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De: solidea (Mensaje original) |
Enviado: 01/11/2010 06:59 |
Il 1° novembre del 1962, con un logo studiato da Remo Berselli, appare nelle edicole italiane il primo numero di Diabolik (titolo evocativo: IL RE DEL TERRORE, sottotitolo a rincarare la dose: "Il fumetto del brivido") al prezzo di 150 lire. I testi erano di Angela Giussani, i disegni di un certo Zarcone. Rileggendo oggi quel primo episodio possiamo dire che l'impostazione del personaggio era già perfettamente delineata: Diabolik era un ladro di un'abilità e un'ingegnosità fuori dal comune, capace di assumere diverse fisionomie grazie a maschere di plastica sottilissima che lui stesso aveva inventato e provvedeva a realizzare. Per avversario ecco subito l'ispettore Ginko, poliziotto integerrimo che, da allora, ha dedicato tutta la sua vita professionale alla caccia dell'inafferrabile ladro. Il "fumetto Diabolik" era un giallo, ma aveva in sé anche tutte le caratteristiche del "nero": presto i lettori si resero conto che il loro eroe era un criminale, certo, ma stranamente non privo di alcuni principi etici. Un personaggio fuori dalla società, comunque non peggiore di certi elementi che in quella stessa società occupavano posizioni di potere e di prestigio. Una formula di sicuro successo perché, per citare Umberto Eco, "Si prova una soddisfazione non del tutto pacifica (ma per questo più eccitante) nel parteggiare per il cattivo."
LE CREATRICI Angela e Luciana GIUSSANI
Entrambe milanesi, hanno dedicato tutta la loro vita lavorativa al ladro in calzamaglia nera.
Angela nasce a Milano nel 1922, e sposa, poco più che ventenne, Gino Sansoni, un piccolo imprenditore che aveva fondato la Casa Editrice Astoria e cominciò a collaborare con il marito, costruendosi in breve una solida esperienza professionale. Nel 1961 si sentì pronta per un'esperienza autonoma, fondò una sua casa editrice e la chiamò, modestamente, Astorina. Esordì con un fumetto di importazione americana, le avventure di un boxeur chiamato Big Ben Bolt. La serie non ebbe però il successo sperato, e allora Angela decise, come raccontava spiritosamente Luciana , di "farsi un fumettino per conto suo". Diabolik, appunto. Dalla nascita del Re del Terrore, Angela è sempre stata al timone della Casa Editrice fino al giorno della sua scomparsa, avvenuta nel febbraio 1987.
Luciana nasce a Milano nel 1928 e, dopo il diploma magistrale, inizia a lavorare come impiegata. Ma agli inizi degli anni 60 viene chiamata dalla sorella Angela a affiancarla nella redazione di soggetti e sceneggiature per il neonato personaggio Diabolik. Un'attività che la appassionò da subito e che portò avanti anche da sola, dopo la morte della sorella. L'ultimo episodio da lei firmato risale a pochi mesi prima della sua scomparsa, avvenuta nel marzo del 2001.
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IL FUMETTO DEL BRIVIDO
Quando nel novembre del 1962 Diabolik comparve nelle edicole sembrò che il genio del male avesse invaso l’Italia. Alcuni episodi di cronaca nera, avvenuti quasi contemporaneamente, vennero chiaramente attribuiti all’influenza nefasta di questo personaggio in calzamaglia e mascherina nera sul volto ideato, e poi raccontato per decenni, da Angela Giussani e da sua sorella Luciana. Con Diabolik è entrato nel mondo del fumetto il mito dell’eroe negativo, del “cattivo” senza mezzi termini, in perenne lotta con la polizia in un drammatico e alterno gioco di guardie e ladri.
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Diabolik deriva in qualche modo dai grandi criminali della letteratura d’appendice francese, come Rocambole e Fantomas. Come i suoi padri è un principe del travestimento, di fughe attraverso tetti o fogne, di vicende appunto rocambolesche, ma a differenza di costoro – che si muovevano in un mondo di carrozze a cavallo e di luci a gas – Diabolik vive nel nostro tempo e utilizza abilmente tutti i ritrovati della scienza moderna. Si sposta, per esempio, con una velocissima automobile superblindata e superaccessoriata, (che ricorda un po’ quella altrettanto celebre di James Bond) e indossa spesso maschere di plastica che gli permettono di assumere le fattezze di qualsiasi individuo, con tutti gli aspetti utili, ma anche con gli equivoci che ciò comporta. E’ specializzato nella realizzazione di mille trucchi e in altrettante sorprese che lasciano disorientati gli inseguitori. Ha costruito pecore di plastica per bloccare la strada, oppure rondini radiocomandate con cariche esplosive per colpire gli avversari, è fuggito con una sedie a rotelle spinta da minuscoli razzi o si è infilato sotto il telaio di un’ auto per superare imprevisti posti di blocco, e così via, in un caleidoscopio di trovate che divertono il lettore e ridicolizzano gli sforzi di Ginko, l’ispettore di polizia da sempre sulle sue tracce. Diabolik è la sua ossessione, ma va detto che questo eterno duello tra il bene e il male si svolge sempre sul filo della correttezza, della cavalleria, del fair-play potremmo dire. Ginko è un osso duro, se ne accorge anche Diabolik che spesso lo elogia. “Diventa semre più difficile ingannare Ginko – ha detto – che è un antagonista eccezionale”. Un’altra volta ha sognato un’impossibile alleanza: “Se quel dannato ispettore fosse con me, domineremmo il mondo”. Nelle prime storie Diabolik appariva un criminale fin troppo spietato, pronto a uccidere senza rimorsi, ma poi è diventato più umano si potrebbe dire con una punta di esagerazione. Adesso sempre più spesso preferisce narcotizzare le sue vittime (solitamente facoltosi industriali, spregiudicati affaristi o sfaccendati d’alto bordo) per poi derubarle con calma e tranquillità. Le sue imprese si svolgono per lo più in un mondo di fantasia, ma ogni tanto ci sono anche chiari richiami alla realtà, alla mafia per esempio, “un dannato centro di potere, e c’è sempre qualcuno disposto a tutto per avere questo potere”, o all’usura, “un modo squallido, strisciante di speculare sulle necessità e sulla miseria della gente”. Diabolik è spavaldo, spregiudicato, irridente, al contrario di Ginko che invece è il tipico poliziotto serio, onesto, coraggioso, ma non fallito, anche se destinato sempre alla sconfitta.
Eva e Diabolik, tavola a fumetti. © Astorina Srl. Per gentile concessione
Come ogni eroe di carta che si rispetti, anche Diabolik ha una compagna, Eva, che da quando è apparsa (nel terzo numero, febbraio 1963) condivide gioie e dolori del suo uomo, che spesso accompagna e aiuta nelle sue imprese criminali. Ogni tanto Eva ha nostalgia di un figlio, ma Diabolik realisticamente le ricorda la loro situazione di eterni braccati da Ginko: “Abbiamo una nostra vita, io e te, e non c’è spazio per nessun altro”. Ma sono felici lo stesso, come tante altre coppie di carta. Su Diabolik – progenitore di una serie di eroi negativi che però con lui hanno in comune solo le “k” che ne inzeppano i nomi – sono stati versati fiumi d’inchiostro e di parole, con politici ed educatori che hanno tentato di trascinarlo sul banco degli accusati. Oggi quei tempi sono lontani e quel criminale in nero non scandalizza più nessuno, forse perchè le sue imprese appaiono ormai come donchisciotteschi ricordi di un mondo sorpassato dai fatti e misfatti dell’odierna realtà.
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