Teodora (in greco: Θεοδώρα; (Costantinopoli, 14 marzo 497/ 28 giugno 548)
Dopo una iniziale vita avventurosa divenne moglie dell'imperatore Giustiniano I, assieme al quale regnò, in parte coadiuvandolo nella gestione del potere. La sua personalità viene vista in doppia luce da Procopio di Cesarea, che da una parte ne esalta in talune sue opere l'effetto benefico, dall'altra, nella sua Storia segreta, ne vede esclusivamente il lato negativo. Teodora molto probabilmente morì a causa di una forma di cancro, in uno dei primi casi documentati, nel 548. Il nome di Teodora resta legato nel campo dell'arte a numerosi monumenti, quali la ricostruzione giustinianea di Hagia Sophia e la Basilica di San Vitale a Ravenna. Teodora era una donna di umili origini. Lo storico Procopio di Cesarea la dice una delle tre figlie di un certo Acacio, guardiano degli orsi presso l'Ippodromo. Rimasta orfana di padre, viene avviata dalla madre, insieme alle due sorelle Comitò e Anastasia, alla carriera del teatro. Qui Teodora diede il meglio di sé come cortigiana e attrice di spettacoli licenziosi. I suoi detrattori, primo fra tutti Procopio di Cesarea, le rimproverarono una giovinezza dissoluta e contribuirono a creare una figura deformata e mostruosa del suo arrivo a Costantinopoli. Alla morte del padre la madre si risposò ma portava le figlie vestite da supplici, con ghirlande sul capo e in mano, a sedersi nell' Ippodromo quando questo era pieno. L'incarico di guardiano degli orsi fu concesso al patrigno di Teodora. Poi Teodora si avviò alla professione della madre, come le sorelle, essendo tutte belle. In questa professione i particolari forniti da Procopio nella Historia Arcana in cui si ricorda un nome d'uso, la chiama "Teodora del postribolo". A riprova dell'iniziale attività delle futura imperatrice sta il fatto che Giustiniano dovette applicare una modifica al suo Codice (Codex Justinianus V.4.23), per poter scavalcare gli impedimenti. Od anche sin dalla legislazione emessa sotto lo zio Giustino I, naturalmente su istigazione di Giustiniano, venivano riammesse le condizioni di privilegio per gli sponsali con un'attrice qualora ella fosse stata pentita della sua precedente attività. In tal modo l'attrice avrebbe potuto lavare la macchia e sposare anche un patrizio. Stessa cosa avvenne per le sorelle; di esse Comitò divenne famosa tra le cortigiane sue coetanee, ed infine arrivò a sposare il patrizio Sitta, comandante bizantino in Armenia. Tornata a Costantinopoli Teodora fu presto notata da Giustiniano, un uomo di venti anni più anziano di lei e nipote dell'allora imperatore Giustino I. Colpito dalla sua bellezza Giustiniano dapprima la tenne come amante, pur elevandola al grado di patrizia. Da questo momento iniziava la carriera di Teodora. Per Teodora si presentava il problema di superare gli ostacoli della morale verso il suo matrimonio con Giustiniano. Giustino, imperatore e zio di Giustiniano, non era d'accordo su questi sponsali principalmente per volere della moglie, l'imperatrice Eufemia, la quale vedeva di buon occhio il nipote ma non accettava la presenza di Teodora. Morta Eufemia, ed avendo nei suoi ultimi anni Giustino perso le proprie facoltà mentali, la via per il matrimonio tra Giustiniano e Teodora era libera. Quindi, al momento della morte di Giustino, il nipote era già pronto ad impossessarsi del potere, e divenire imperatore. Giustiniano, fece celebrare la cerimonia dell'incoronazione nella quale fece nominare Teodora imperatrice, il 4 aprile 527, giorno di Pasqua. Una volta sul trono, Teodora si mostrò una donna astuta e di forte carattere, molto influente sulle decisioni del marito tanto che spesso si è detto che Giustiniano e Teodora costituissero una vera e propria diarchia. Entrambi di personalità molto forte, la loro azione risultò complementare nel ricreare la grandezza dell'Impero Romano. La complementarità della coppia Giustiniano-Teodora emerge nel ruolo svolto dall'imperatrice con la protezione data alla parte che avrebbe dovuto essere repressa, e grazie a questa sua azione si poté mantenere l'unità imperiale. Teodora era di fede monofisita, ed in questo campo si mostrò più realistica del marito, del quale modificò la politica con esiti favorevoli per l'Oriente, al prezzo di un'ulteriore incomprensione da parte della Chiesa dell'Occidente. Sfruttando la sua influenza sul marito Giustiniano I, Tedora, fece sì che all'interno dell'Impero si instaurasse un clima di convivenza tra gli ortodossi, detti anche duofisiti, e i monofisiti. Un esempio lampante è la promulgazione dell'editto dei Tre Capitoli che aveva l'obbiettivo di acquietare le dispute religiose accettando interpretazioni a proposito della natura di Cristo da ambo le parti. Tuttavia questo editto si tradusse nell'omonimo scisma dei Tre Capitoli che riaprì la contesa religiosa. Il contributo di Teodora in questa politica si evidenzia dal momento della sua morte, quando il consorte rimase solo, ed in effetti la sua capacità politica si ritrovò dimezzata nei suoi ultimi anni. Teodora morì di malattia nel 548 (divorata dal cancro dice Procopio[senza fonte]), e si dice che la sua morte fosse stata presagita dallo spezzarsi di una colonna. Il suo corpo è stato inumato nella Chiesa dei Santi Apostoli, a Istanbul. Non esistono quadri rinascimentali che ritraggono l'Imperatrice in quanto in quell'epoca essa era sconosciuta. Gli Anekdota di Procopio di Cesarea che ci tramandano della sua figura e della sua opera furono pubblicati solo nel Seicento. Teodora è inoltre il soggetto di un quadro di Milo Manara. Un episodio che ha sapore di leggenda narra che Teodora, durante i suoi anni da attrice, ebbe un figlio segreto di nome Giovanni, che, non riconosciuto da lei, crebbe in Arabia in compagnia del padre, senza neppure sapere dell'identità della madre. |