Ciao Pino, questa tua frase fa molto riflettere...
LA VITA è BELLA
Ho perdonato gli errori quasi imperdonabili,
Ho provato a sostituire persone insostituibili E dimenticato persone indimenticabili
Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma anch´ io ho deluso.
Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo; mi sono fatto amici per l’eternità.
Ho riso quando non era necessario
Ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto.
Sono stato amato e non ho saputo ricambiare .
Ho gridato e saltato per tante gioie tante
Ho vissuto d’amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore tante volte!
Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto
Ho telefonato solo per ascoltare una voce Io sono di nuovo innamorato di un sorriso
Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e... ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale
( che ho finito per perdere)
...ma sono sopravvissuto!
E vivo ancora ! E la vita, non mi stanca ... E anche tu non dovrai stancartene. Vivi!!
E’ veramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perchè il mondo appartiene a chi osa!
LA VITA E’ TROPPO BELLA per essere insignificante !
Caro Pino, la vita é un bene prezioso e siamo solo noi che decidiamo come viverla anche
attraverso dispiaceri o malattie, infatti in essa non vi é mai nulla di negativo o
sbagliato ma semplicemente sonoesperienze grandi o piccole che ci consentono di
comprendere quanto sia meravigliosa la vita
La vita è bella è un film del 1997 diretto e interpretato
da Roberto Benigni. Il film comincia con un commento fuori campo di Omero
Antonutti: Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla,
come in una favola c’è dolore, e come in una favola, è piena di meraviglie e di
felicità. Nel 1939 Guido Orefice, un giovanotto ebreo pieno di allegria,
si reca ad Arezzo con l’amico Ferruccio. Durante il movimentato viaggio Guido
incontra una giovane maestra, Dora, che chiama da subito principessa.
Arrivato in città, si reca a casa dello zio Eliseo, maître dell’hotel più
rinomato della città: Guido è infatti deciso a diventare un cameriere sebbene il
suo progetto sia quello di aprire in seguito una libreria. Quello stesso giorno,
in municipio, avviene lo scontro con Rodolfo, un arrogante gerarca fascista, in
seguito al quale ciascuno dei due soprannomina l’altro lo scemo delle
uova (Guido sbadatamente mette le uova nel cappello del gerarca, e quando
questo lo indossa le uova gli si rompono sulla testa).
Un giorno Guido incontra di nuovo Dora e scopre che è fidanzata con Rodolfo.
Nel frattempo, Guido all’hotel fa amicizia con un medico tedesco con la
fissazione per gli indovinelli. Il giorno dopo, nella speranza di rincontrare
Dora, Guido, si spaccia per ispettore scolastico e “dimostra” la superiorità
della razza ariana. Una sera Dora, con i suoi amici, va a teatro, ovviamente
Guido la segue e, con uno stratagemma, la “soffia” a Rodolfo. I due quella sera
parlano a lungo e Guido le confessa infine il proprio amore per lei. Una sera,
proprio al Grand Hotel, Rodolfo festeggia il suo fidanzamento ufficiale con
Dora, restia e non troppo convinta del passo. Nel corso della serata Dora si
rende conto di quanto sia più attratta da Guido, e al termine della serata, sale
sul cavallo che Guido fa entrare nell’hotel e si lascia “rapire”. Guido e Dora
si sposano e dal loro amore nasce Giosuè.
Sei anni dopo la famiglia è ancora felice, Guido ha finalmente aperto la sua
libreria, ma proprio il giorno del compleanno di Giosuè, il piccolo, Guido e lo
zio vengono deportati in un campo di concentramento assieme agli altri ebrei.
Dora, che non è ebrea, li segue volontariamente, incontrando il marito per
l’ultima volta appena arrivati al campo. Pur di proteggere Giosuè dagli orrori
della realtà, in una delle scene più geniali del film, Guido si spaccia come
interprete del caporale tedesco, e “traduce” tutte le regole del lager in un
emozionante gioco in cui si dovranno affrontare prove tremende per vincere il
meraviglioso premio finale, un carro armato. Col passare dei giorni Giosuè entra
attivamente nel vivo del “gioco”. Qualche giorno dopo Guido riuscirà a parlare
con Dora, per l’ultima volta, attraverso il microfono del campo. Durante la
visita medica, Guido incontra nuovamente il medico del Grand Hotel che gli offre
di lavorare come cameriere ad una cena degli ufficiali tedeschi. Guido accetta
credendo che il medico voglia aiutarlo ad evadere dal lager, ma grande sarà la
sua delusione quando, quella stessa sera, il dottore lo chiamerà solo per
sottoporgli un assurdo indovinello.
Una notte, all’improvviso, i soldati tedeschi abbandonano freneticamente il
campo dopo aver fatto strage dei deportati rimasti. Guido riesce a nascondere
Giosuè in una cabina, promettendogli di ritornare, ma mentre è alla ricerca
della moglie viene scoperto e fucilato. Le scene finali del film mostrano come
al mattino seguente il lager viene liberato. Giosuè esce dalla cabina in cui si
era rifugiato ed è infine salvato da un soldato americano che lo fa salire su un
carro armato mentre, convinto di aver vinto il premio finale, grida: è
verooo!!! Il film si conclude con il bambino,
accompagnato dall’americano, che ritorna felicemente dalla madre e la voce
narrante conclude dicendo: Questa è la mia storia, questo è il sacrificio
che mio padre ha fatto, questo è stato il suo regalo per
me!
Seguii il volo di un gabbiano, sbattei le ali senza stancarmi fluttuai nell'aria libero... lottai contro la forza d'attrazione che ci vuole tutti con i piedi attaccati al terreno. Volai su montagne laghi fiumi mari colline prati campi di grano boschi città volai sulle teste degli uomini infelici e planai al fianco di quelli felici
Di quel volo ora conservo solo un ricordo che di tanto in tanto affiora nella mia mente e allora mi chiedo se è possibile volare ancora guardare ancora la bellezza delle cose dall'alto e percepire l'unità che le lega senza distinzioni.
Nelle sere d'estate cerco sempre quella forza che si nasconde tra i troppi pensieri inutili ma dentro di me porto la consapevolezza di aver volato e questo rende possibile farlo ancora.