ROMA - L'alba accoglie Roma e l'Altare della Patria con gli occhi gonfi di lacrime e di cordoglio per le vittime italiane a Nassiriya, dopo un silenzioso e ininterrotto omaggio, durato tutta la notte. Alle 9 in punto, i 19 mezzi militari che portano le bare dei caduti si muovono dal vittoriano verso la basilica di San Paolo, dove si è poi svolta la cerimonia funebre con la presenza dei parenti delle vittime e delle più alte autorità dello Stato.
Ad aprire il corteo, la scorta d'onore dei Carabinieri, composta da motociclisti disposti in fila per due. Un vero e proprio cordone umano con migliaia di persone sui marciapiedi, lungo le strade e nelle piazze, accompagna il corteo. La gente si affaccia ai balconi e applaude. Molti si commuovono. Davanti alle finestre e sulle ringhiere tanti tricolori. Quasi contemporaneamente, a Nassiriya si rende onore ai caduti con la bandiera a mezz'asta e i reparti schierati nella piazza d'armi del quartier generale. Una cerimonia breve e sobria, con il cappellano del 150° Reggimento Sassari, don Luigi Aruffo, che legge la preghiera del soldato e poi un salmo, il de profundis.
Poi, mentre in tutta Italia migliaia di negozi abbassano le saracinesche in segno di lutto e le bandiere sventolano a mezz'asta, prende il via la cerimonia nella grande basilica di San Paolo fuori le mura, che si concluderà con un applauso scrosciante quando le 19 bare sono uscite dalla chiesa. Ai piedi dell'altare maggiore, addobbato con rose bianche, sono state allineati i feretri, tutti avvolti nel tricolore. Su ciascuno, un cuscino di velluto rosso con spada e berretto d'ordinanza. I familiari delle vittime sono stati sistemati nelle prime file a destra dell'altare, a sinistra le più alte cariche istituzionali e militari: c'era il presidente Ciampi, il premier Berlusconi, i presidenti di Camera e Senato, Casini e Pera. Dietro di loro ministri, parlamentari e altre autorità.
In chiesa anche i feriti nell'attentato in Iraq: sui volti portano visibili i segni di quella terribile tragedia, ma volevano esserci, a tutti i costi. A celebrare la messa oltre al cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, 22 tra arcivescovi e vescovi. Nell'omelia, Ruini, prendendo spunto dalle parole della vedova di Giuseppe Coletta, avverte: «Non fuggiremo davanti ai terroristi, anzi li fronteggeremo con tutto il coraggio, l'energia e la determinazione di cui siamo capaci. Ma non li odieremo». Berlusconi annuisce più volte con il capo.
Poi, durante la preghiera eucaristica, le vittime vengono ricordate, con il solo nome di battesimo e la folla è percorsa da un fremito di commozione e scioglie la tensione in un lungo applauso. Impietriti, i parenti e gli intervenuti ascoltano le preghiere del soldato e del carabiniere, quest'ultima letta con voce rotta dal pianto dal maresciallo Marilena Iacobini, ferita in Iraq.