
Tutte le volte che una donna aveva motivo di sofferenza,
saliva alla pagoda e deponeva la sua sofferenza
ai piedi del suo dio. Se ne sentiva un poco sollevata
ma nulla più. Era come se un alito di vento le lenisse
le povere ferite, ma più passava il tempo e le
sofferenze aumentavano, più la donna si convinceva
che quell'alito proveniva da sé, e non da fuori.
Cessò così di salire al tempio e si rinchiuse in se stessa.
Fu allora che la visitò la Grande Sofferenza, quella
che afferra ognuno almeno una volta nella vita
quando ci si accorge che si è sbagliato tutto e
che tutto è da rifare. In preda a un indicibile tormento, di fronte al quale
gli altri non erano che ombre, decise di salire
un'ultima volta alla pagoda per deporlo davanti al suo dio. Mentre teneva le mani schiuse in offerta,
un petalo bianco di magnolia vi scese lentamente
e vi rimase tremante. La donna si guardò intorno:
nel raggio di chilometri non c'era una pianta di magnolia.
Solo la Grande Sofferenza ci permette di entrare
nel cuore del nostro dio, svelandocene il segreto;
e sempre ce ne viene dato un segno. |