Página principal  |  Contacto  

Correo electrónico:

Contraseña:

Registrarse ahora!

¿Has olvidado tu contraseña?

UN SORRISO PER TUTTI
 
Novedades
  Únete ahora
  Panel de mensajes 
  Galería de imágenes 
 Archivos y documentos 
 Encuestas y Test 
  Lista de Participantes
  
 ◄ ISCRIZIONE AL GRUPPO 
 ___CHAT___ 
 INDICE BACHECHE 
 ◄ BENVENUTO/A 
 GENERALE 
 " TUTTI I MESSAGGI " 
 ۞۞۞۞۞۞۞۞۞۞۞۞۞ 
  
 ◄◄◄ CHAT 
 ◄ ACCADDE OGGI 
 ◄ OROSCOPO DEL GIORNO 
 ◄ MESSAGGIAMOCI 
 ◄ AIUTO PC 
 ◄ AMORE 
 ◄ AUGURI 
 ◄ CONSIGLI & CURIOSITA´ 
 ◄ ATTUALITA´ 
 ◄ ARTE DI RAIOLUAR 
 ◄ GRAFICA DI ROM* 
 ◄ IL LOTTO DI NANDO 
 ◄ INDIANI D´ AMERICA 
 ◄ RICORDI & FOTO DI GIANPI 
 ◄ UMORISMO 
 ◄ MUSICA ANNI 60 / 70 ♫♪♫ 
 ◄GRUPPI MINORI ANNI 60-70 
  
 ◄ POESIE ISCRITTI 
 ◄ POESIE CLELIA ( Lelina ) 
 ◄ Clelia ♦ RACCONTI ♦ 
 ◄ POESIE & ALTRO NADIA 
 ◄POESIE DI NIKI 
 ◄ POESIE PREDILETTA 
 ◄ POESIE QUATTROMORI 
 ◄ POESIE TONY KOSPAN 
 ◄ ROBYLORD ♥ 
  
 OMAGGIO A KAROL 
 ◄ RICORDANDO EL CID 
 ◄ LEZIONI DI POESIA 
 ◄ SEZIONE SVAGO 
 ◄MATERIALI DA USARE► 
 ◄ CUCINA ITALIANA 
 __________________________ 
 Home Home 
  
 
 
  Herramientas
 
General: COME NACQUERO GLI EDELWEISS (leggenda svizzera)
Elegir otro panel de mensajes
Tema anterior  Tema siguiente
Respuesta  Mensaje 1 de 5 en el tema 
De: Elisetta  (Mensaje original) Enviado: 10/07/2010 14:37
     a Regina delle Nevi era una Fata bellissima. Pastori e cacciatori che s’inerpicavano lassù,  sulle vette  eccelse delle Alpi, dove regnano le nevi perpetue, restavano incantati della sua tanta bellezza e avrebbero dato qualunque cosa per poterla sposare. Davano infatti quasi sempre la vita. Perché una legge implacabile del destino impediva che la Fata potesse sposare un mortale. La Regina delle Nevi del resto doveva aver proprio un cuore di ghiaccio: attirava presso il suo palazzo di cristallo i malcapitati, li accoglieva benevolmente, poi, sul più bello, appena essi le domandavano di sposarli, sbucavano fuori, a un suo cenno, migliaia e migliaia di folletti da tutti i crepacci delle rocce: erano tanti e tanti, che non se ne vedeva la fine e, circondando il pretendente e sospingendolo verso l’abisso, lo facevano precipitare giù per i picchi dirupati. Il giorno dopo qualche alpigiano ritrovava il suo cadavere sulla riva del torrente.

Un giorno, questa sorte crudele toccò a un giovane ardito cacciatore di camosci, il più bel giovane che si fosse mai veduto al mondo. Aveva visto la Regina delle Nevi in una rosata aurora di maggio e n’era restato cosi affascinato che, tornato in pianura a casa sua, non aveva più trovato pace e non pensava che a lei. Era timido e ingenuo, e perciò non osava ancora rivolgere alla bellissima Regina la fatale domanda di nozze: ma, da quel primo giorno che l’aveva ammirata, era tornato più volte nel regno delle nevi per aver la possibilità di rivederla ancora. Si sedeva ai piedi di lei, taciturno, e stava ore intere a contemplarla senza nemmeno muoversi. La Fata era in verità commossa di questa muta ammirazione. E siccome il giovane non domandava di sposarla, non c’era ragione di chiamare l’aiuto dei folletti. Forse anche, chi sa, senza avvedersene, la Fata gli si era affezionata. E se non ci fosse stata la legge del destino a vietarle le nozze con un mortale, forse quello era l’unico uomo che si sarebbe adattata a sposare. I folletti se ne erano accorti e temendo che la loro Regina potesse un giorno trasgredire la legge e attirare nel regno il castigo, di loro spontanea iniziativa, senza aver avuto alcun ordine dalla loro sovrana, anzi a sua insaputa, una volta che videro il giovane salire le balze dirupate del monte, lo attorniarono e lo spinsero nell’abisso sottostante.

Era il tramonto e le torri lucenti del gran palazzo di cristallo, dimora della Regina, erano tutte rosate per l’ultima carezza dei raggi del sole morente.

Da una finestra del palazzo, la Regina delle Nevi aveva visto ogni cosa.

Era fatale che fosse cosi, ma il cuore di ghiaccio della Regina delle Nevi si era a poco a poco mutato in un povero cuore sensibile di donna: dai suoi occhi divinamente belli scesero calde lagrime che, rotolando giù, come vive perle, sulla superficie levigata del ghiacciaio, scesero tra le rupi e li si fermarono, cambiandosi in piccole stelle d’argento.

Casi nacquero gli edelweiss, che spuntano proprio sul margine dei precipizi per ricordare, agli audaci che vogliono coglierli sfidando il pericolo, l’antica storia d’amore e di morte del giovane cacciatore di camosci che amò segretamente la Regina delle Nevi e fu da lei segretamente riamato.



Primer  Anterior  2 a 5 de 5  Siguiente   Último  
Respuesta  Mensaje 2 de 5 en el tema 
De: Elisetta Enviado: 10/07/2010 14:41

LA LEGGENDA DEGLI EDELWEISS                                        

                                           (leggenda austriaca)

        ran festa quella notte di plenilunio sulla vetta della montagna! Era nato un principino degli Edelweiss, e da ogni parte gli Elfi, ossia i folletti degli Edelweiss, creaturine gentili dalle alucce brillanti, accorrevano per porgere ai felici genitori le loro congratulazioni e per ammirare il graziosissimo neonato. La notte passò tutta tra danze e suoni, e quando spuntò l’alba, gli spiritelli a volo tornarono nelle loro dimore, ognuno dentro la corolla del proprio fiore. Chi avrebbe potuto pensare che nel bianco cuore di velluto delle belle stelle alpine si celassero così delicate creature?

Passarono i giorni, e il principino cresceva vigoroso e bello nel suo fiore, i cui petali splendevano appunto come i raggi di una stella e in mezzo aprivano lucenti occhi d’oro. Ma un giorno gli Edelweiss udirono uno strano rombo, un rovinio come di pietre che franassero:poveri fiori, che spavento provarono! Ed ecco sull’orlo del dirupo, all’ombra del quale gli Edelweiss crescevano, apparvero due enormi mani pelose che si aggrappavano tenacemente alla roccia; e furono subito dopo seguite da una testa gigantesca, mostruosa, e finalmente uno smisurato corpo si spenzolò in fuori e si lasciò cadere sulle balze. Un vecchio Edelweiss sussurrò all’orecchio del Re degli Elfi:

— E’ un uomo. Sono certo che è un uomo. Così infatti me lo aveva descritto mio nonno, che era riuscito a vederne uno. E so che gli uomini sono cattivi e fanno molto male ai fiori. Poveretti noi!

Il povero Re aveva una gran pena al cuore, mentre guardava con ansia il principino che, ignaro del pericolo, contemplava la straordinaria apparizione dell’uomo con lo stupore giocondo dei fanciulli. L’uomo intanto aveva già adocchiato il candido fiore.

— Oh, il bell’Edelweiss! — esclamò.

E, coltolo, lo infilò per lo stelo nel cappello. Il principino inesperto era felice di quella novità: non sapeva, il disgraziato, che prima di sera la sua piccola animuccia di fiore sarebbe morta! L’uomo si avviò cantando verso la valle, lasciando il regno degli Edelweiss nella più angosciata desolazione. La natura sorrideva come prima; ma ogni petalo di Edelweiss racchiudeva adesso una lagrima. La Regina rimase per lungo tempo priva di sensi, e il Re non pronunziò parola, poichè il dolore l’aveva schiantato. Passarono così giorni tristissimi su quella vetta di monte.

E venne il giorno che la Fata della Montagna uscì dalla sua caverna sotterranea di diamanti per visitare il regno degli Edelweiss: una visita che la Fata faceva ogni anno.

 — Come mai cosi tristi quest’anno? — domandò, meravigliata.

Il Re degli Edelweiss le raccontò allora quel che era successo: e gli tremava la voce, al povero Re, nel rievocare il doloroso ricordo del figlioletto colto dalla mano crudele dell’uomo.

La buona Fata s’impietosì tutta per i poveri Edelweiss: capiva lo strazio per quel che era accaduto e la preoccupazione per l’avvenire, per quel che poteva accadere ancora. Cercò di consolare quelle semplici creature.

— Io punirò — concluse — questa razza insaziabile degli uomini che fanno strage di ogni cosa gentile; vendicherò la morte del principino. Consolatevi: altri figli vi nasceranno belli e prosperosi; ma da questo momento, ve lo prometto e potete credere alla mia parola, nessun uomo potrà mai più cogliere un fiore di Edelweiss senza incontrare la morte.

E così fu. Gli Edelweiss si moltiplicano sulle rocce delle montagne; ma tutti quegli uomini che, attratti dal bianco splendore dei petali, si inerpicano sui picchi dirupati per raccogliere le stelle alpine, cadono sotto la vendetta della Fata: la roccia improvvisamente si stacca, precipita sotto i piedi degli incauti, ed essi finiscono miseramente nell’abisso.

Il più bel fiore delle Alpi, oh, no, non fiorisce per essere colto da mano umana!


Respuesta  Mensaje 3 de 5 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 10/07/2010 19:35

Belle leggende

Complimenti!


Respuesta  Mensaje 4 de 5 en el tema 
De: Romano Enviado: 12/07/2010 14:41
 

Belle leggende

Complimenti! Elisetta
 
 Romy

Respuesta  Mensaje 5 de 5 en el tema 
De: Lelina Enviado: 12/07/2010 15:36
Belle leggende, grazie Elisetta
 
baci Lely


Primer  Anterior  2 a 5 de 5  Siguiente   Último  
Tema anterior  Tema siguiente
 
©2025 - Gabitos - Todos los derechos reservados