Essere donna
Cosa vuol dire essere donna? Questa domanda vive nel cuore femminile dagli antichi tempi in cui per la donna era semplice operare all'interno del proprio clan, del gruppo sociale o della famiglia, dai tempi in cui il legame con la Terra, l'Acqua e la Luna pulsava in armonia con la vita e con lo spirito che la pervade. Allora la donna trovava in sè le risposte, poiché queste le erano fornite dallla vita stessa, dall'esempio delle altre donne e dal rispetto che il mondo maschile aveva per lei. La donna guidava la sua stessa vita e quella degli altri fidandosi della propria intuizione, dell'innata saggezza, percorrendo il sentiero interiore già tracciato dalla madre e da tutte le madri che erano venute prima di lei. Conosceva i ritmi della terra, l'insegnamento degli animali, i poteri curativi di piante ed erbe, la ciclicità della vita, accettava le tappe del cammino iniziatico femminille con sincerità e devozione. Così il menarca, la maternità, e la menopausa erano sempre vissuti come momenti sacri, momenti in cui la Divinità entrava più profondamente nel corpo e attraverso il corpo manifestava il suo potere creativo, il potere di dare la vita e con esso la magia della Creazione.
Ma cosa accade oggi quando una donna si chiede cos'è una donna? Sembra che di fronte a questa domanda la donna avverta sulle prime come un risuonare nella mente di un'eco lontana, e senta poi quest'eco scenderle al cuore e poi al ventre, e poi il risalire a spirale di un'energia potente lungo la colonna vertebrale. E mentre l'energia risale, l'eco si trasforma in migliaia di voci pulsanti che chiamano la donna per nome. Ma al momento di darsi la risposta non le escono più le parole, e il battito dell'universo appena percepito sembra cessare. Eppure quel battito esiste, laggiù, nello strato profondo della psiche, sepolto da secoli e secoli di regole, impedimenti, convenzioni, pregiudizi, "buona educazione". Non è stato solo il mondo maschile a recludere il femminile laggiù, ma le donne stesse, ormai sradicate dal loro Sé al punto da non riconoscere più le forze che lo animavano mentre si adeguavano ad un modello sociale piatto e repressivo. I recenti movimenti femministi hanno aperto alcune strade, hanno scardinato con grinta e con rabbia i cancelli della libertà sociale e della parità dei diritti, ma questa lotta impetuosa non è stata in grado (non per debolezza, ma perché nella lotta non può ancora esserci equilibrio) di recuperare il seme antico, la luce antica, la verità antica, l'antica bellezza che ogni donna porta con sé...
La natura femminile non è quella dell'obbedienza nel silenzio, nè quella di vivere una parità che strozza l'anima con irruenza, ma quella di vivere in sé il proprio mistero, impregnarsi della propria Luce, godere della propria canzone, impossessarsi del Nume e farlo vibrare. Non occorre più parlare, abbiamo parlato abbastanza, non occorre più fare, abbiamo fatto abbbastanza. Occorre Essere, essere Donna, essere Dono. I termini "donna" e "dono" sono così simili nel suono da evocare il medesimo simbolo del dare. Ma "dare" non è quell'obbligatorietà a cui siamo state educate, quel cercare un perfezionismo che soddisfi l'idea di noi che ci siamo costruite, o che altri hanno contribuito a farci costruire, per sentirci dire che "così va bene", "così sei brava", in altre parole per poter meritare un pò di amore. Essere dono non vuol dire solo donare, ma fare della propria natura femminile un dono, al punto da essere luce per gli altri in modo assolutamente naturale, senza ostentazione, senza sforzo. Luce che arriva dal profondo per il semplice fatto che arriva, per il semplice fatto che c'è e che può manifestarsi così com'è...
..il femminile non è il femminismo. Il femminile è "ciò da cui tutto deriva", eppure non se ne vanta. Il femminile ama il maschile perché le è complementare. La donna che è donna desidera l'uomo, ama, gode, partorisce, soffre, cura, difende, sorride, condivide, crea, dona. Non separa, non allontana, non dice mai al maschile: io sono meglio di te, o sono più di te, o sto bene anche senza di te. La donna unisce, crede, persevera, aspetta. La donna ha pazienza e sa aspettare perché grande è il suo amore...
Quando ci si incontra insieme tra donne con il fine comune di condividere un cammino di conoscenza, con l'unico scopo di riappropriarsi della corrente sacra e istintuale che permea l'essere, accade una cosa strana: la percezione del fuoco interiore... quando la donna esprime se stessa, libera, con altre donne, emerge una forza straordinariamente calda, avvolgente, lucente, un'energia capace di sconvolgere ordini, leggi, istituzioni, sistemi, di andare oltre qualsiasi limite, di scardinare le porte d'acciaio di secoli di repressione, di far vivere la fata e la strega nello stesso momento. E ciò può accadere senza grida, senza collera, può avvenire con gentilezza e amore, con libertà e rispetto, poiché è attraverso l'abbandono a sè stessa che la donna può sentire quanto è grande il potere che porta in sé....
La donna ha mani dal tocco leggero e potente, mani in grado di tessere tele infinite d'amore e pazienza e compassione e perdono. La donna ha piedi ancorati al suolo per attingere l'energia della Madre Terra e distribuirla ad altri, piedi che sanno camminare e camminare e camminare per trovare le Verità più nascoste e che sanno poi danzare per condividere le verità con il cielo. La donna ha un ventre che può generare, accogliere, nutrire e partorire, ha un ventre caldo e magico che è stato scelto per deporvi il seme della vita. La donna ha seni morbidi che danno cibo, calore, riposo, coccole e gioia, seni in cui l'anima neonata può ritrovare l'abbraccio divino appena perduto. La donna ha un corpo che canta la vita e i suoi continui passaggi di gioia e dolore, di morte e rinascita, un corpo che sa, da sempre sa, che in questa fusione di opposti è il potere della Luce nascosta, quella che può conquistare qualsiasi amante, nutrire quasiasi figlio, ripartorire la vita fisica, psichica e spirituale ogni qualvolta sia necessario. La donna sa, se solo vuole sapere, sa.
Tratto da "La via della Luce femminile" di Loretta Martello
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