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Respuesta  Mensaje 1 de 2 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN  (Mensaje original) Enviado: 07/12/2010 05:49
 

LA VOGLIA DI INCONTRARSI
Da cosa nasce questa voglia??

 L’uomo di per se, per naturali  esigenze,  cerca di evolversi attraverso il desiderio della conoscenza personale.
Questa conoscenza avviene nel guardarsi intorno a se e relazionandosi con altri sguardi volti alla scoperta del nuovo. Questa scoperta aumenta sempre più la curiosità unita al desiderio di ampliamento di essa.
Da cosa nasce questo desiderio?
Nasce dalla naturale tendenza dell’uomo a compararsi al suo Creatore.
Qui, menzionando il Creatore dell’uomo, è fondamentale ed inevitabile il riferirsi a Dio Onnipotente e Creatore Nostro. Da Lui abbiamo preso le sembianze poiché siamo fatti a sua Immagine e somiglianza, e a Lui vogliamo e tendiamo sempre a riferirci. Questo riferimento a Dio viene interpretato liberamente in modi diversi:  giusto e distorto. Distorto, a causa dei limiti che il più delle  volte l’uomo non si pone, non rendendosi conto della propria
fragilità umana, promozionato sempre più dalla volontà di arrivare all’apice della sua grandezza, cioè, compararsi con il  suo  Creatore per rendersi “indipendente” da Lui.
La Fede in Dio, aiuta i credenti a comprendere i propri limiti umani, senza per questo, non evolversi sempre in meglio, fisicamente e culturalmente, avendo la capacità attraverso la Fiducia posta nelle Sue mani, di comprendere che attraverso Dio, possono aprirsi nella propria vita strade più sicure che evitino di cadere nella
trappola della comparazione al proprio Creatore.
Altro elemento fondamentale e importante, per i credenti, è, avere la consapevolezza che nelle fatiche della vita, sapendosi  sostenuti illuminati da Dio, camminano nella propria vita consapevoli di aver fatto il massimo consentito dalle proprie condizioni umane. Diversamente, i non credenti, non riescono a rendersi conto il perché non riescono ad arrivare agli obiettivi che si pongono, nella interezza dell’utilità comune, sociale ed universale, superando le proprie resistenze umane che inevitabilmente implodono in loro stessi.
Ciò non toglie che a questa ipotesi, da me formulata in modo grossolano,  e, certamente aperta a commenti aperti costruttivi di chi non crede, non ci siano anche le eccezioni, che servono, appunto, a rinnovare sempre più le tentazioni nell’uomo ad equipararsi al suo Creatore, cioè a Dio.
Detto questo, per  coloro che come noi cristiani credono nell’Avvento del  Figlio di Dio, Gesù, inviato per accompagnarci con la sua Luce che salva, l’attesa della Sua nascita è un momento in cui consci della maestosità di questa Venuta, cerchiamo di renderci degni attraverso la preghiera unita all’amore per le  cose e  le  azioni,
operate nella nostra esistenza,  ponendo in esse la propria  anima, che diventa così, segno della propria identità di Figli, e tappe mature verso la vita eterna, di cui possiamo riceverne piccoli anticipi, in questo nostro pellegrinaggio terreno, in attesa della gioia senza fine dell’Incontro definitivo con Cristo, Salvatore Nostro.

 Pace e Bene



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Respuesta  Mensaje 2 de 2 en el tema 
De: Lelina Enviado: 07/12/2010 06:04

A Natale  non ci limitiamo a commemorare la nascita di un grande personaggio; non celebriamo semplicemente ed in astratto il mistero della nascita dell’uomo o in generale il mistero della vita; tanto meno festeggiamo solo l’inizio della nuova stagione. A Natale ricordiamo qualcosa di assai concreto ed importante per gli uomini, qualcosa di essenziale per la fede cristiana, una verità che san fuga%20in%20Egitto Giovanni riassume in queste poche parole: "il Verbo si è fatto carne". Si tratta di un evento storico che l’evangelista Luca si preoccupa di situare in un contesto ben determinato: nei giorni in cui fu emanato il decreto per il primo censimento di Cesare Augusto, quando Quirino era già governatore della Siria (cfr Lc 2,1-7). E’ dunque in una notte storicamente datata che si verificò l’evento di salvezza che Israele attendeva da secoli. Nel buio della notte di Betlemme si accese, realmente, una grande luce: il Creatore dell’universo si è incarnato unendosi indissolubilmente alla natura umana, sì da essere realmente "Dio da Dio, luce da luce" e al tempo stesso uomo, vero uomo. Quel che Giovanni, chiama in greco "ho logos" – tradotto in latino "Verbum" e in italiano "il Verbo" - significa anche "il Senso". Quindi potremmo intendere l’espressione di Giovanni così: il "Senso eterno" del mondo si è fatto tangibile ai nostri sensi e alla nostra intelligenza: ora possiamo toccarlo e contemplarlo (cfr 1Gv 1,1). Il "Senso" che si è fatto carne non è semplicemente un’idea generale insita nel mondo; è una "Parola" rivolta a noi. Il Logos ci conosce, ci chiama, ci guida. Non è una legge universale, in seno alla quale noi svolgiamo poi qualche ruolo , ma è una Persona che si interessa di ogni singola persona: è il Figlio del Dio vivo, che si è fatto uomo a Betlemme.

A molti uomini, ed in qualche modo a noi tutti, questo sembra troppo bello per essere vero. In effetti, qui ci viene ribadito: sì, esiste un senso. Il Senso ha potere: è Dio. Un Dio buono, che non va confuso con un qualche essere eccelso e lontano, a cui non ci sarebbe mai dato di arrivare, ma un Dio che si è fatto nostro prossimo e ci è molto vicino, che ha tempo per ciascuno di noi e che è venuto per rimanere con noi. E’ allora spontaneo domandarsi: "E’ mai possibile una cosa del genere? E’ cosa degna di Dio farsi bambino?". Per cercare di aprire il cuore a questa verità che illumina l’intera esistenza umana, occorre piegare la mente e riconoscere la limitatezza della nostra intelligenza. Nella grotta di Betlemme, Dio si mostra a noi umile "infante" per vincere la nostra superbia. Forse ci saremmo arresi più facilmente di fronte alla potenza, di fronte alla saggezza; ma Lui non vuole la nostra resa; fa piuttosto appello al nostro cuore e alla nostra libera decisione di accettare il suo amore. Si è fatto piccolo per liberarci da quell’umana pretesa di grandezza che scaturisce dalla superbia; si è liberamente incarnato per rendere noi veramente liberi, liberi di amarlo.

Cari fratelli e sorelle, il Natale è un’opportunità privilegiata per meditare sul senso e sul valore della nostra esistenza. L’approssimarsi di questa solennità ci aiuta a riflettere, da una parte, sulla drammaticità della storia nella quale gli uomini, feriti dal peccato, sono perennemente alla ricerca della felicità e di un senso appagante del vivere e del morire; dall’altra, ci esorta a meditare sulla bontà misericordiosa di Dio, che è venuto incontro all’uomo per comunicargli direttamente la Verità che salva, e per renderlo partecipe della sua amicizia e della sua vita. Prepariamoci, pertanto, al Natale con umiltà e semplicità, disponendoci a ricevere in dono la luce, la gioia e la pace, che da questo mistero si irradiano. Accogliamo il Natale di Cristo come un evento capace di rinnovare oggi la nostra esistenza. L’incontro con il Bambino Gesù ci renda persone che non pensano soltanto a se stesse, ma si aprono alle attese e alle necessità dei fratelli. In questa maniera diventeremo anche noi testimoni della luce che il Natale irradia sull’umanità del terzo millennio. Chiediamo a Maria Santissima, tabernacolo del Verbo incarnato, e a san Giuseppe, silenzioso testimone degli eventi della salvezza, di comunicarci i sentimenti che essi nutrivano mentre attendevano la nascita di Gesù, in modo che possiamo prepararci a celebrare santamente il prossimo Natale, nel gaudio della fede e animati dall’impegno di una sincera conversione.

Buon Natale a tutti!



 
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