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De: Nando1 (Mensaje original) |
Enviado: 25/01/2011 06:40 |
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De: Nando1 |
Enviado: 25/01/2011 07:52 |
1990 - A Londra muore, 67enne, l’attrice Ava Gardner.
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De: Nando1 |
Enviado: 25/01/2011 07:54 |
Dopo aver trascorso un'infanzia povera e difficile (settima figlia d'una contadina e di un irlandese con gli occhi verdi coltivatore di tabacco) in campagna, mentre si sta preparando ad una modesta carriera impiegatizia, un viaggio a New York le procura un contratto con la Mgm: a 18 anni approda così ad Hollywood, sposando due anni dopo Mickey Rooney (il matrimonio però dura solo undici mesi). Prima alcune piccole parti, nelle quali si nota la sua bellezza bruna ed altera - una fossetta sul mento, lo sguardo intenso, l'incedere sicuro, lo scatto orgoglioso della testa che esibisce il profilo, il lungo passo falcato, le spalle da regina, i gesti larghi del mostrarsi, i sospiri sapienti della voce, l'ostentazione dei bellissimi piedi molto piccoli - poi il successo con un film che Robert Siodmak ricava da un racconto di Hemingway, The killers. Ava interpreta The snows of Kilimangiaro ( Le nevi del Kilimangiaro, 1952), l'esotico Mogambo (1953), The barefoot Contessa ( La contessa scalza, 1954), The naked Maja ( La Maja desnuda, 1959), On the beach ( L'ultima spiaggia, 1959), The night of the Iguana ( La notte dell'iguana, 1964). Tuttavia la Gardner non aveva una particolare simpatia per Hollywood: "Avrei dovuto avere più orgoglio, più ambizione. Avrei dovuto imparare a recitare, ma non è stato possibile. Per diciassette anni, a Hollywood, sono stata schiava della Metro Goldwyn Mayer. Il contratto era più greve d'una catena. Ti dicevano: fa' questo, e tu dovevi farlo. Se disubbidivi ti toglievano lo stipendio: restavi senza soldi, senza lavoro, e il tuo contratto s'allungava di tutto il periodo d'inattività, cosi potevano tenerti in pratica per sempre. Quando pensavi d'essere ormai una star, ti davano apposta particine umilianti, e se le rifiutavi ti sospendevano di nuovo. Potevano toglierti mezzo per il tempo che volevano, tanto da far dimenticare la tua faccia, la tua esistenza. Dovevi appartenere a loro anima e corpo, ubbidire sempre: la rivolta degli schiavi non era prevista né tollerata. D'altra parte, senza la Mgm non sarei mai diventata una diva: non avevo ambizione, non avevo esperienza, non avevo alcuna vocazione. Ero soltanto una tra i bellissimi ragazzi e ragazze a cui facevano un contrattino e che restavano li a sperare e a scannarsi tra loro, ad aspettare il turno della fortuna: dei trenta o quaranta insieme con i quali io cominciai alla Metro ne saranno venuti fuori forse tre, quattro". Ma oltre alle sue performance l'attrice si fa conoscere anche per i suoi matrimoni (Mickey Rooney, Artie Shaw, Frank Sinatra) e per la sua sfrenata vita mondana (molti amanti tra cui anche il leggendario produttore cinematografico, industriale aeronautico e ipocondriaco Howard Hughes, il torero Luis Miguel Dominguin e l'italiano Walter Chiari). La carriera comunque prosegue, tra consensi e qualche critica, con The life and times of judge Roy Bean ( L'uomo dei sette capestri, 1972), The blue bird ( Il giardino della felicità, 1975), Cassandra Crossing (1976). La Gardner resta attiva nel cinema fino al 1982, con parti via via più modeste, affrontando anche la tv nella serie Knots Landing. Muore di polmonite nel 1990 a Londra, dove abitava in una bella casa con la vecchissima sorella Beatrice e con un amatissimo cane, dopo aver consegnato ad un redattore di un quotidiano il materiale dell'autobiografia ( Ava: My story), uscita nel 1991. |
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De: Nando1 |
Enviado: 25/01/2011 08:00 |
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De: solidea |
Enviado: 25/01/2011 12:39 |
Affettuosamente chiamato "il Signor G" dai suoi estimatori. È stato anche un chitarrista di vaglia, tra i primi interpreti del rock and roll in italiano (tra il 1958 e il 1960). Molto apprezzate sono state anche le sue performance come autore ed attore teatrale; è stato iniziatore, assieme a Sandro Luporini, del 'genere' del teatro canzone. A Giorgio Gaber è dedicato il rinnovato auditorium sotterraneo del Grattacielo Pirelli, a Milano. Giorgio Gaberscik, nasce a Milano il giorno 25 gennaio 1939. Adolescente, per curare il braccio sinistro colpito da paralisi, a 15 anni inizia a suonare la chitarra. Dopo aver conseguito il diploma in ragioneria frequenta la facoltà di Economia e Commercio alla Bocconi pagandosi gli studi con i guadagni provenienti dalle serate in cui suona al Santa Tecla, famoso locale milanese. Conoscerà qui Adriano Celentano, Enzo Jannacci e Mogol; quest'ultimo lo invita alla Ricordi per un'audizione: è lo stesso Ricordi a proporgli di incidere un disco. Comincia una brillante carriera con "Ciao, ti dirò", scritta con Luigi Tenco. Sono degli anni successivi le indimenticabili "Non arrossire", "Le nostre serate", "Le strade di notte", "Il Riccardo", "Trani a gogò", "La ballata del Cerruti", "Torpedo blu", "Barbera e champagne". Nel 1965 sposa Ombretta Colli. Partecipa inoltre a quattro edizioni del Festival di Sanremo, oltre a condurre vari spettacoli televisivi; nell'edizione 1969 di "Canzonissima" propone "Com'è bella la città", uno dei primi brani che lasciano intravedere il successivo cambio di passo. Nello stesso periodo, il Piccolo Teatro di Milano gli offre la possibilità di allestire un recital, "Il signor G", il primo di una lunga serie di spettacoli musicali portati in teatro che alternando canzoni a monologhi trasportano lo spettatore in una atmosfera che sa di sociale, politica, amore, sofferenza e speranza, il tutto condito con un'ironia tutta particolare, che smuove risate ma anche la coscienza. «Credo che il pubblico mi riconosca una certa onesta' intellettuale. Non sono ne' un filosofo ne' un politico, ma una persona che si sforza di restituire, sotto forma di spettacolo, le percezioni, gli umori, i segnali che avverte nell'aria.» Dopo gli album dedicati esclusivamente alla registrazione integrale dei suoi spettacoli, torna al mercato discografico ufficiale con l'album "La mia generazione ha perso" (2001) che include il singolo "Destra-Sinistra": ironico, con le solite graffianti insinuazioni, è un brano decisamente attuale, visto il periodo pre-elettorale in cui esce. Scompare il giorno 1 gennaio del 2003, all'età di 63 anni, stroncato da una lunga malattia nella sua villa di Montemagno a Versilia, dove si era recato per trascorrere il Natale accanto alla moglie e alla figlia Dalia. Il 24 gennaio dello stesso anno uscira', quasi come un testamento artistico, "Io non mi sento italiano", l'ultimo lavoro dell'indimenticabile artista.
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