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General: MATILDE SERAO
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Respuesta  Mensaje 1 de 2 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN  (Mensaje original) Enviado: 14/03/2010 09:28

Oggi S. Matilde a parte gli auguri da
fare a tutte coloro che portano questo nome, mi ricorda una scrittrice del verismo
MATILDE SERAO che ha descritto
Napoli, sua citta' natale mettendo in rilievo tutti i suoi pregi e i suoi difetti.
La recenzione dice che:


Il romanzo IL VENTRE DI NAPOLI
è l'acquaforte goyesca di una Napoli che nessuno prima della Serao aveva guardato con tanta intensità, di cui nessuno era riuscito a restituire la stracciona grandezza.


Qui l'inchiesta giornalistica, effettuata dopo il colera del 1884, diventa un'esplorazione antropologica in terrae incognitae e un sorprendente romanzo sociale che si addentra nelle viscere labirintesche di una città e del suo popolo.


Con scelta moderna, la Serao svela attraverso gli occhi della memoria un mondo vicinissimo nello spazio ma proveniente da epoche storiche lontanissime.

Donna esuberante, cordiale, comunicativa, curiosa, giornalista solerte, scrittrice prolifica, quasi disordinata, pressata dall’urgenza d’esprimersi e denunciare, seppe ritrarre al vivo le figure della piccola borghesia di Napoli, sullo sfondo brulicante di una folla rumorosa e vivace, descrivendone il colore locale, la realtà quotidiana in tutti i suoi aspetti, anche minimi, nei riti, nelle superstizioni.

Ho ricordato quest'autrice perche' amo Napoli
e la sua napoletaneita'.....
Annamaria



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De: Lelina Enviado: 14/03/2010 09:40
Scrittrice, giornalista e "artista della vita"



Nacque a Patrasso, in Grecia, il 7 marzo 1856 da madre greca Paolina Bonelly e dall'avvocato napoletano Francesco, rifugiatosi per sfuggire alle repressioni dei Borboni.
Verso gli inizi del 1861 si trasferì a Napoli all'età di 4 anni e lì trascorse la sua giovinezza. Frequentò normalmente le scuole, conseguì il diploma di maestra ed ottenne un posto di lavoro ai telegrafi. Affascinata dall'ambiente giornalistico, abbandonò il suo lavoro ai Telegrafi di Stato dopo quattro anni, per collaborare con i giornali locali. Fu in quegli anni che intraprese la carriera di giornalista scrivendo il suo primo bozzetto letterario "Una Viola" firmato con lo pseudonimo Tuffolina, pubblicato dal "Piccolo" di Rocco De Zerbi; poi mandò "Opale", una novella, al "Corriere del Mattino". Presto il nome di Matilde Serao iniziò a diffondersi e con "Il ventre di Napoli" (1884), una raccolta di articoli carichi di amore materno, che ella provava per la plebe napoletana martorizzata dall'epidemia di colera, che colpì la città nel 1884, riscosse un notevole successo. Nel 1882 si trasferì a Roma e collaborò con il "Capitan Fracassa" ed altri periodici: la "Nuova Antologia", il "Fanfulla della Domenica", la "Domenica letteraria". In quel periodo conobbe Edoardo Scafoglio, lo sposò nel 1885 e con lui ebbe quattro figli. Insieme con il marito istituì il Corriere di Roma; in seguito, a Napoli, Scarfoglio diede vita al Corriere di Napoli, per il quale scrisse anche la Serao; infine fondarono e diressero insieme, fino al 1902 quando si separarono, Il Mattimo. Dopo la separazione Matilde, nel 1904, fondò il Giorno che diresse fino alla morte avvenuta nel 1927 a Napoli

"Una donna all'antica e un uomo dei tempi nuovi", Matilde fu così: eccessiva e contraddittoria, estroversa ed al tempo stesso impenetrabile, conservatrice nei costumi e nelle idee e radicalmente libera, e rivoluzionaria, nell'ingegno e nelle sue molteplici attività.
Questa donna si distinse sempre per il suo grande dinamismo e per le sue doti giornalistiche. Ebbe un ruolo di primo piano nella vita napoletana a cavallo tra i due secoli. Venne considerata una delle maggiori rappresentanti del "verismo napoletano": amorosa interprete delle sofferenze e delle speranze del popolo napoletano. Fu la scrittrice della piccola borghesia e della plebe, la sua migliore vena veniva fuori quando mostrava la disperazione, la gioia, gli stenti, le speranze, i sogni fatti e quelli negati della gente povera, oppressa, sfruttata. Una parte della critica l'accusava di scrivere male proprio per questa sua abitudine di inserire nella lingua letteraria idiomi napoletani. Tuttavia fu apprezzata da importanti eccezioni come: Benedetto Croce, che le riconosceva una "fantasia mirabilmente limpida e viva", Momigliano, che la definì "la più grande pittrice di folle che abbia dato il nostro verismo", il Carducci, che la giudicò "la più forte prosatrice d'Italia".
Mimma De Leo afferma: "è stata una donna eccezionale, emancipata, indipendente, libera e laica come lo Stato di allora, alla fine dell'Ottocento". Con il movimento femminista ella aveva un rapporto difficile e contraddittorio, ma sempre aperto. Non amava le donne che facevano politica, si pronunciava contro il voto alle donne e contro il divorzio. Del divorzio temeva le sofferenze per i bambini, l'aggravamento della povertà per le donne, la cui miseria aveva sotto gli occhi nei bassi di Napoli.
Sul finire del secolo fu attratta dalle nuovi correnti spiritualistiche, misticheggianti, cosmopolite, ponendo la sua scrittura al servizio di idealità, sviluppando i temi del sogno e del mistero: "Temi il leone" (1916); "Mors tua" (1926), "Nel paese di Gesù" (1898), "San Gennaro nella leggenda e nella vita" (1909).

 

E...

BUON ONOMASTICO

A CHI SI CHIAMA

MATILDE

Lely



 
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