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General: RICORDANDO ERMINIO MACARIO
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Respuesta  Mensaje 1 de 4 en el tema 
De: Lelina  (Mensaje original) Enviado: 26/03/2010 10:29
 
 
Erminio Macario nasce a Torino il 27 maggio 1902; le condizioni economiche della famiglia lo costringono a lasciare la scuola per lavorare. Comincia a recitare fin da bambino nella compagnia filodrammatica della scuola; a diciotto anni entra a far parte di una compagnia che si esibisce nelle fiere paesane. L'anno di esordio nel teatro di prosa è il 1921.

E' il 1925 quando viene notato dalla grandissima Isa Bluette che lo chiama a far parte della sua compagnia di rivista. Erminio Macario si costruisce nel tempo una comicità personale e una maschera clownesca le cui caratteristiche più appariscenti sono un ciuffo di capelli sulla fronte, gli occhi arrotondati e la camminata ciondolante; i suoi personaggi sono caratterizzati inoltre da un adattamento del dialetto torinese.
Interprete di una comicità dal candore surreale, Macario incarna la maschera di una comicità innocente. Accanto alla Bluette Macario intuisce che il successo di uno spettacolo consiste soprattutto nella presenza sulla scena di donne avvenenti, belle e soprattutto dalle gambe lunghe. Il comico è ben consapevole dell'efficacia del contrasto tra il candore e la semplicità della propria maschera e il sottinteso erotico delle belle soubrette che lo affiancano sulla ribalta, sfilando seminude in una nuvola di cipria, per la gioia degli sguardi del pubblico.
Nascono così le famose "donnine" che si chiameranno via via, Wanda Osiris, Tina De Mola, Marisa Maresca, Lea Padovani, Elena Giusti, Isa Barzizza, Dorian Gray, Lauretta Masiero,
Sandra Mondaini, Marisa Del Frate.

Nel 1930 Macario forma una sua compagnia di avanspettacolo con cui girerà l'Italia fino al 1935. Il comico è minuto, scompare tra le sue donnine; la sua parlata dialettale che inciampa nelle consonanti decreta il suo successo: viene consacrato come "Re della rivista". Nel 1937 scrittura Wanda Osiris insieme alla quale mette in scena una delle prime commedie musicali italiane, "Piroscafo giallo" di Ripp e Bel-Ami, debuttando al Teatro Valle di Roma.
Nel 1938 nasce il grande amore per la bellissima sedicenne Giulia Dardanelli che ben presto diviene la sua seconda moglie.

Parallelamente, ad una prima e sfortunata esperienza cinematografica con "Aria di paese" (1933), fa seguito nel 1939 il grande successo di "Imputato, alzatevi" diretto da Mario Mattoli e sceneggiato da grandi umoristi come Vittorio Metz e Marcello Marchesi.

Per tutti gli anni '40 Macario sforna in teatro un successo dietro l'altro. Memorabili restano le riviste "Febbre azzurra" (1944-45), scritta in collaborazione con l'inseparabile Mario Amendola, "Follie d'Amleto" (1946), "Oklabama" (1949) e tante altre. Nel 1951 il comico conquista anche Parigi con "Votate per Venere" di Vergani e Falconi, grande e lussuosa rivista femminile. Tornato a Roma, Macario tenta di estendere le sue attività alla produzione cinematografica, realizzando il film "Io, Amleto" (1952). Questa sua idea però fallisce e il film è un disastro. Nonostante l'esito fallimentare non si da per vinto e riscuote con le sue riviste successive un grande successo di pubblico. C'è né una che lo ricompensa ampiamente con successo di incassi di oltre un milione di lire al giorno: è la rivista "Made in Italy" (1953) di Garinei e Giovannini, che segna il suo ritorno in coppia con la "divina" Wanda Osiris.

Dalla metà degli anni '50 le riviste cedono il posto alle nuove commedie musicali e si affermano nuovi gusti e tendenze. Il comico piemontese si dedicherà alla commedia musicale accanto a grandissime primedonne quali
Sandra Mondaini e Marisa Del Frate con le quali realizza indimenticabili spettacoli come "L'uomo si conquista la domenica" (1955), "E tu, biondina" (1957) e "Chiamate Arturo 777" (1958).

Nel 1957 il cinema gli offre una grande prova: il regista e scrittore
Mario Soldati lo vuole nel film "Italia piccola", nel quale Macario si offre nell'inconsueto ruolo di attore drammatico, dimostrando ancora una volta una notevole versatilità. Il regista da così modo al comico di dimostrare una volta di più che dietro alla sua maschera si nasconde un attore completo e dalle grandi potenzialità. Da allora tornerà spesso sullo schermo, soprattutto accanto all'amico Totò, col quale gira sei film campioni di successo al botteghino.

Macario accetta quel pacchetto di lavoro per stare vicino a
Totò che in difficoltà con la vista, esprime il desiderio di avere al suo fianco l'amico fidato con cui stabilire, in totale tranquillità d'animo, le battute, le gag e le scenette. Impegna gli ultimi anni nella creazione di un suo teatro in via Maria Teresa, a Torino: nel 1977 decide di inaugurarlo misurandosi col grande Molière, realizzando un'esilarante rivisitazione della commedia "Il medico per forza", ma le lungaggini burocratiche gli impediranno la realizzazione di questo sogno. Anziano, continua la sua attività teatrale: l'ultima replica dello spettacolo "Oplà, giochiamo insieme" è del gennaio 1980. Durante la rappresentazione Erminio Macario accusa un malessere che si scoprirà essere un tumore. Si spegne il 26 marzo 1980, nella sua Torino.


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De: Lelina Enviado: 26/03/2010 10:36
 
Erminio Macario, al centro, con i figli Alberto, a sinistra, e Mauro a destra

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De: Lelina Enviado: 26/03/2010 10:37

Respuesta  Mensaje 4 de 4 en el tema 
De: Lelina Enviado: 26/03/2010 10:39
Erminio Macario, meglio noto al grande pubblico semplicemente come Macario, ha in comune con i grandi comici, che hanno lavorato con Totò, e con lo stesso Totò, la precocità, l'indigenza familiare e la vocazione. Anche lui inizia a recitare da bambino, come Taranto; interrompe la scuola per lavorare e aiutare la famiglia, facendo molti mestieri, come Fabrizi; tra un mestiere e l'altro, trova il modo di recitare in una compagnia di "scavalcamontagne", che rappresentavano drammi e farse nelle fiere dei paesi, come, in modo analogo, ha fatto Totò, agli inizi, esibendosi sugli orrendi palcoscenici che si aprivano e si chiudevano attorno alla Stazione di Napoli.

La sua carriera si delinea a partire dal 1924, anno in cui viene scritturato in qualità di "secondo comico" da Giovanni Malosso per la sua compagnia di balli e pantomime. Sarà per Macario oltre che un salto di professionalità, l'occasione per apprendere e sviluppare la naturale inclinazione all'arte mimica. La sua struttura fisica , piccolo e magro, e la scioltezza dei movimenti contribuiscono a pensare che l'anno con Malosso non è stato infruttuoso, anzi al contrario ha consegnato alla scena italiana un potenziale mimo, che potrebbe dirsi di scuola francese. Ma Macario, prima che un mimo, intende essere un comico e l'anno successivo passa nel giro che conta, quello della rivista. Viene scritturato per la compagnia di Isa Bluette, ancora una volta però con un aggettivo: è il "comico grottesco" del gruppo. Gradualmente si guadagna il semplice appellativo di "comico" e nel 1929 ha finalmente il nome "in ditta". Da questo momento si sente pronto e nel 1930 costituisce una propria compagnia che, tranne qualche escursione nell'avanspettacolo, diventa una delle compagnie di rivista più longeve del teatro di rivista italiano. Nel 1937 chiama accanto a se Wanda Osiris, dando così origine alla coppia più famosa in spettacoli del genere.

 
 

Circondato sul palco sempre da belle donne (Olga Villi, Isa Barzizza, le sorelle Nava, Elena Giusti, Lauretta Masiero, Dorian Gray, Flora Lillo, Sandra Mondaini, Lucy D'Albert, Marisa Del Frate, Valeria Fabrizi, oltre, ovviamente, a Wanda Osiris), Macario è un protagonista della storia del teatro di rivista italiano: i suoi spettacoli, a parte la sua comicità, sono esemplari per la ricchezza delle scene, per i costumi sfarzosi, per le musiche sempre gradevoli e soprattutto per il numero di gambe femminili, sempre raddoppiato, che costituiscono il suo corpo di ballo.

Ma ciò che colpisce lo spettatore in misura maggiore è la sapiente miscela di sensualità e comicità farsesca, dai contorni spesso astratti e surreali di cui sono intrisi i suoi spettacoli. In tema di sensualità, restano famose "le donnine di Macario" un gruppo di belle ragazze che scrittura in sostituzione della soubrette, nel tentativo di innovare il genere. Tra loro emergerà Lea Padovani, che diverrà un'ottima attrice cinematografica. Intanto ha anche trovato modo di esordire a cinema con il film "Aria di paese" (1933), di cui ha scritto pure la sceneggiatura. Questa esperienza resta però isolata. La sua attività cinematografica vera e propria inizierà nel 1939 e proseguirà intensa sino agli inizi degli anni cinquanta, sino a quando cioè il suo nome fa ancora, come si dice in gergo, "botteghino". Da allora in avanti prenderà parte a molti altri film, tra cui quelli con Totò, ma non ne sarà più il protagonista assoluto, tranne in rari e sporadici tentativi che non riusciranno ad ottenere il seguito sperato. Alla fine avrà girato complessivamente quaranta film. I film migliori restano i primi "Lo vedi come sei?" e "Imputato, alzatevi!". Vi arriva con tutte le caratteristiche, fisiche ed espressive, del comico Macario che ha già largamente sperimentato con successo a teatro. In un comico spesso conta molto la fisicità, il suo aspetto e l'uso che egli sa fare del proprio fisico e soprattutto della sua faccia.

La fisicità di Macario è particolare: il viso ovale, due occhi mobilissimi, ora ammiccanti, ora maliziosi ora irridenti ma sempre in maniera bonaria. I capelli lisci, con il ricciolo a virgola tenuto sulla fronte dalla brillantina. Il corpo flessuoso, le cui posizioni sono sempre piene di significati. A questo si aggiunge il parlare un po' balbettante, che gioca sempre di rimessa sulle battute della spalla. In definitiva un comico surreale, mai privo però di arguzia e bizzarria che servono a ristabilire l'ordine delle cose. Macario, abituato ad essere servito da spalle famose in teatro ma anche nel cinema, è anche lui costretto a pagare il suo tributo a sua maestà Totò, ponendosi al suo servizio. Un servizio che Totò sembra apprezzare molto se riesce, come riesce, a colorire ulteriormente la sua aggressività ed irruenza, priva ormai di ogni limite di pazienza di fronte al balbettío tipico di Macario. Sono duetti di bravura impareggiabili che entrambi apprezzano e ripropongono in ciascuno dei sei film girati assieme.



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