La piccola coperta bianca che lo aveva scaldato nella culla non lo aveva lasciato. Era minuscola, un po' lisa, e lo accompagnava dovunque. Se proprio era costretto a starle lontano, il bambino pretendeva che il piccolo rettangolo di stoffa bianca fosse in un luogo visibile. Piegata o arrotolata nello zainetto colorato lo seguiva a scuola. La piccola coperta bianca era come la sua ombra. Quando, dopo mille insistenze, la mamma riusciva convincerlo a mettere la coperta in lavatrice, il bambino si sedeva inquieto davanti all'oblò dello sportello e aspettava, senza perderla d'occhio un istante. La sorellina di poco più grande lo canzonava per questa mania, ma al bambino non importava. La coperta era il suo talismano segreto, il suo scudo, la sua protezione. Un giorno, il papà annunciò che per motivi di lavoro doveva affrontare un lungo viaggio in aereo. Per il bambino era una novità. La vigilia della partenza, trascinando la sua coperta, seguì preoccupato tutti gli spostamenti del papà, fissandolo con apprensione durante la preparazione della valigia.
«Papà, non cadono mai gli aerei?».
«Quasi mai...».«Quello che prendi tu è un aereo bello grosso, vero?».
«Certo. Il più grosso di tutti».
«E sta su anche se c'è la bufera?».
«Di sicuro».
«Tu però stai attento. C'è il paracadute?». «Ma sì, bimbo mio».
Il padre partì e l'aereo arrivò in orario. L'uomo si sistemò in albergo, ma quando aprì i bagagli rimase di stucco.
In cima a tutto, nella valigia, c'era la piccola coperta bianca del suo bambino.
Allarmato, telefonò immediatamente alla moglie: «E capitata una cosa terribile, non so come sia potuto succedere ma la coperta del bambino è qui nella mia valigia! Come facciamo?».
«Stai tranquillo. Poco fa il bambino mi ha detto: Non preoccuparti, mamma. Ho dato a papà la mia coperta: non gli succederà niente».
(Bruno Ferrero)