Finalmente qualcuno comincia a riflettere sul
rapporto costi benefici della nostra
partecipazione alla Comunità europea ! Siamo il
terzo contribuente dell'UE,
ma riceviamo in sussidi solo il 50% di quello
che attualmente versiamo.
E il comportamento della comunità nei confronti
dell'Italia per le immigrazioni
è totalmente nullo ( vedi Francia e Germania ) !
Senza tener conto di quanto ci costano i nostri europarlamentari ( sul quale
nessuno parla ) ,la nostra quota annua di contribuzione è pari a 44,3 miliardi
di euro nel triennio 2007-2009,
Ma cosa aspettiamo ad andarcene ?
Quel
carrozzone targato Europa
Stranezze,
sprechi e stravaganze di un organismo che ci costa 235 euro a testa l'anno. E ci
regala burocrazia
segue
dalla prima di ALESSANDRO BERTASI E da
allora l'Europa è rimasta un organismo sui generis. Non una semplice
organizzazione intergovernativa (come le Nazioni Unite) non una federazione di
Stati (come gli Usa), ma un'entità alle cui istituzioni le nazioni membre
delegano parte della propria sovranità nazionale. Una delega su competenze che
spaziano dagli affari esteri alla difesa, dalle politiche economiche,
all'agricoltura, dal commercio alla protezione ambientale. Un pacchetto di
attività che però costa a ogni cittadino comunitario la bellezza di 235 euro
all'anno. Questo almeno stando all'ultimo bilancio pubblicato sul sito ufficiale
dell'Ue che ammontava, nel 2009, a circa 133,8 miliardi di euro. Esattamente
l'1% della ricchezza prodotta ogni anno dai Paesi dell'Ue. Una percentuale
decisamente esigua se si confronta al restante 99% della ricchezza che rimane ai
27 dell'Unione ma che, se si analizzano i capitoli di spesa che compongono il
budget, dimostra come l'Ue rischia di trasformarsi in un carrozzone di
burocrazia che l'Italia non può più permettersi. La maggior parte di quel denaro
è spesa per migliorare le condizioni di vita dei cittadini e delle comunità
locali dell'Ue. Così, mentre i cosiddetti «Maialini d'Europa» (dall'inglese
PIGS, acronimo di Portogallo-Irlanda-Grecia-Spagna) passano da eurosalvataggio
in eurosalvataggio, con conseguenze sempre più gravi per l'Euro, in Italia ci si
inizia a domandare quanto costa far parte dell'Ue. Una risposta che arriva da
Oreste Rossi, eurodeputato leghista (partito da sempre euroscettico): «Nel
triennio 2007-2009 l'Italia ha versato all'Europa 44,3 miliardi di euro
ricevendone come contributi finanziari solo 23,1, una cifra pari al 52% dei
soldi versati». In altre parole l'Italia sembra non aver bisogno di
finanziamenti europei e quindi i soldi che vengono mandati a Bruxelles non
ritornano. Se a questo divario economico si aggiungono poi, come continua Rossi,
«molte norme burocratiche comunitarie, negative per noi» allora la frittata è
fatta. E infatti, se molta della nostra economia si basa sull'alimentare e
sull'agricoltura, l'Unione con il passare degli anni ha dimostrato poca
attenzione nel tentare di tutelare gli interessi di agricoltori e allevatori.
Nel 2003 ad esempio il «Times» scrisse che gli allevatori di maiali avrebbero
dovuto mettere un giocattolo in ogni porcilaia per tenere felici gli animali ed
evitare che si mordessero. La legge europea, in realtà parlava di «materiale
manipolabile» per soddisfare le esigenze comportamentali dei maiali. Non si può
però negare che l'obbligo apparisse eccentrico. Ma non solo gli allevatori
venivano colpiti dalla burocrazia ma anche i produttori di vino che nel 2006 si
trovarono a fare i conti con l'ennesima stravaganza europea. Infatti il Comitato
vitivinicolo di Bruxelles aveva dato il via libera all'invecchiamento
artificiale dei vini con infusione di trucioli di legno. In altre parole non era
più il vino a invecchiare dentro il legno, ma era il legno a essere messo nelle
bottiglie. Sono stati però gli agricoltori a subire i colpi peggiori da parte
dell'Europa. Era il 2008 e nella bufera finirono 36 tipi diversi di frutta e
verdura. E così si decise che una buona zucchina doveva misurare da 7 a 35
centimetri per un peso tra 50 e 450 grammi, una mela non poteva avere un
diametro inferiore ai 55 millimetri, mentre una pesca non doveva scendere sotto
i 51 d'inverno e i 56 d'estate. Infine, la fragola doveva oscillare tra i 15 e i
25 millimetri ma, se di bosco, non aveva limiti. Per finire con le verdure: dopo
la storica "legge del cavolo" a cui dedicò un saggio di Achille Campanile,
toccava al fagiolino essere messo a nudo con una regolamentazione su altezza,
colore, buccia, filamenti, larghezza, peduncoli e numero di semi. Ma quanto
«pesa» tutta questa burocrazia? Per l'esecutivo di Bruxelles l'azienda Europa
costa meno del 6% del bilancio totale dell'Unione. Un assegno che nel 2009
valeva 8 miliardi di euro e serviva a far funzionare un ingranaggio composto da
nove istituzioni, tre sedi geografiche separate e 27 Paesi rappresentati. Ma
anche in questo caso sembra non si voglia far nulla per mettere fine a una
peculiarità tutta europea: avere un Parlamento diviso in due città diverse. Una
cosa che costa ai contribuenti circa 200 milioni di euro all'anno e che, anche
grazie al veto dei francesi che non vedono di buon occhio la sede unica a
Bruxelles, sembra non cambierà per molto tempo ancora. Almeno fino a quando
l'Unione sopravviverà.
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