Solo nel rapporto con gli altri, nel darsi in una relazione
l’essere umano trova la sua realizzazione più alta
se si eccettua il passaggio allo stadio successivo
quello che appartine alla dimensione etica della
capacità di amare, la capacità di provare gratitudine
la capacità di amare in modo sano non patologico
Ma quante fotografie, quante tristi stilizzazioni siamo
indotti a compiere giornalmente! A volte costretti!
C’è da chiedersi quanto di positivo abbia dato la
cultura del digitale alle nostre vite. E’ proprio la
cultura del digitale che ci induce, impietosamente
a ridurre le infinite gradazioni dei sentimenti in
un pixel binario, in una e-mail il più delle volte
troppo tranciante per indurci a pensare che
dall’altra parte, ci sia un essere umano in tutto e
per tutto come noi, che, come noi, cerca di
creare ponti, di varcare solitudini, ma che
il mezzo, la protesi del digitale sopprime e
comprime appunto in un pixel binario, che
non lasciano revoche, che in pochi KB cancellano
tutte le sfumature dell’anima, le offuscano dietro
un breve mostrarsi che altro non è se non un
celarsi definitivo.La cultura del digitale ha dato
vita a una degenerazione comunicativa.
Al bisogno compulsivo nei blog di buttar fuori
di espellere, senza la necessità, o il desiderio
di un ritorno: a una comunicazione unidirezionale
narcisistica e patologica, tesa a sommergere
l’invisibile interlocutore (termine leggermente improprio)
di tutta la propria disagiata produzione di idee.
Viviamo in un narcisismo a dir poco epocale. L’Io
degli individui si è fatto ipertrofico, come un fegato malato.
La politica anch’essa soffre di una ipertrofia egoica
che sta rovinando irrimediabilmente
la cosa pubblica, il senso della Comunità e di un Noi partecipato. Imperando il narcisismo patologico, impera appunto la psicosi e l’incapacità di generare vere relazioni umane, a
tutti i livelli. Il momento
storico è pericoloso, rivela un allarmante disagio negli
individui, nelle dirigenze, nelle istituzioni. Soltanto i
singoli individui onesti, ormai, sono la vera forza rimasta.
E’ a loro, e non più alle istituzioni, che bisogna
guardare con fiducia e un po’ di speranza.