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General: IL TRENO DEL PARADISO
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De: mammaluisella  (Mensaje original) Enviado: 06/09/2011 11:45
 

l treno del Paradiso

 

La bambina alla vista del treno sgranò i grandi occhi azzurri. Rimase col fiato sospeso per lo stupore. Mai visto nulla di simile. Ma cosa ci faceva quel treno tutto colorato alla stazione? Bello! Sembrava un treno magico. Un enorme giocattolo. Il treno dei desideri. Ogni carrozza aveva un colore diverso: giallo, azzurro, viola, arancione. Era straordinario! Semplicemente straordinario!!!. E poi lucido, nuovo di zecca, con rivestimenti finissimi. Dava un senso di sicurezza. La piccola Vanessa si asciugò le lacrime e finalmente sorrise, nonostante il dolore che provava dentro il petto. C'era molta nebbia quel giorno e la stazione era deserta. Provò l'irrefrenabile impulso di salire sul treno. Si chiese come c' era arrivata da sola alla stazione. E dove erano la mamma e il papà?

Si guardò intorno sconsolata. Le ritornò la voglia di piangere. E quel dolore al petto che non smetteva di tormentarla. Vagò ancora con lo sguardo. Cominciava a sentire freddo. I suoi occhi si fissarono sul treno e si rese conto che la stava aspettando. Sì, era lì per lei. Non c'era un motivo preciso che glielo facesse credere. Lo sentì e basta, come una premonizione.  Mai visto nulla di simile. Ma cosa ci faceva quel treno tutto colorato alla stazione? Bello! Sembrava un treno magico. Un enorme giocattolo. Il treno dei desideri. Ogni carrozza aveva un colore diverso: giallo, azzurro, viola, arancione. Era straordinario! Semplicemente straordinario!!!. E poi lucido, nuovo di zecca, con rivestimenti finissimi. Dava un senso di sicurezza. La piccola Vanessa si asciugò le lacrime e finalmente sorrise, nonostante il dolore che provava dentro il petto. C'era molta nebbia quel giorno e la stazione era deserta. Provò l'irrefrenabile impulso di salire sul treno. Si chiese come c' era arrivata da sola alla stazione. E dove erano la mamma e il papà?

Si guardò intorno sconsolata. Le ritornò la voglia di piangere. E quel dolore al petto che non smetteva di tormentarla. Vagò ancora con lo sguardo. Cominciava a sentire freddo. I suoi occhi si fissarono sul treno e si rese conto che la stava aspettando. Sì, era lì per lei. Non c'era un motivo preciso che glielo facesse credere. Lo sentì e basta, come una premonizione. Quel treno meraviglioso, che sembrava un serpentone mansueto, era un regalo. Un regalo destinato a lei.

Doveva fare il biglietto e salire, senza alcuna esitazione.

Controllò nella tasca, aveva solo pochi spiccioli, i soldi della merenda che la mamma quella mattina le aveva dato per andare a scuola. Già, ma perché non c'era andata, quella mattina, a scuola? E come mai si trovava invece alla stazione? Non riusciva a ricordare.

Si avviò verso l'ufficio del capo stazione, determinata a fare il biglietto. Dovette alzarsi in punta di piedi per guardarlo negli occhi: era un uomo particolare con una gran barba bianca che gli arrivava sul pancione prominente, e i capelli lunghi e lanosi gli scendevano fino alle spalle. "Sei tu il capo stazione?" chiese Vanessa, trattenendo una risata. L'uomo sollevò la testa dalle sue scartoffie, la osservò con una grande tristezza, una tristezza secolare, accumulata giorno dopo giorno, pena dopo pena. "Sì, sono io. E tu sei la piccola Vanessa. Perché ridi di nascosto?".

"Perché sei tutto bianco! Sembri un orso. Sembri babbo Natale. Ma come fai a conoscere il mio nome? Mi stavi aspettando?".

"Sì, ti stavo aspettando".

"Voglio comprare il biglietto e salire sul treno. Ecco, ti do tutti i miei soldi". Frugò nella tasca.

"Non occorrono soldi per salire sul treno. Vai pure, manchi solo tu per partire". E si tastò i lunghi peli della barba. Provava una grande amarezza, per la bambina, per se stesso e il lavoro ingrato cui lo avevano destinato. "Vai pure Vanessa, troverai altri bambini sul treno. Andrete in un posto bellissimo ".

"Ma la mia mamma, il papà?"

"Stai tranquilla, loro sanno già".

La bambina si avviò felice.

L'uomo ritornò con la mente a quanto era successo quella mattina:il boato, la nuvola di polvere, le macerie, i corpi martoriati, e provò un brivido di orrore.

Scosse la testa, sospirò e infine chiamò due inservienti: "Accompagnatela fino alla carrozza rosa, e nascondete le ali, non vorrei si spaventasse".

 

DAL WEB


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