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General: IL CORVO di Edgar Allan Poe
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Respuesta  Mensaje 1 de 6 en el tema 
De: Nando1  (Mensaje original) Enviado: 22/03/2011 08:13

IL CORVO

di Edgar Allan Poe

 

Mentre, debole e stanco, verso la mezzanotte

scorrea d’antico libro pagine strane e dotte

sonnecchiando, ad un tratto come un picchio ascoltai,

un lieve, un gentil picchio de la mia stanza all’uscio.

- E` qualcuno che picchia de la mia stanza all’uscio,

e non altro, – pensai.

Ricordo. Era il dicembre freddo, e ogni tizzo lento

si spegnea disegnando l’ombra sul pavimento.

Il dì solo anelavo – dacchè invano cercai

oblio nei libri al duolo per la morta Leonora –

per te, raggiante vergine, che in ciel chiaman Leonora,

e qui nome non hai.

E il triste incerto fremito de le rosse cortine

tema ignota e fantastica m’incutea senza fine,

sì che, a calmare i battiti del cuore, io mi levai;

indi: – E` qualcun che picchia de la mia stanza all’uscio,

qualcun che varcar vuole de la mia stanza l’uscio,

non altro, – mormorai.

Calmato allor lo spirito, senza esitare ancora:

- Da voi perdono imploro, signor – dissi – o signora;

ma il fatto è che dormivo, e voi pur piano assai

picchiaste, così lieve della mia stanza a l’uscio,

che avervi udito appena mi pare. – Ed aprii l’uscio;

ma sol bujo trovai.

Dubbio e timor nel bujo m’assalsero, e stupito

restai, sogni seguendo che mai uomo ha seguito;

ma ognor silenzio e tenebre intorno a me scrutai,

sol bisbigliossi un motto, il nome di Leonora!

Lo dissi io stesso, e l’eco rimormorò: Leonora!

Sol questo e nulla mai.

Tornando nella camera con lo spirito agitato,

ecco il picchio ripetersi d’un tratto e più spiccato.

- Oh! certo è a la finestra che battono, – esclamai, -

è là, su la persiana; scopriamo un tal mistero…

tregua un istante, o cuore; scopriamo un tal mistero…

Sarà il vento, – pensai.

A spalancar le imposte mossi, e, agitando l’ale,

entrò un bel corvo antico in aria trionfale.

Non fe’ saluto alcuno, arrestossi mai,

finché, come un padrone, posò lì sopra l’uscio,

di Pallade su un busto, proprio lì sopra a l’uscio.

Fermossi e l’osservai.

E allor lassù mirando quel nero uccello assiso,

il suo grave contegno mi diè lieve un sorriso.

- Rasa hai la cresta, – dissi, – ma un vinto non sarai.

Corvo spettral che vieni tristo dai regni bui,

parla, qual’ è il tuo nome, laggiù nei regni bui?

E il corvo: Non più mai!

Gran meraviglia io m’ebbi quell’uccello ad udire,

benché il motto sì incerto poco volesse dire;

ma pur quella fantastica parvenza io l’accettai,

poiché vedea l’uccello giù, al di sopra dell’uscio,

bestia o uccello, sul busto giù al di sopra dell’uscio,

col nome: Non più mai!

Ma non disse oltre il corvo, fermo sul busto e assorto,

come se pronunziando quel motto ei fosse morto.

Nulla s’intese, e alcuna piuma non mosse mai,

infin ch’io ripetei: – Altri fuggiron via;

ei pur n’andrà siccome le mie speranze via.

E l’uccello: Non mai!

Atterrito da l’arida risposta così adatta:

- Oh, senza dubbio – dissi – d’un corvo qui si tratta,

al quale un infelice padron stretto ne’ guai,

cantando con le lugubri nenie le sue meschine

speranze, in ritornello avrà insegnato alfine

quel triste: Non più mai!

E poiché l’alma al riso moveami ancor l’aspetto

del corvo, il seggiolone volsi a lui dirimpetto,

e tosto dietro a innumeri fantasie mi lanciai

per saper che volesse quel triste antico uccello,

quello sgraziato e magro, spettrale antico uccello

dir con il suo Non mai!

Così fantasticando stetti, senza parlare;

ma dai suoi occhi il cuore io mi sentia bruciare;

un pezzo stetti, e il capo sul velluto appoggiai

del sedil, che la lampada irradiava da l’alto,

la violacea stoffa irradiata da l’alto,

ch’Ella ha lasciato ormai.

Allor dei passi d’angeli udir mi parve e denso

L’aere intorno farsi d’indivisibile incenso.

- Malvagio, a mezzo d’angeli ti manda Iddio, – gridai –

riposo da le assidue memorie di Leonora;

bevi l’oblio, dimentica la perduta Leonora!

Disse il corvo: Non mai!

Profeta, – io feci, – e sempre tal, sia uccello o infido

spettro, ti spinga l’Erebo o la tempesta al lido, –

tu che su questa terra desolata ten vai,

per la mia tetra casa; dimmi schietto, t’imploro:

v’è pace almeno in Galaad?…dimmi, dimmi, t’imploro!

E il corvo: Non più mai!

Profeta – io ripetetti, – sia uccello o spettro errante –

Dimmi, pel Dio che adori, per quel ciel scintillante:

potrà in un Eden lunge l’anima triste assai

trovar la dolce vergine che chiamano Leonora,

la vergine che gli angeli ora chiaman Leonora?

Disse il corvo: Più mai!

Demone o uccello, parti, – proruppi allora, – ai boschi

torna, fra le tempeste, di Pluto ai regni foschi,

né una penna in ricordo di quel che detto or hai

resti! a la solitudine mi lascia, e sgombra via

dal busto! Oh, il becco levami dal core, e sgombra via!

Disse il corvo: Non mai!

E là, senza più muoversi, rimane esso a guardare,

fermo sul busto pallido, de l’uscio al limitare.

Sembrano di sognante demoni gli occhi, e i rai

del lume ognor disegnano l’ombra sul pavimento,

né l’alma da quell’ombra lunga sul pavimento

sarà libera mai!

Traduzione di Francesco Contaldi (1865-1903) presa da http://www.utopiaplanitia.it/poe/index.shtml.



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Respuesta  Mensaje 2 de 6 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 22/03/2011 08:16
 EDGAR ALLAN POE

LA VITA

E.A. Poe nasce a Boston nel 1809. da due attori girovaghi, entrambi morti di tisi, quando ancora egli era piccolissimo.

Di lui si prende immediatamente cura un commerciante scozzese di Richmond, John Allan, assieme alla moglie Frances Keeling Valentine, cui lo scrittore rimarrà per sempre legato affettivamente.

Nel 1815 gli Allan si trasferiscono in Inghilterra, dove il piccolo Poe comincia gli studi, che poi proseguirà anche al rientro negli Stati Uniti, iscrivendosi alla Virginia University di Charlottesville, dove studia lingue antiche e moderne. Ben presto, però, nonostante i suoi ottimi voti, viene espulso dall'Università per i suoi eccessi alcolici e per i suoi debiti di gioco. Questo ed altri fattori lo fanno entrare in duro contrasto con il patrigno, tanto che nel 1827, a soli 18 anni, decide di abbandonare la famiglia e di trasferirsi a Boston, dove pubblica a sue spese ed anonimo un libretto di poesie Tamerlane and other poems by a Bostonian (Tamerlano ed altre poesie). Il libro viene accolto dall'indifferenza generale e, per la delusione Poe decide di arruolarsi come soldato semplice nell'artiglieria federale con il nome di Edgar A. Perry. Nel 1829, però, interrompe il suo servizio per recarsi a Richmond per la morte della signora Allan. Questo evento luttuoso porta un riavvicinamento con il patrigno, anche se la rottura sarà ormai insanabile, tant'è vero che, quando nel 1834 Allan morirà, non lascerà nulla in eredità allo scrittore.

Grazie all'aiuto di John Allan, Poe riesce a sottrarsi al suo dovere nell'esercito, dove avrebbe dovuto restare ancora un paio d'anni.

Alla fine del 1829 si trasferisce a Baltimora da una zia, che lo manterrà per tutta la vita, ed ha modo di pubblicare una seconda raccolta di versi. Nel 1830 decide di nuovo di intraprendere la vita militare e si iscrive all'Accademia di West Point, da dove però sarà ben presto espulso per il suo rifiuto di sottomettersi alla rigida disciplina che vi impera.

Nel 1831 è a New York, dove, grazie all'aiuto di alcuni suoi amici di West Point, pubblica la terza raccolta di poesia, Poems.

Ritorna a Baltimora. Sul giornale locale The Courier pubblica i suoi primi cinque racconti: Metzengerstein, The Duc of l'Omelette (Il Duca dell'Omelette), A Tale of Jerusalem (Racconto di Gerusalemme), A decided Loss (Una perdita decisa), The Bargain Lost (L'affare perso). Per il racconto M.S. Found in a Bottle (Manoscritto trovato in una bottiglia), pubblicato sul Baltimora Saturday Visiter, nel 1835, vince un premio di cento dollari. Nel frattempo lavora nella redazione del Southern Literary Messenger, dove ben presto per le sue eccezionali doti di giornalista, viene promosso vicedirettore.

Il 22 settembre dello stesso anno sposa a Richmond la cugina Virginia Clemm, appena quattordicenne.

Nel 1838 pubblica il suo primo ed unico romanzo The Narrative of Arthur Gordon Pym (La storia di Arthur Gordon Pym), che però non ha successo. L'anno successivo a Filadelfia pubblica, invece, una raccolta di tutti i racconti che aveva sino ad allora scritto, intitolata Tales of Grotesque and Arabesque (Racconti del grottesco e dell'arabesco). Lavora poi nella redazione del Gentleman's Magazine, ed ancora una volta le sue straordinarie capacità di giornalista portano il giornale ad aumentare vertiginosamente la tiratura (addirittura dalle iniziale 500 copie a ben 40000!!). Si fa apprezzare sia come scrittore di racconti che come critico letterario, purtroppo i rapporti con il direttore del quotidiano diventano sempre più critici, tanto che Poe decide di abbandonare il giornale e fondarne uno tutto suo, attraverso una raccolta di fondi. L'esperienza di The Stylus, come Poe aveva chiamato il suo giornale, dura un paio di anni e non è delle più felici.

Inizia adesso il periodo più terribile di tutta la sua vita. La moglie si ammala gravemente e lo scrittore non avendo i mezzi per farla curare, si dà all'alcol e al laudano.

Nel 1844 è di nuovo a New York, pubblica sulla rivista The Evening Mirror la sua poesia più famosa The Raven (Il corvo), con la quale ottiene finalmente il successo che inseguiva da anni. Purtroppo per una serie di vicende il suo successo non dura a lungo. Infatti si riempie di nuovo di debiti di gioco e ricomincia a bere senza misura. Nel 1847 inoltre la moglie, a cui Poe era molto legato, muore di tubercolosi, da questo momento in poi lo scrittore cade in uno stato di prostrazione e di disperazione da cui non uscirà più. In questo periodo pubblica solo il poemetto in prosa Eureka. Il 3 ottobre 1849 viene trovato in stato di incoscienza in una locanda di Baltimora, ricoverato al Washington Hospital, muore di delirium tremens il 7 ottobre alle cinque del mattino.

 


Respuesta  Mensaje 3 de 6 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 22/03/2011 08:18
 

Il personaggio

Il volto, l’abbigliamento, il cipiglio dello sguardo ne hanno fatto un personaggio ideale per costruire un’immagine di mistero, ampiamente supportata dalla sua opera narrativa.
Di Poe abbiamo ritratti, caricature, ma soprattutto fotografie che ce lo restituiscono nella realtà, senza trucchi. Un uomo travagliato, ansioso, angosciato. Nell’ultima fotografia, scattata quattro giorni dopo il suo tentato suicidio con il laudano, il suo sguardo è quasi intollerabile.
Le sue opere riflettono uno stato d’animo sofferente, una immaginazione complessa e lugubre, un romanticismo e una sensibilità pre-simbolista che ne hanno fatto un modello immediatamente esaltato in Europa ma una figura inquietante in patria, dove fu visto come deviante, eccessivamente trasgressivo, macabro.


Respuesta  Mensaje 4 de 6 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 22/03/2011 08:20

Edgar Allan Poe oggi...

Ancora oggi fonte d’ispirazione e scintilla artistica per molti: da un musicista come Lou Reed – che partendo da alcuni dei racconti e delle poesie di Edgar Allan Poe ha realizzato The Raven, la sua opera più ambiziosa, un album che rivisita in chiave moderna il maestro del gotico, manipolato ed « arrangiato » saltando, elidendo e aggiungendo pezzi propri – ad un attore come
che, da sempre appassionato lettore di Poe, sta realizzando un film (in veste di regista e produttore) sulla sua vita.


 


Respuesta  Mensaje 5 de 6 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 22/03/2011 08:22
Un Sogno, di Edgar Allan Poe
 
In visioni di notturna tenebra
spesso ho sognato svanite gioie -
mentre un sogno, da sveglio, di vita e di luce
m'ha lasciato col cuore implacato.

Ah, che cosa non è sogno in chiaro giorno
per colui il cui sguardo si posa
su quanto a lui è d'intorno con un raggio
che, a ritroso, si volge al tempo che non è più?

Quel sogno beato - quel sogno beato,
mentre il mondo intero m'era avverso,
m'ha rallegrato come un raggio cortese
che sa guidare un animo scontroso.

E benchè quella luce in tempestose notti
così tremolasse di lontano -
che mai può aversi di più splendente e puro
nella diurna stella del Vero?



Respuesta  Mensaje 6 de 6 en el tema 
De: Ver@ Enviado: 22/03/2011 17:30
 
"Inconscio e magia"
 
 Scrittore maledetto e “ubriacone maniacale”, Poe è l’autore del brivido, lucida voce dell’inquietudine e della paura irrazionale; sebbene infatti egli faccia spesso uso dei clichés tipici della letteratura gotica con intento ironico, per non dire parodistico, ciononostante nei suoi racconti è presente una forte componente dark, costituita da personaggi inquietanti: il gatto nero, lo storpio, il fantasma, lo spirito che prende possesso del corpo, il cadavere redivivo; si tratta di una vera e propria galleria degli orrori, nella quale il posto d’onore spetta senz’altro alle donne che popolano l’immaginario dello scrittore con la loro bellezza agghiacciante.
 
 
“La creazione ritmica della bellezza”

 
L’opera  di Edgar A. Poe,  pur sostenuta da un’unità di fondo, presenta vari aspetti. Critico, si mostra intransigente per quanto riguarda il ruolo dell’autore, che vuole staccato da ogni preoccupazione etica e dedito, da vero artista, alla sola propria opera. Inoltre, definisce la poesia come “la creazione ritmica della bellezzae come prima di lui Boileau e più tardi Valéry (che sarà uno dei suoi ammiratori), rifiuta l’onnipotenza dell’ispirazione. A tal proposito celebre è la sua espressione secondo la quale la poesia è frutto all’un per cento di inspiration e al novantanove  per cento di transpiration, sconfessando il principio romantico del genio creatore e confermando l’opinione di Buffon secondo il quale il “genio non è che una lunga pazienza”.  Sarebbe tuttavia sbagliato vedere nelle sue ammirevoli poesie (Corvo, Ulalume, Annabel Lee), dove il sogno e la musica si combinano alla precisione assoluta, soltanto la risoluzione logica di un “problema” poetico. Come osserva Baudelaire, poeta a lui consentaneo e  primo a tradurlo ed introdurlo in Europa, la poesia di Edgar Poe è «qualcosa di profondo e  di splendente come il sogno, di misterioso e perfetto come il cristallo».

Una logica dell’incubo

 
Più celebri delle poesia, e soprattutto più popolari, sono i suoi racconti, pubblicati nei giornali, e la cui prima raccolta uscì nel 1840 sotto il titolo Tales of the Grotesque and Arabesque, ma Baudelaire preferì intitolarli Histoires extraordinaires. In effetti, il poeta francese tradusse, a partire dal 1848, la quasi totalità delle opere in prosa di Poe ed alcuni specialisti ritengono che il testo francese sia più bello del testo inglese; è, del resto, la traduzione francese che fece conoscere Edgar Poe. Sarebbe erroneo considerare questi racconti fantastici (Ligeia, Morella, Gatto nero) come semplici esibizioni di latenti e morbosi fantasmi erotici  che invocano l’esegesi psicoanalitica (Marie Bonaparte, Jacques Lacan). Segnati da un umor  nero straordinario, questi piccoli capolavori sono predominati da una logica dell’incubo che culmina in testi come William Wilson o L’uomo delle folle.
Poe è anche considerato  l’inventore del genere poliziesco (detective-    story), o meglio dire dell’assunzione nella cultura alta di un genere popolare e di largo consumo, con racconti come il Duplice assassinio della rue Morgue (1841), Il Mistero di Marie Roget, e del  “meraviglioso” scientifico: Avventure di Arthur Gordon Pym. Ma il vero posto di Edgar Poe è, a fianco dei grandi tedeschi romantici, come Novalis, Hoffmann e di altri maestri dell’ironia e dell’inconscio, quello di un precursore del surrealismo, che “giocò” coi suoi stessi materiali. Il meglio della sua opera è forse nelle poesie, tradotte da Mallarmé, e nei racconti, in cui dà libero corso alla sua immaginazione pervasa da  visioni di morte: Casa Usher, Hop Frog. Sulla scia di Baudelaire, di Mallarmé, di Paul Valéry, André Breton e  i surrealisti,  hanno riconosciuto il contributo eccezionale di Edgar Poe alla letteratura moderna.


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