NOMADI
Da dove parto?. Cosa dico?. Troppe cose da dire contemporaneamente. Limitiamoci all’essenziale, perché occorrerebbe uno spazio molto piu’ grande di questo per poter narrare le vicende questo straordinario, storico gruppo che ha attraversato più di quattro decenni senza conoscere cedimenti musicali e perdite di affetto da parte del pubblico. Naturalmente è doveroso ricordare (come ce ne fosse bisogno) le vicissitudini che hanno colpito i Nomadi (solo la morte di Augusto Daolio, uno dei fondatori storici e leader incontrastato), roba da gettare la spugna e abbandonare tutto. Nonostante tutto eccoli li’ ancora con tante storie da raccontare e con albums che arrivano in cima alle vette delle classifiche. Tanto di cappello Signori Nomadi!.
Nascono tra Modena e Reggio Emilia nel ’63 e solo due anni dopo arrivano ad incidere il loro primo 45 giri dal titolo: "Donna la prima donna" , gia’ lanciata dall’americano Dion che li fa conoscere in ambito regionale.
Nel 1966 esce il loro secondo 45 giri: un brano di Sonny Bono "The revolution kind" che si trasforma in "Come potete giudicar", servono altre parole? Fantastico! Il successo si bissa con la partecipazione al Cantagiro con "La mia libertà" (Girl don’t tell me) dei Beach Boys.
Il loro amore per il beat è aggraziato dal folk di origine americana, il che li spinge sempre piu’ in quella direzione, andando a trovare il Dylan italiano: Francesco Guccini. Un personaggio che li aiuterà scrivendo per loro canzoni che entreranno nella nostra storia musicale: "Noi non ci saremo", "Dio e’ morto" (brano censurato a quei tempi, ovvio), "Per quando è tardi", "Canzone per un’amica".
Nel 1967 esce il loro primo LP, tra i piu’ belli di tutto il periodo beat, che comprende ""Ti voglio" (I want you) di Dylan, "Quattro lire e noi" (My mind’s eye) degli Small Faces, "Ma piano (per non svegliarmi), piccolo gioiello. Da ricordare c’e’ anche "Un figlio dei fiori non pensa al domani" (Death of a clown) del Kinks, uscito anche a 45 giri. Fantastico.
Il 1968 si apre con "Ho difeso il mio amore" (Nights in white satin ) dei Moody blues, "Il nome di lei", (Gotta see Jade) DI r: Dean Taylor, e con l’uscita del loro secondo LP, di straordinaria fattura.
Seguono altri 45 giri ed un LP ( anche se è del 1970) che indichero’ nella discografia qui sotto, ma mi fermerei qui, la storia è ancora lunga, per i nomadi il tempo non si’ è mai fermato.
Formazione originaria:
Augusto Daolio – Voce
Beppe Carletti – Tastiere
Gabriele "Bila" Coppellini – Batteria
Franco Midili – Chitarra
Gianni Coron - Basso
Recensione: Come si dice, chi ben comincia è a metà dell'opera... e i Nomadi cominciano alla grande, con un album che è, e rimarrà, sicuramente come uno dei migliori lavori dell'epoca.
Parliamo del 1967, in piena era beat, e i riferimenti, anche marcati, al beat, in questo album proprio non mancano.
Chi ha conosciuto i Nomadi negli ultimi anni, quindi, ascoltando questo lavoro, come anche il successivo, troverà dei Nomadi molto diversi da quelli attuali, con la voce di Augusto talmente giovane che si stenta quasi a ricollegarla a quella magica degli ultimi anni.
Il suono ovviamente non è dei migliori; è il primo album del gruppo, ma nei contenuti il disco è molto buono.
Cominciamo col dire che in "Per quando noi non ci saremo" è contenuta una delle canzoni simbolo di quel periodo, e che fu anche il simbolo proprio dei Nomadi. Stiamo parlando di "Come potete giudicar", pietra miliare ormai nel repertorio Nomadi.
Forte in questo lavoro la collaborazione con Francesco Guccini; e si sente. è qui che troviamo canzoni ormai mitiche come la pluricensurata "Dio è morto", la catastrofica "Noi non ci saremo", la ballata "Per fare un uomo"; e ancora "Noi", "Il disgelo". Ma parliamo proprio di "Dio è morto", che fu censurata dalla RAI ma trasmessa da Radio Vaticano: i casi (assurdi) della vita... e dell'assurdità della censura, che troppe volte si fermava al titolo, ignorando il vero contenuto del pezzo.
In alcune delle canzoni scritte da Guccini, tra gli autori non troviamo nemmeno il nome "Guccini", ma soltanto perché all'epoca ancora non iscritto alla SIAE.
In questo album troviamo anche la presenza di covers (delle quali i Nomadi continueranno ad usufruire fino al 1973 con l'album "Un giorno insieme") come la non entusiasmante "Quattro lire e noi", "Ti voglio" (dall'originale "I Want You" di Bob Dylan, non una delle più famose) e la sopra citata "Come potete giudicar".
La tiltle-track, "Per quando noi non ci saremo", è un pezzo che ha musica ma non cantato, bensì recitato, da un attore del quale ormai non si ricorda nemmeno più il nome.
Ultima nota da segnalare è la particolarità di "Baradukà", un pezzo strumentale molto particolare.
è con questo album che i Nomadi cominciano il loro lungo cammino, sul quale nessuno avrebbe scommesso... forse neanche loro. Ma i Nomadi, già con "Per quando noi non ci saremo", riuscirono a distinguersi dalla massa, per poi diventare negli anni a venire più che un gruppo, una vera e propria Idea.