vaste regioni dell'Asia e che i primi tratti sarebbero stati fatti crollare proprio dai monaci per nasconderne gli ingressi ed impedire che vengano saccheggiate dai predatori. E' evidente che queste voci si riferiscono ad una civiltà evoluta che insegnò alle diverse popolazioni del luogo, tra cui anche agli stessi Tocari, ma anche in tutto il resto del mondo conoscenze e l'arte o le evolute tecniche che consentivano di scavare enormi gallerie ed erigere megaliti. In una delle grotte si può notare una scena alquanto stupefacente: su un altare raffigurante un Budda addormentato con alcuni fedeli alle sue spalle, appaiono stranamente tra questi, genti la cui fisionomia è chiaramente sia nei volti che nei costumi, degli Indiani d'America.
Cosa assai strana se si pensa alle distanze tra i due continenti e che all'epoca si suppone che il continente americano era ancora sconosciuto, ma oggi sappiamo per certo che non è così. Dopo le più recenti scoperte siamo oggi in grado di dimostrare che questi popoli erano a conoscenza del Nuovo Continente già millenni fa e che alcune razze degli Indiani d'America sono di carnagione e capelli chiari e presentano caratteri fisici simili ai Crô-Magnon. Ma non solo, tra le altre similitudini che accomunavano i popoli bianchi dell'Asia e i Nativi Americani c'erano oltre che i costumi, il cavallo, anche i simboli come il Tridente diffuso tra gli Apache e la cultura di Tiahuanaco in Bolivia ma anche in Perù sulle coste vicino al deserto di Atacama, il celebre Candelabro infatti, rappresenta un tridente ed è ben conosciuto dagli Apache; loro stessi affermano che si tratta di un simbolo analogo al loro di un popolo affine vissuto in Sudamerica. Gli Apache raccontano di gallerie sotterranee esistenti nella loro terra e che arriverebbero fino a Tiahuanaco, è da qui che i loro antenati fuggendo da altre tribù arrivarono in Sudamerica. Oppure il cerchio diviso in quattro settori della cultura degli indiani Hopi e simile a quello rinvenuto in una tomba nella città di Khara Khoto sempre nello Xinkjang della Cina orientale, risalente secondo l'archeologo russo Koslov che la scoprì a 18mila anni fa. Ma ciò che più di tutto avevano in comune tutte queste culture megalitiche era il culto ancestrale della Dea Madre, un culto antichissimo, vecchio di circa centomila anni! 
Che queste culture lontane migliaia di chilometri avessero un origine comune lo prova anche il fatto che molte tracce sono state riscontrate in Oceano Pacifico, una su tutte è sull'Isola di Pasqua. La prova sono non solo le testimonianze scritte e raccontate da storici navigatori che approdarono sull'isola e che incontrarono con gran sorpresa tra gli indigeni anche alcuni di carnagione bianca e capelli rossi, ma gli stessi Moai sono la rappresentazione degli antenati di queste genti dalla pelle bianca; antenati le cui avanzate tecnologie gli permisero di scolpire le megalitiche statue e di scavare le colossali gallerie sotto la stessa isola di Pasqua e in tutta l'Asia. I Moai infatti raffigurano proprio la stessa razza, quelli che si credevano fossero cappelli, sono in realtà la rappresentazione dei capelli rossi sul corpo bianco di pietra chiara e con l'acconciatura a "crocchia" simile a quella dei monaci buddisti delle grotte di Dunhuang e con orecchie lunghe come le statue del Budda e degli uomini dipinti nelle grotte. Costumi e acconciature simili si riscontrano anche tra i Maya; da quello che si vede sui dipinti Maya infatti i costumi sono molto simili a quelli dei Nativi del Nord America, mentre le acconciature sono alte e con crani dolicocefali, cioè allungati. Secondo alcuni studiosi quella che sembra l'acconciatura degli antichi monaci bianchi buddisti delle grotte della Cina sarebbero invece protuberanze ossee del cranio su cui è stata fatta l'acconciatura, così come nei Moai e nei Maya. Ciò sarebbe la caratteristica fisica comune di questi popoli discendenti dai Cro-Magnon oltre che la pelle chiara e l'imponente statura.

(Sopra, da sinistra) Due immagini: una testa di principe Kushan (dal palazzo reale di Khalchayan, in Uzbekistan) e una moneta che ritrae Vima Kadphises, imperatore Kushan vissuto intorno al 100 CE. Vima Kadphises e il principe sovrastante mostrano caratteri tipici Cro-Magnon: cranio allungato dolicocefalo, grandi orecchie, forte pelosità. Notare la fascia che cinge i capelli e che sottolinea il cranio allungato. Questa particolarità trova riscontro in molti altri luoghi caratterizzati da strutture megalitiche, come all'Isola di Pasqua (a lato). I Moai mostrano un copricapo rosso che in realtà riproduce i capelli ramati dei Cro-Magnon, la crocchia e le orecchie lunghe che abbiamo già visto sui Budda di Yungang. Non a caso (al centro) le antiche stampe della fine del '700 mostrano gli indigeni autentici che vivevano su Pasqua con una statura alta,di pelle bianca e acconciatura a crocchia. Altre similitudini clamorose si rinvengono presso i Maya, come in questa raffigurazione del re Scudo-Giaguaro che di profilo presenta una forte dolicocefalia e anche la crocchia a pennacchio in testa. (A destra) Tutti questi elementi sono tipici dei popoli di stirpe Cro-Magnon, come i Vedda dello Sri-Lanka, ultimi discendenti puri di questi misteriosi abitatori del mondo.
Ma se alcune delle grotte asiatiche furono scavate da una stirpe antica di migliaia di anni che ereditò le tecniche da una stirpe ancestrale ,come è possibile che alcuni dei personaggi dipinti nelle grotte vestissero già gli abiti di monaci buddisti prima ancora dell'avvento del Buddismo? La risposta la possiamo trovare forse in Afganistan nelle grotte dei Budda di Bamiyan e tra l'odierna e sfortunata popolazione degli Hazara.
La stirpe degli Hazara, una comunità confinata sui monti della regione afgana dell'Hazarajat nella località di Bamiyan, è caratterizzata da pelle e occhi chiari, alcuni dei quali si fusero con i Mongoli di Gengis Khan. In questa regione guarda caso si trovano costellate sulle alte pereti rocciose centinaia di grotte insieme a quelli che una volta erano gli immensi Budda scolpiti in enormi nicchie intagliate nella montagna e che contenevano le stesse statue. Le caverne solitamente fatte risalire dagli archeologi a circa 1500 anni fa sono invece chiaramente più antiche e scavate senza altro da un popolo di una stirpe analoga a quelle del Taklamakan e dello Xinkjang che scavarono le gallerie asiatiche, forse gli stessi che hanno dato origine ai primi abitanti nella valle di Bamiyan situata anch'essa sul percorso della Via della Seta. Secondo alcuni ricercatori di fama come Peter Kolosimo le statue non sarebbero la rappresentazione del Budda, ma bensì di Giganti. Secondo lo studioso questo popolo in possesso delle tecnologie ereditate da una civiltà evoluta e di statura molto alta, scolpì le statue a loro onore e immagine come ricordo di quelli che consideravano Dei e giganti. Probabilmente la statura dei misteriosi "Dei" era ben imponente, di un'altezza che andava da un minimo di 1,80-90 o due metri fino ad un massimo di circa 3,50 m o anche più, fino a raggiungere i 4 m, analogamente ai Crô-Magnon: ma questi venivano considerati tali oltre che per la statura anche per le grandi conoscenze. Sempre secondo Kolosimo successivamente i monaci buddisti rimodellarono le statue donando loro le fattezze del Budda; la riflessione del ricercatore infatti, si basava anche dal mantello della statua, cosa che non faceva parte dell' abito monacale buddista. Ma secondo la nostra idea è probabile che i primi costumi della razza "gigante" primigenia fossero proprio questi, così come i discendenti Kushan che invasero l'India e la Cina nord-occidentale, e ripresi più tardi anche dalla cultura buddista, ciò spiegherebbe il fatto che le antiche popolazioni di pelle chiara raffigurate nelle grotte vissute prima del Budda vestissero già gli abiti monacali, e gli Hazara odierni sarebbero tra i discendenti di quelle genti.
(Sopra) Il più grande dei Budda di Bamiyan, in Afghanistan, distrutti dai Talebani nel 2000: rappresenterebbe un'antichissima razza evoluta di uomini giganti. Nella scultura colossale si vede chiaramente la presenza di un mantello, che il Budda non portava. I monaci buddisti avrebbero rimodellato la statua con le sue fattezze.
Comunque anche se distanti migliaia di chilometri è indubbio la similitudine dei luoghi dove sono presenti questi tipi di architettura megalitica e rupestre oltre che alle fattezze dei vari popoli che hanno abitato questi luoghi. Di certo tutto ciò si può far risalire ad una misteriosa razza o cultura ancestrale altamente evoluta di stirpe prima Neanderthal e poi Crô-Magnon, che diedero origine ad un lignaggio che si diffuse in varie parti del mondo, ancora oggi accomunato da similitudini architettoniche, tra cui anche le piramidi. 

Antonella Verdolino

(Sopra a sinistra) Ciò che resta di Bamiyan, in Afghanistan, dopo la distruzione dei Budda Giganti, con le migliaia di grotte intagliate nella montagna identiche a quelle della Cina. (Al centro) La celebre foto di Fiza, una bambina afghana della stirpe Hazara, che vive nella zona di Bamiyan. Fiza è di pelle bianchissima e di lineamenti tipicamente europei, come i suoi occhi verdi. (© National Geographic Magazine - foto di Steve McCurry). (A destra) L'etnia Hazara, di origini Tocarie, si mischiò con popolazioni mongole durante l'invasione di Gengis Khan nel '200, ma molte peculiarità indoeuropee emergono ancor oggi, come ci mostrano questo papà dalla barba rossa e il suo figlioletto dai capelli biondissimi.


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