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De: Elisetta (Mensaje original) |
Enviado: 24/03/2010 19:35 |
Narra la leggenda che l’indiano Cherokee
per diventare adulto dovesse
superare una prova.
Questi veniva
portato nel cuore della foresta dal padre, il quale gli
metteva una benda sugli occhi in modo che non potesse vedere. Fatto
questo se ne
andava lasciandolo solo.
Il ragazzo
doveva rimanere seduto su un troco d’albero fin quando la luce del
mattino arrivando al suo viso sarebbe passata attraverso la benda
avvisandolo
che la notte era passata. Il giovane non poteva piangere ne tantomeno
gridare
per cercare aiuto.
Superata questa
prova doveva fare voto di non parlarne, non poteva dire nulla
agli altri, perchè ogni ragazzo diventa uomo alla propria maniera.
Il ragazzo, nel
buio delle bende è terrorizzato, può sentire ogni tipo di
rumore, bestie selvatiche di sicuro sono intorno a lui…. Anche qualche
altro
umano potrebbe ferirlo.
Il vento soffia
forte, fischiando tra i rami, scuotendo l’erba e persino il
tronco dove era seduto, ma nonostante questo, il ragazzo rimane seduto,
stoicamente, senza mai rimuovere le bende. Perchè quello era l’unico
modo per
diventare un vero uomo!
Finalmente dopo
la notte il primo raggio di sole bacia i suoi occhi e lui può
rimuovere la sua fasciatura.
E’ a questo
punto che scopre che il proprio padre è seduto sul tronco di
fronte al suo. E’ rimasto li tutta la notte, proteggendo il figlio da
ogni
possibile pericolo….
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De: Lelina |
Enviado: 24/03/2010 20:00 |
CHEROKEE
I Cherokee furono i primi indiani che rifiutarono l'idea di una resistenza ostinata e irriducibile all'uomo bianco, e pensarono di poter sopravvivere integrandosi e imitando la società dei visi pallidi, di cui riconoscevano i molti vantaggi. Furono cinque le "tribù civilizzate" che accettarono di adottare i costumi importati dall'Europa: oltre ai Cherokee, i Choctaw, i Chichasaw, molti Creek e alcuni Seminole. Ma i Cherokee, senza dubbio, furono il popolo che meglio interpretò l'influenza dei bianchi. Divennero sedentari, costruirono scuole, fattorie e persino chiese. Dissodarono e coltivarono intere vallate, utilizzarono con profitto il carro, la fucina e altri attrezzi. Non solo: nel 1809 uno di loro, il celebre Sequoyah, ideò un vero e proprio nuovo alfabeto. Nato nel 1770 da padre bianco e madre indiana, Sequoyah aveva avuto l'educazione tipica dei piccoli pellerossa e addirittura non aveva mai imparato l'inglese: riusci però a capire il grande vantaggio che ai bianchi derivava dal poter scrivere la loro lingua, e cercò di far sì che anche il suo popolo potesse fare altrettanto. Dopo dieci anni di studio, mise insieme un sistema di 86 simboli in grado di rendere conto del complesso sistema siilabico dei Cherokee: alcune lettere erano attinte dall'altabeto latino, altre da quello greco, altre ancora erano state inventate dallo stesso Sequoyah. Nel 1821 il suo sistema, accettato con entusiasmo da tutti, cominciò a essere insegnato nelle scuole cherokee, e nel 1828 uscì il Cherokee Phoenix, il primo giornale della storia redatto dagli indiani. Un botanico austriaco, per ammirazione verso il grande pellerossa, diede il suo nome a un albero della costa occidentale dei Nord America, la sequoia, appunto. Nel 1827 i Cherokee indissero un'assemblea costituente e promulgarono una costituzione modellata su quella americana, individuando un proprio territorio in una regione a cavallo tra il Tennessee, la Georgia, l'Alabama e il North Carolina. L'atto fu ritenuto illegale dal governo degli Stati Uniti, che non poteva permettere la creazione di una nazione autonoma all'interno dei propri confini. Poi, nel 1830, nel territorio dei Cherokee fu scoperto l'oro. Il presidente Jackson si trovò di fronte a un problema dei tutto insolito: i Cherokee andavano eliminati e le loro terre aperte agli insediamenti dei bianchi, ma trattandosi di un popolo pacifico e civilizzato non si poteva sterminarlo freddamente come era avvenuto per altre tribù. Allora prima si promulgarono leggi speciali assolutamente inique e discriminatorie per gli indiani, che si videro privati di ogni diritto e costretti a vivere in condizioni miserevoli. infine fu loro imposto di trasferirsi all'ovest, ìn Oklahoma. Inutili le proteste e le accorate petizioni: nel 1838 la tribù fu costretta a partire lungo quella che fu chiamata la pista delle lacrime". La deportazione dei Cherokee fu una delle più amare tragedie della storia americana: almeno un quarto della popolazione (ma c'è chi sostiene che si trattò della metà) perì lungo il viaggio a causa dei freddo, delle maiattie e dello sfinimento. Anche Sequoyah seguì il suo popolo in esilio e mori in Oklahoma nel 1843. Non tutti, comunque, partirono: circa mille indiani rimasero nascosti nei boschi della Carolina e lì vivono tuttora i loro discendenti. Quelli che raggiunsero l'Oklahoma non si persero d'animo: si adattarono alla loro nuova condizione e cominciarono a ricostruire daccapo le loro case, le scuole, le fattorie e le chiese. |
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