La Cucciola.
Capitolo 01
Massa 3/09/2008/premonizioni.
È passato un anno e tre mesi, da quando conobbi la Cucciola, da allora la sua personalità è entrata nel mio cuore semplice.
La notte stessa ebbi una visione, un lampo, per un istante vidi il suo viso di profilo che guardava verso destra, immobile come una statua.
Un fenomeno che mi è successo altre volte, quando mi accade u a cosa importante, una premonizione vera e propria, senza sapere cosa mi accadrà.
La sognai l’anno scorso in primavera, la prima volta che la vidi, prima di farci i lavori in casa, d’imbiancatura nella sua villetta.
Lei mi accolse come un salvatore, aperta, felice, radiosa, apparentemente una donna arrivata, una madre che aveva tutto ciò che una donna desidera.
Una casa, un marito, un figlio,la proprietà, la bellezza, la grazia, la calma, la sicurezza, e il pallino degli affari.
Incantato da tutte queste doti, ma con quel tarlo del sogno flash, che mi rodeva nella mente.
Osservo tutto di lei, ma sento che qualcosa mi sfugge, un suo mistero, un segreto, che nasconde con la sua diplomazia con fare attento e sicuro.
La sua bontà mi aveva invitato al 39 novesimo compleanno, dove molti suoi parenti mi erano stati presentati, e i suoi innumerevoli amici presenti alla festa speciale.
Apparve sulla soglia di casa, bellissima radiante, elegante, sicura, col suo vestito fino ai piedi di raso nero, spuntavano appena due piedini armoniosi, su quello destro si notava una vecchia ferita, sul collo del piede.
Anche, i piedi erano fatti bene, anche se ferito, era il sandalo a coprire la ferita, che poi spiccavano dei brillantini, luccicanti.
La principessa, è festeggiata come tale, da tutti, lei presa dai festeggiamenti, emanava un fascino indicibile, con tanta attenzione, tratteneva i suoi invitati in modo impeccabile, metteva tutti al proprio agio con maestria.
Con modi educati e semplici, anche io ero nelle sue attenzioni, speciali da lei, premurosa affabile gentile, aggraziata, insomma una vera gioia da vedersi, specie, quando dal microfono recitarono la mia prima poesia dedicatole, con le mie prime impressioni sincere del primo acchito.
Dopo una settimana mi chiamò, a casa sua, per mangiare una pizza, cancello aperto, portone aperto, mi chiama dalla cucina, Niki vieni! qui!
Il tavolo di castagno, quadrato, nascondeva, la sua figura per metà inferiore, lei stava seduta sopra una carrozzella nera, con la faccia stravolta, un po’ stanca un po’ depressa.
Lei mi salutò con lo sguardo, e si scusò per la cosa, io smarrito rividi quel flash!
Lei di profilo destro testa dritta con lo sguardo nell’infinito.
Nuvole.
Come una nuvola passa sopra un soggetto, e lo copre, lo avvinghia, e lo adora, come un fuoco pericoloso di paglia, le sue fiamme voraci, avvolgono tutto ciò che vede registra, assorbe a se traendone profitto e calcolo.
Le piace attorniarsi di vari soggetti, maschili e femminili, socievole acuta sulle cose a cui lei posa l’occhio.
Lo sguardo di lei, s’illumina e prende forma, dando luce e serenità alla scena.
La candidatura di “musa eletta” nasce dopo la quinta poesia dedicatole, a cui nasce l’idillio molto affine all’amore spirituale che provo per lei, anche se è colpa della mia carenza affettiva, sempre alla ricerca della donna madre.
La cucciola come io la chiamo, con la sua forte personalità, mi ha catturato nella sua rete, e ci sto volentieri nella sua gabbia dorata, intanto sto indagando per scoprire il motivo vero della sua depressione.
Premetto che non ho titolo per fare ciò, ma la mia indole m’induce a farlo come un automa, mi aizza il motivo del suo tormento nascosto, cercando il vero motivo, che la spinge al comportamento di donna sensibile esile, gentile, poi ribelle e dominante, aggressiva.
Donna felice, di 40 anni bella e ricca, con casa, figlio fidanzato, marito lavoratore onesto giusto e pignolo, al che contrappone la sua tolleranza e bontà.
Padre che la vizia, mamma che si dispera per lei, che cerca di aiutarla in silenzio, a sua insaputa, lasciandogli in mano il destino avverso.
Fratello, poco sensibile, alla sua strana condizione, di sorella minore ammalata, di un male oscuro.
Donna che rasenta la perfezione, si ribella alle abitudini, reagisce alla monotonia, come una farfalla che vola di fiore in fiore,in cerca di nettare per combattere il “male oscuro” sposa e lascia i suoi capricci e contemporaneamente prende e lascia tutto ciò che incontra, conosce, senza un graffio apparente.
Gioca, accarezza, aggredisce, allo stesso tempo, muove le sue pedine di turno, difende sempre la sua condizione, di cui si fa scudo inconsciamente.
Ribelle e mite, posata saggia, inafferrabile, femminile e dominante saffo e lesbo, ama gli intrighi, disegni, di varia natura e ceto sociale.
Dolce, aristocratica, come una rosa, sopra un cumulo di letame, lei si presenta, al mondo corrotto e viziato d’oggi.
Figlia di un uomo integro e spartano, si gloria di un padre fuori del tempo.
Glorioso perno di una tribù, lei brilla nella desolazione più totale dell’essere umano civilizzato.
Come una rosa, in mezzo al prato, bruciato e deserto, con piante e fiori secchi attorno.
Cucciola di un Niki depravato, indeciso se passare con i lupi, oppure rimanere il solito agnello camuffato, dalla vita dissoluta che conduce.
Doppiando la sua personalità, recitando la vita, mentre il tempo inesorabile lo insegue, ovunque e lo stesso egli si rifugia, persino all’orizzonte e di conseguenza alla fine.
Cucciola in se nasconde, a se stessa un terribile segreto; il suo antagonista, l’istintiva donna la domina, in quei giorni “NO” che odia, ma non può vincere, né combattere, se non con la menzogna di se stessa.
Principessa “calamita” attira a se ogni razza d’amicizia, nel complesso falsa o vera, che sia, ed il bisogno di sentirsi, vivi, utili a questo mondo, accetta la sua sorte eroicamente, eccetto qualche ribellione del tutto spontanea e creativa.
Intelligenza acuta, istintivamente simpatica trascinatrice di uomini, e amici amiche, con un odore di santità naturale, quasi un dono in cambio della sua sorte avversa.
Nata sotto il segno dei gemelli, opposto al mio (gli opposti si attirano) cerca negli altri quello che ha paura di trovare in se stessa.
Sempre alla ricerca di cose e avvenimenti nuovi, sogna ad occhi aperti, lasciando che il cuore, comandi il corpo, liberando le censure medie del suo “IO”
La Cucciola come un fico d’india,si nasconde agli altri, ma più a se stessa, la dolce polpa che il frutto contiene nel suo interno, e come santa, soffre in silenzio, non capita dagli uomini deboli, e dai viziati di turno, intenti alla vita materiale, ignoranti delle altre dimensioni dell’essere umano.
Come una vera principessa, gestisce le sue finanze, andando a caccia d’offerte nei negozi e supermercati, e quando si alza col suo shoppinismo, sono guai, per i parenti e le sue finanze.
Lei spreca risparmiando! Compra di tutto! Saponi, magliette, intimo e poi borse giubboni e giubboni di marca… taroccate e altro ancora, lei deve comprare, ha preso il male del consumismo senza saperlo.
Combatte, infatti, la sua depressione, comprando di tutto, testarda e dispettosa, quando sta per avere una delle sue crisi, che si farà perdonare dopo con la sua dolcezza infinita appena le passa.
Torna, infatti, calma, amorevole genuina, personalissima, come il mare di settembre, per poi diventare burrascosa, irascibile e irrequieta al divenire dei suoi frequenti dolori al coccide.
Pigra viziata, donna di facciata, a caccia di polli da spennare, le cose, sono a lei dovute, sono naturali.
Bellissima principessa, dello spreco e dell’offerta, compra due, e spende tre, compra tre e butta due.
Il suo pane è sempre vecchio, anche se di giornata, è duro!
La sua mente lasciva e contorta, progetta calcola, organizza, guida i suoi gonzi, i suoi giocattoli.
Educata, gentile, capricciosa, poco propensa di adattarsi all’ambiente, che la circonda, vive nel suo bozzolo, e vede solo le sue cose, disprezza la povertà degli altri, facendo pesare, la sua agevolata condizione superiore.
Acuta pignola esigente, tollerante, depressa che sfoga la sua depressione, contro se stessa, dominatrice, si meraviglia se non è servita dai comuni mortali. Dominatrice, trascina i più duri individui al suo mulino, che dirige con facoltà innate e disinvoltura come una vera rampante donna in carriera.
Indaffarata, e per pochi minuti, inattiva, si rivela una vera filosofa di vita, sfrutta il sole per colorarci la sua gentile delicata pelle olivo bionda.
Il vento passa da lei per pettinarla, poi lei si alza dallo sdraio, e con fare calmo, assorta nei suoi pensieri, sfaccenda in giro per casa come un robot, poi si stanca,si rimette nello sdraio e si riposa.
Costretta a fare cose nuove per vincere la depressione, che è latente in lei, per gabbare (il male oscuro) lei finge di non conoscere.
Aggira il suo nemico con cose nuove, e nuove emozioni, nuovi amici, nuovi interessi, di cui passeranno, senza lasciare traccia nel suo cuore nobile e superiore.
Come spesso mi accade, la sogno, che mi guardava, seduta sul fianco destro, era seduta, sullo sfondo del sogno, mi osservava col suo sguardo indagatore, mi sentivo osservato.
Altre volte dopo una conoscenza nuova, avevo sognato la persona, lei veniva in sogno, lasciandomi quella sensazione, un messaggio da carpire e decifrare il suo significato.
Purtroppo la vita stressata d’oggi non permette distrazioni, e molte cose ovvie sono perse nel caos.
Su di lei ho già scritto, qualche pagina e molte poesie, basate sul suo muto ed intenso comunicare con me, come se io fossi la sua “strofa” la salvezza, suo appiglio morale spirituale, nella sua forza, sta la sua salvezza, ma lei non lo sa.
Lei chiede a me, cose che io ho già fallito in tutti i campi, lei mi adora per via della mia filosofia della rinuncia, lei si aggrappa alla mia personalità, che per paradosso mi sento responsabile, e ricomincio la lotta contro il male oscuro, che puntualmente si affaccia, sperando in una mia sconfitta.
Lei si aggrappa ad una strofa ormai secca, debole, ma con radici ancora sane a cui risiede la forza che lo aiuta a lottare ancora le battaglie perse. infatti, ottimista all’idiozia ostinato come un vero calabrese, “testa e lignu” dice di vedere gli asini volare, ma non ci credete, lui invece ci crede perché sa che è l’ultima strofa, a cui aggrapparsi nei momenti bui.
Il fallito, che da forza ad una persa ragazza, in cerca di fede vera, di un Dio ormai al soldo dei potenti.
Un Dio cieco e che mette alla prova, come a Giobbe, la sua anima, pure e le mettono alla prova, in questi tempi di caos, chi lo ascolterà mai?
La mia unica forza è la filosofia, l’antica forza che mi aiuta a sopportare un mondo che non è mio.
Come un leopardo, sopra un albero, col corpo lasciato cadere sul tronco, osservo la gente, cerco di capire, la loro fretta, la loro mancanza di radici, etiche e morali, l’assenza completa della memoria, la cultura del vuoto, sposando il nulla, fino a quando qualcosa si rompe dentro, dove non gli resta che scappare inorriditi, da se stessi.
Con eroismo sopporta il dolore fisico, lottando con quello morale, che non riesce a dominare, il suo cuore fa saltelli di gioia, per poi vedere le miserie umane, liberarsi negli sguardi indagatori dei suoi amici e conoscenti scettici, accusata ingiustamente di fingere.
Cucciola io so che tu non fingi, so, che tu sai, come uscire dal tunnel dove ti sei cacciata.
Nel tunnel tu guarderai solo la luce, e non le pareti buie, chiudi, gli occhi e naviga nel tunnel, aprili solo quando sentirai il calore sulla tua pelle, che il sole ti regalerà.
La Cucciola, accogliente, aperta acuta nei pensieri, forte nel carattere, la mente, meno forte, ti chiede aiuto, per combattere quel tarlo dentro di te.
Tarlo che la consuma, il male oscuro la prende la rende prigioniera di se stessa.
Rileggo la pagina, che ho scritto, l’anno scorso, e di lei aggiungerei altro a suo favore.
Il suo tarlo presente nei gesti la domina costantemente, lasciandogli poco spazio, per potere reagire alla sua condizione.
Essendo assuefatta inconsciamente dal male appoggiato dalle sue condizioni fisiche che la rendono molto fragile nella volontà di esistere.
Essendo martellata di continuo dai dolori, dove il male si è mimetizzato bene rendendo la creatura labile e irritabile.
Solo la sua forte personalità le è d’aiuto, lottando tutto il giorno e la notte contro il male.
Gloria in certi momenti di sconforto, perde la pazienza, si ribella, al suo stato decisa decide di combattere la sua battaglia in modo violento.
Spaccherebbe tutto ciò che si presenta davanti a se.
Calpesterebbe ogni suo credo, ma, poi rinsavisce, e ama, la sua natura e subisce se stessa.
Da molti conoscenti, è fatta oggetto di critica, da altri adorata, altri ancora la snobbano, per il suo fare libertino.
Inserisce frasi in Messenger, poi si costruisce la sua reggia, con i regnanti a lei fedeli che l’adorano e di loro si serve per lottare il male originario che è in lei.
La Cucciola, circondata dai suoi cari, un padre affettuoso, una madre integra, fratello e cucini zie, il marito che la ama, il figlio indaffarato dai sogni di una gioventù piena di progetti.
Ragazza educata e privilegiata, dalle ampie amicizie, accorta nelle finanze, le piace risparmiare per poi sprecare come un gioco di società.
Compra cose inutili, ma con risparmio.
Come spesso mi accade, la sogno, che mi guardava, seduta sul fianco sinistro, era seduta, sullo sfondo del sogno, mi osservava col suo sguardo indagatore, mi sentivo osservato.
Altre volte dopo una conoscenza nuova, avevo sognato la persona, lei veniva in sogno, lasciandomi quella sensazione, un messaggio da carpire e decifrare il suo significato.
Un Dio cieco e che mette alla prova, come a Giobbe le sue anime pure e le mettono alla prova, in questi tempi di caos, chi lo ascolterà mai?
La mia unica forza è la filosofia, l’antica forza, che mi aiuta a sopportare un mondo che non è mio.
Come spesso mi accade, la sogno, che mi guardava, seduta sul fianco sinistro, era seduta, sullo sfondo del sogno, mi osservava col suo sguardo indagatore, mi sentivo osservato.
Altre volte dopo una conoscenza nuova, avevo sognato la persona, lei veniva in sogno, lasciandomi quella sensazione, un messaggio da carpire e decifrare il suo significato.
Lei chiede a me, cose che io ho già fallito in tutti i campi, lei mi adora per via della mia filosofia della rinuncia, lei si aggrappa alla mia personalità, che per paradosso mi sento responsabile, e ricomincio la lotta contro il male oscuro, che puntualmente si affaccia, sperando in una mia sconfitta.
Lei si aggrappa una strofa ormai secca, debole, ma con radici ancora sane a cui risiede la forza che lo aiuta a lottare ancora le battaglie perse. infatti, ottimista all’idiozia ostinato come un vero calabrese, “testa e lignu” dice di vedere gli asini volare, ma non ci credete, lui invece ci crede perché sa che è l’ultima strofa, a cui aggrapparsi nei momenti bui.
Donna squisita, di grande cuore, portatrice di un croce, troppo grande, paziente saggia a volte si scoraggia, si deprime, ma poi come una vera fenice risorge.
Ed ecco che il cuore mio si rallegra e canta.
Dolce minuta graziosa, gentile educata religiosa, abile conversatrice, una vera chattista!
Elegante nei modi vispa e forte nel carattere, testarda, col cuore in mano cerca se stessa in ogni dove.
Eccola lì dunque, accendo il fuoco, lei mette la carne sulla griglia, il calore a lei amica, abbellisce le sue gote, colorandole come un vero pittore.
Il viso tondo, come il sole infuocato, si allontana dalla griglia, mostrando tutta la sua bellezza, prima nascosta, le carezze che il fuoco le ha dato completano il quadro che lei sta formando della sua personalità.
Come un pulcino spaurito, vive la sua condizione di ragazza delusa dagli eventi ostili a lei.
Sogna d’essere normale, e per questo motivo con pazienza tollera i suoi strani dolori, convive con loro, con santità umana.
Santità che traspare nei suoi graziosi gesti del fisico provato, ma, pieno di speranza, lotta contro il male oscuro, che è in lei.
La Cucciola, distesa su un letto d’ospedale nell’attesa di nuovi esami di routine, osserva gli altri che soffrono, come e più di lei, pensa, nel suo cuore com'è preziosa la salute.
Vede intorno a se cattiverie inutili gelosie insulse, e si consola sapere che il mondo è pieno di sofferenze umane.
La Cucciola, racconta ciò di se, con una strana calma, a dir poco saggia in odore di sacro.
Calma riflessiva rilassata con cenni d’emozioni appena percettibili, e io sento, la sua anima sofferente, mai rinunciataria.
Dolce di natura mite, quando si ribella al destino assegnatole, muta il suo umore, lasciando che la parte peggiore si riveli.
Gloria sfortunata creatura, che a detta di molti insensibili suoi conoscenti, viene accusata di fingere la sua malattia( ha troppi crecchi!)
Viziata? Recita? Finge? E se invece fosse vero?
Chi potrebbe ridarle la gioventù, sprecata che sta conducendo? Col suo comportamento assurdo.
Come una bellezza suo pari sprecherebbe la vita.
Con eroismo sopporta il dolore fisico, lottando con quello morale, che non riesce a dominare, il suo cuore fa saltelli di gioia, per poi vedere le miserie umane, liberarsi negli sguardi indagatori dei suoi amici e conoscenti scettici, accusata ingiustamente di fingere.
Gloria, io so che tu non fingi, so, che tu sai, come uscire dal tunnel dove ti sei cacciata.
Nel tunnel tu guarderai solo la luce, e non le pareti buie, chiudi, gli occhi e naviga nel tunnel, aprili solo quando, sentirai il calore sulla tua pelle, che il sole ti regalerà.
Gloria accogliente, aperta acuta nei pensieri, forte,
Capitolo 03
Eccola in chiesa a pregare, col cuore e voce alta, scandendo le parole sacre che molti di noi timidamente accennano, nella confusione della preghiera, con una punta di pudore e vergogna.
Ecco le sue rosse gote, nascondono le sparse lentiggini, e l’aria sofferente del suo dolce viso, con un misto di sacro.
Ha cantato il suo cuore ferito e pieno di speranza, la sua bontà. compare, nella sua anima afflitta cercando unico appiglio, la fede.
Lei saluta tutti! È salutata da tutti!
Come una vera eroina si fa amare, la sua affabilità trascina quelli che si avvicinano a lei volenti o nolenti ne subiscono il fascino e la simpatia.
Sul viso tondo sono disseminati, lentiggini come stelle, quel nasino su, la dice tutta, sulla sua personalità, complessa, accoglie a se e poi respinge ora dolce ora dura. La sua chioma, nera corvina
sempre bella, sempre carina semplice affabile sicura. Si trasforma in lampo e l’altra metà dispone,
Della sua anima Afflitta e muta, Ribellandosi scruta La sua sorella Lola Che canta come lei.
Su di lei ho già scritto, qualche pagina e molte poesie, basate sul suo muto ed intenso comunicare con me, come se io fossi la sua “strofa” la salvezza, suo appiglio morale spirituale, nella sua forza sta la sua salvezza, ma ella non lo sa.
Gioca, accarezza, aggredisce, allo stesso tempo, muove le sue pedine di turno, difende sempre la sua condizione, di cui si fa scudo inconsciamente.
Ribelle e mite, posata saggia, inafferrabile, femminile e dominante saffo e lesbo, ama gli intrighi, disegni, di varia natura e ceto sociale.
Ex cucciola due anni dopo, il primo giorno che la conobbi, la notte ebbi una visione, un lampo, con lei, il suo viso dolce di profilo mi osservava, come nel giudicarmi, un sogno simile mi era capitato anni fa, quindi ero stato “avvisato”
Dopo due anni, dopo varie poesie, e fatti vari, sono uscito vincitore, anche se ammaccato.
Da una situazione complicata, un’amicizia falsa ma comoda per il mio stato.
Degradato a badante senza stipendio, operaio principale della principessa.
Prigioniero consapevole legato senza lacci, ad una condizione, e senza catene visibili, ogni giorno veniva chiaro il suo interesse per la mia persona, la sua bontà mista alla sua scaltrezza, tessitrice di una tela, ogni tanto saltava una maglia, ed io ero lì a prendere appunti memoriali sulle sue azioni.
Seguivo col mio istinto quel disegno mimetizzato, ogni giorno, e capivo dalle piccole cose la sua regia.
Vedevo già il suo disegno originale, e cioè la tela, lavorata con maestria da fare invidia a Penelope d’Itaca. Dopo vari tentativi notai, azioni di bassa lega, dispetti inutili che non avrebbero avuto ragione d’essere fino alla negazione dei miei oggetti prestati, o a deposito nella sua casa, dove sparivano, negandone l’esistenza, con delle scuse assurde.
Come la carriola sparita, e la finta telefonata anonima fatta fare da un suo amico, a miei danni sul lavoro.
Un invito a cena dei resti del pranzo.
L’astuzia di degradare la mia professione per avere un badante gratis, la pretesa di fare le cose come lei voleva.
Prestare il Nikimobile, nel senso di non riaverlo più mi fece indispettire il cuore mio generoso, mi chiamò a parte e mi disse cosa ne pensavo di lei.
Mi fai leggere la posta? E lei indispettita, come se usassi roba sua.
Sapere di essere stato raggirato, dalle sue azioni capricciose, solo per il gusto di una principessa viziata, in una famiglia austera sana, tutti al suo capriccioso servizio.
Tipo misterioso vicino di casa di lei che non aspetta altro che fare dei dispetti alla sua cugina odiata, sia per gelosia, alla sua bellezza d’animo e scaltrezza familiare.
Lui dissacra di continuo, ogni cosa che lei si adoperi, lui geloso delle superiorità di lei che sogna di essere una principessa, e lui cugino sa di essere di una razza superiore! Capita! Spesso che un uomo vissuto poi creda ad un bambino, che gli parli d’amore.
Lui uomo vissuto, depravato, scaltro, sapeva tutto di tutti, escluso, le sue gesta insulse.
Cosi mi accorsi, che aveva un pessimo cugino, come la snobbava, e la schivava come se fosse invisibile.
La Cucciola, scaltra programmata, col suo obbiettivo nella mente, si proponeva a me con venerazione e domande atte a scavare, nel mio passato per vari motivi, e specie il presente, poi scoperto essere per motivi economici, ed ereditari.
L’avevo paragonata al mare, che con delicatezza, un po’ alla volta scavava le fondamenta della casa a cui lei aspettava la caduta, e come uno sciacallo, ne avrebbe divorato le carni.
Fondamenta asportate, dalle onde piccole e minute, ma continue, senza il più minimo sospetto.
Scavando ogni istante la sabbia, e la terra che sopportava la struttura e il soggetto che ero io in questo caso.
Le voci di popolo dicevano, che ero il suo badante smilzo; particolare, e dato che il suo passato aveva dato adito a delle critiche, io ero uno di turno, e dato i miei meriti nel campo amoroso, ero uno che non perdonava, insomma ero uno di quelli che chiede o me la dai… o scendi!
Secondo; appunto loro io avrei avuta a tutti i costi.
Invece, mi ero trovato ad essere, incantato dalla sua morale religiosa, mi ero proposto come peccatore, e invece aveva capito la mia integrità, cosi facevo il lupo, ma vittima della bambina viziata, e mi rendeva ridicola la mia tattica di conquista.
Mi rendevo ridicolo, ai vari osservatori, il cugino materialista, calcolatore, cui tutto compra, e tutto ha un prezzo.
Gloria scaltra programmata, col suo obbiettivo nella mente, si proponeva a me con venerazione e domande atte a scavare, nel mio passato per vari motivi, e specie il presente, poi scoperto essere per motivi economici, ed ereditari.
L’avevo paragonata al mare, che con delicatezza, un po’ alla volta scavava le fondamenta della casa a cui lei aspettava la caduta, e come uno sciacallo, ne avrebbe divorato le carni.
Fondamenta asportate, dalle onde piccole e minute, ma continue, senza il più minimo sospetto.
Scavando ogni istante la sabbia, e la terra che sopportava la struttura e il soggetto che ero io in questo caso.
Capitolo 05
Cucciola nel peccato.
Quando, in età avanzata, come un fulmine si abbatte sulla tua vita, correlata d’illusioni e delusioni e screzi di vario genere, si affaccia a te ennesima e forse l’ultima occasione di felicità, pur assurdo ti lasci cullare dal vento nuovo, e ne fai una nuova ragione di vivere, pur sapendo che è peccato, e il desiderio d’amare una bella donna più giovane, bella avvenente, affabile, e ti risenti vivo, senti che vuoi rischiare e vuoi cadere nel peccato, e come un soldato che vede la vittoria al costo della vita.
Vuoi fare ultima cosa, gradita al tuo corpo spinto da un’anima afflitta, ignorando il peccato, pur conservando la virtù, che ti ha sempre guidato, e vuoi finalmente cadere nel peccato, da sempre frenato dall’ambiente circostante, adesso vuole risorgere un nuovo travolgente amore, anche se sai che può essere finto o recitato da altri, ma che sai appartenere al teatro della vita moderna, ne soffri, ma ne sei attratto immoralmente, lasciandoti trascinare, come in un fiume in piena.
Sogni, accarezzi la nuova occasione idea di felicità, dopo un periodo negativo, e con la nuova compagna ipotetica ti lasci travolgere senza remore, nel solo sentire la sua voce.
I brividi accarezzano il tuo corpo stanco, ma non vinto ancora, e senti il calore al solo sfiorare i suoi capelli, il collo, sensibile e fremente, sentirla vicina vibrare per te, e con voce rotta dall’emozione, ricevere un debole “NO” rinforzando cosi il tuo disegno di peccatore ipocrita, liberando finalmente il tuo corpo dal pudore atavico per cadere nell’agognato peccato ingannando se stesso.
nella mente, conficcata la sua immagine, la sua attrazione fisica, sessuale, mi presentai di buon mattino, e senza farmi annunciare dai suoi, ormai ero di casa, lei non mi aveva il solito squillo (come il solito) lei mi guardò contenta della mia ribellione che amava, e forse intuì le mie brame d’amore che si trascinavano da mesi.
Sta di fatto che uscimmo insieme, con la sua 175, la carrozzella, il motore ero io, dentro di me avevo una voglia matta di fargli la festa, o come si dice, fare l’amore non lei, che forse era la spinta principale, che mi aveva sollecitato questa mia azione azzardata, visto che lei aveva marito e famiglia.
Perciò, guidai la sua 175, sull’argine del fiume vicino.
Lei con amore mi disse! Tu sei pazzo! Cosa, ti passa per la testa?
Senza ascoltarla, come fa un pazzo, continuai la spinta fino a dietro un salice piangente, che faceva al caso nostro, con i suoi rami fino in terra, dal peso dei baccelli, e fungevano da separè, per gli eventuali passanti curiosi, misi il fermo alla carrozzella, e tirai fuori il mio membro duro al punto giusto, lo capii perchè scoppiava nel jeans, venne fuori con furia, che quasi si tagliava alla arrugginita chiusura lampo.
La cucciola non credeva ai suoi occhi e mi sgridò; tu sei pazzo Niki. Si, di te, dissi io furioso, e deciso, basta adesso basta!
Con la mano sinistra lo portai alla sua bocca, che mi stava lì di fronte, lei seduta, lo vide vibrare e come una vera donna, lo prese con devozione e delicatezza e lo baciò, poi si guardò in giro per vedere il panorama, e ricominciò come prima con amore di fargli male, in giro non c’era nessuno data la mattinata, poi lo prese con due mani se lo portò al seno quasi scoperto ed io non riuscivo a stare in piedi dal piacere mi sarei accasciato volentieri , quando lei lo sbucciò e lo riprese in bocca,poi si voltò, e si bloccò, prese lo scialle e lo mise sopra per nascondere la cosa, in arrivo una vecchietta con un barboncino, che stava arrivando dalla passeggiata.
Appena la donna si era allontanata, lei tolse lo scialle dal mio ventre e ricominciò come affamata di sesso, scoprendo le gambe belle e ben tornite.
Riprese lo scialle, e lo riposò sulle sue belle gambe, ben tornite e di misure aggraziate, minute e tonde come un armonico disegno poetico.
Il suo da fare, come ai vecchi tempi, mi faceva stare in paradiso, e la paura di essere visti, si era dissolta al piacere che provavo con lei. Svanì cosi la vergogna del peccato, e la vera natura umana, mi liberò il mio istinto sessuale, volevo contraccambiare il suo regalo, vederla cosi mi aveva dato coraggio e grinta mi ritrassi da lei inginocchiandomi davanti a lei sperando nella fortuna di una giornata di primavera.
Ma lei, mi tirò su di nuovo, con grazia, le sue mani esili, non ho finito disse!
La voce era cambiata, la mia volontà vacillava, e lei era lì, che mi dava occhiate di piacere, poi presi la sua testa per far forza alla sua vigorosa voglia di me.
Per la prima volta capii che si era liberata di un desiderio, che anche lei non aveva valutato, nella sua posizione ideale, aveva quasi finito che un passante anziano ci guardava con sospetto, che veniva da una stradina, al che lei accelerò la lingua e mi regalò il paradiso di cui parlano, ero in coma pieno di felicità, la vedevo che si ricomponeva con garbo, e mi appoggiava lo scialle sul mio ventre vibrante.
Poi, come nulla fosse, mi ordinò; andiamo!
Tolsi il freno, dalla 175, e con naturalezza accarezzai la sua testolina che aveva regalato a me una vera gioia, con una mano, e un dolce sguardo che non vidi mai più.
Pensai a, quando si passeggiava nei vicoli bui, soli io e lei, a quante occasioni perdute, e lei che sospirava, al punto da eccitarmi in modo morboso, al punto che la toccavo dietro e lei sentiva il calore, di dietro e mi sollecitava dandomi dello stupido!
Dicendo in giro che ero un innocuo, e com’era prevedibile, si era creata una nuova forma d’amicizia, a cui mi sono vergognato con lei, lei invece era allegra sapendo che mi sentivo un verme, anche se mi era piaciuto assai, ma a freddo, avrei voluto non averlo fatto.
La vendetta di niki.
Dopo due anni avevo preso coscienza, e mi ero fatto un’idea della donna, che c’era in lei. donna scaltra e abile, nei suoi disegni, e anche io appartenevo alle varie linee del suo progetto, non più misterioso, infatti avevo capito bene cosa aveva nella sua testolina, esile e proporzionata, dalle orecchie aderenti alla tempia, e la sua mente spesso assorta, nello studio per fregare i propri simili.
Ormai ero uno che aveva visto il vero volto della donna, nel suo vero Io.
Mi venne in mente la scuola, nella fanciullezza, quando il nostro maestro d’AIKIDO mi fece scrivere con una vernice blu, sulla parete immensa della palestra dove facevamo le elezioni e la preparazione.
Mi fece scrivere a caratteri da 30 centimetri, per tutta la parete dello stabilimento.
Che, recitava cosi: guardati dalla furia, di un uomo calmo!
La sera a casa dopo aver comprato un fiasco di vino, chianti rosso, pane e una bistecca, ero lì che dovevo decidere il da farsi, con la Cucciola.
Mangiando guardavo la tv, dalla rabbia che avevo in corpo, mi dava noia anche la tv, cosi spentala, ero nervoso lo stesso, feci un paio di mosse della lotta a me conosciuta, per rilassarmi, e quasi sfondavo lo specchio della camera da letto, e mi feci paura specchiandomi.
Urlai allo specchio che mi osservava, e in modo rabbioso stringevo le mani nell’aria, intrisa della mia rabbia, insomma volevo menare le mani, sfogarmi.
Guardati dalla furia di un uomo calmo mi diceva la vocina che era in me. Lasciai che il silenzio mi cullasse, con l’aiuto del vino rosso turchino generoso, dissi fra me.
A letto a pancia in aria vegliai tutta la notte, e verso l’aurora il sonno ebbe ragione della mia rabbia.
Dopo sette ore di riflessione, ero giunto alla decisione di vendicarmi delle angherie fatte dalla donna che credevo amica, e delle cose che dicevano in giro. Il mattino la cucciola mi chiamò, con la solita allegria e il caso ci mise lo zampino, mi disse che andavamo al fiume a passeggio sulle rive rialzate fatte a giardini pubblici e un percorso a piedi e in bici, o a piedi come dovevamo farlo noi.
Oggi facciamo un giro sul fiume, dai! sbrigati!
La sua solita allegria mi faceva male al cuore, ed ecco, che la mia mente, tornò alla notte insonne,ero agitato ma calmo, il suo profumo di shampoo mi inebriava al solo starci vicino, vedevo da lontano una vecchietta che ci stava incontrando sulla stradina sterrata e dietro di essa una panchina spostata li da chissà chi, forse qualche vandalo notturno, i suoi capelli neri corvini erano sopra la carrozzella, ed io traevo piacere a vederli li pronti da accarezzare,allungai la mano sinistra passandole la mano sopra la testa, lei si rivoltò dicendo ma che fai? Sei scemo?
A. G.
niki707