Oggi siamo davvero come diceva
Quasimodo
nella sua poesia
"Uomo del mio tempo"
"Sei ancora
quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella
carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
- t'ho visto - dentro il
carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu,
con la
tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai
ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali
che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando
il fratello disse all'altro fratello:
- Andiamo ai campi. - E quell'eco fredda,
tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le
nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe
affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro
cuore."
E mi vien da piangere a ricordare...
Bella la tua poesia, cara Elena, essa è tenera e colma
di tanta sensibilità...
Lely