Forti e deboli
Carnovale ipotizza che vi siano una nazione forte e una debole, che
la prima attacchi la seconda e, soprattutto, che la prima si trovi dalla parte
del torto e la seconda da quella della ragione. Vi è una identificazione, da una
parte, tra ragione, debolezza e difesa e, dall’altra parte, tra torto, forza e
attacco. è facile riconoscere che «l’agnello non può provocare, non può
aggredire il lupo», più difficile accettare che il lupo abbia sempre torto e
l’agnello sempre ragione: nonostante la dubbia fama del lupo, si deve ammettere
l’eventualità che sia lui a trovarsi dalla parte della ragione, e non l’agnello.
Inoltre, vi possono essere conflitti tra nazioni di eguale potenza.
Tra i tre
criteri, l’avere ragione, l’essere debole e il venire attaccato, a prevalere
deve essere,per Carnovale, quello di essere nel giusto, come si può leggere a
pagina 21:
Insomma, gli Stati Uniti d’America e tutte l’altre nazioni neutrali debbono
sempre intervenire in una guerra a difesa della nazione che ha ragione, sia
questa nazione la più debole o la più forte.
Come stabilire tuttavia chi ha ragione e chi ha torto?
Torti e ragioni
Carnovale, mostrando una attenta attitudine filosofica, prima di chiedersi
come giudicare quale nazione abbia ragione e quale torto, si domanda come sia
possibile, il generale, stabilire cosa sia la ragione e cosa sia il torto? Siamo
sicuri che queste due espressioni abbiano un significato?
Tutti gli uomini, purtroppo, conoscono bene i conflitti individuali e
collettivi, e si sono così formati una chiara conoscenza delle cause delle
guerre.
è proprio da questa conoscenza che nascono le idee di ragione e torto
(pag. 22):
Fu appunto in conseguenza di tale conoscenza, frutto tristissimo delle dette
lotte fratricide millenarie, ch’essi – gli uomini d’ogni parte del mondo –
riuscirono a formarsi un’idea chiara e precisa dell’essenza morale contenuta
nelle due opposte parole ragione e torto.
L’idea di Carnovale è molto interessante e, per certi versi, anticipa alcuni
temi della filosofia del linguaggio del novecento: il significato dei concetti
di torto e di ragione è chiaro e preciso, dotato dalle umane esperienze di «una
concretezza positiva ben definita».
è sempre questa concretezza positiva dei concetti di torto e di ragione a
garantire un facile e rapido giudizio su chi abbia ragione e chi abbia torto
(pag. 23). Ma su questo tema è utile una non marginale precisazione.
Potere al popolo
Per Carnovale non devono essere i governi a giudicare torti
e ragioni, bensì il popolo o, meglio, i popoli (pag. 24).
Perché i popoli sono imparziali, e i governi non lo sono.
Il popolo d’una nazione (per popolo intendo non solo la parte infime della
popolazione, la «bestia varia e grossa che ignora la sua forza», descritta dal
Campanella, ma intendo anche, e specialmente, la parte intelligente
intellettuale cosciente della popolazione), preso in massa, non appartiene a
nessun gruppo privilegiato nazionale. Esso è libero e, come tale, non ha
interessi partigiani da sostenere: non ha che un solo interesse d’indole
generale da sostenere: il proprio benessere e la propria felicità, e il
benessere e la felicità degli altri popoli.
[…] Il popolo d’una nazione, perciò, giudica sempre con perfetta
equità.
Carnovale non nutre alcun dubbio in proposito: i popoli non possono errare.
Vox populi, vox dei: credere che il popolo possa sbagliare significa
pensare che Dio possa errare: una bestemmia (pag. 25).
Pragmaticamente,
Carnovale osserva che, anche in caso di errore, si raggiungerebbe ugualmente lo
scopo supremo: il raggiungimento della pace perenne.
Il popolo ha inoltre la responsabilità di spingere i governi a sostenere,
militarmente ed economicamente, la nazione debole e dalla parte della ragione.
Per quanto solidi possano essere i motivi che spingono alla neutralità un
governo, il popolo avrà sempre la possibilità di imporsi (pag. 30).
Alternative inutili
Secondo Carnovale, unicamente l’abolizione della neutralità può impedire le
guerre e imporre la pace perenne: non vi sono alternative.
La Lega delle nazioni è semplicemente un trattato tra governi, e nessun
trattato di pace o accordo internazionale è mai riuscito a impedire le guerre
(pag. 33).
Neppure la riduzione delle armi può avere effetti: le armi non
sono la causa della guerra (pagg. 34-35), e lo stesso vale per la predicazione
della pace (pagg. 36-38).
Soltanto l’eliminazione delle cause delle guerre
potrebbe funzionare e imporre la pace perenne. Purtroppo un simile obiettivo è
irraggiungibile (pagg. 38-39).
Tempi moderni
Proviamo ad applicare il progetto di Carnovale alla attuale situazione
internazionale.
Gli Stati Uniti d’America dovrebbe dichiarare guerra, per
aver ingiustamente attaccato una nazione più debole e quindi dalla parte della
ragione, a… gli Stati Uniti d’America medesimi, per aver i conflitti in Iraq ed
in Afghanistan.
Qualcosa non quadra. Riproviamo.
Gli Stati Uniti d’America dovrebbe
dichiarare guerra, per aver ingiustamente attaccato una nazione più debole e
quindi dalla parte della ragione, a Israele per aver invaso il Libano. Però è
stato il Libano, o meglio gli Hezbollah libanesi, a provocare Israele. Chi ha
iniziato? Carnovale, per banali questioni cronologiche, non ha affrontato il
problema del terrorismo.
Riproviamo ancora una volta.
Gli Stati Uniti
d’America dovrebbe dichiarare guerra, per aver ingiustamente attaccato una
nazione più debole e quindi dalla parte della ragione, all’Iran per le minacce a
Israele, paese più debole… ma Israele è davvero più debole dell’Iran? Dopotutto,
il primo paese ha la bomba atomica, il secondo no.
Non è semplice giudicare chi ha ragione e chi ha torto. Ci si può affidare al
giudizio del popolo, che su tutte le vicende sopraelencate si divide tra
favorevoli e contrari in quasi egual misura.
Com’era, la storia di Kant sugli stati repubblicani?