Perché si scrive?
Cosa sentiamo il bisogno di comunicare?
E in che modo lo facciamo?
C’è chi scrive per solitudine,
chi scrive per semplice comando in maniera asettica,
chi invece ci mette del suo e scrive con fantasia e originalità.
Ma non solo.
Chi scrive anche per rabbia,
chi vorrebbe fare del suo foglio di carta un mezzo di sfogo,
sebbene dall’altra parte non ci sia un interlocutore definito,
o chi lo fa per parlare di sé.
“Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla”,
ecco perché si finisce col scrivere in maniera impersonale ciò che si vuole comunicare.
Il risultato è che si trasmetta un messaggio vuoto.
Cose già viste, già sentite, già scritte, pur di non ritagliarsi un po’ di tempo per riflettere.
Ma al giorno d’oggi, chi riflette più?
Chi riesce più a fantasticare con ingenuità?
Chi riesce più a comunicare senza ricadere nella monotonia delle cose già viste e ri-viste?
Il Piccolo Principe diceva:
“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
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