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Respuesta  Mensaje 1 de 5 en el tema 
De: Ver@  (Mensaje original) Enviado: 27/11/2011 09:39

UNO E SETTE...

Ho conosciuto un bambino che era sette bambini.
Abitava a Roma, si chiamava Paolo e suo padre era un tranviere. Però abitava anche a Parigi, si chiamava Jean e suo padre lavorava in una fabbrica di automobili.
Però abitava anche a Berlino, e lassù si chiamava Kurt, e suo padre era un professore di violoncello.
Però abitava anche a Mosca, si chiamava Juri, come Gagarin, e suo padre faceva il muratore e studiava matematica.
Però abitava anche a Nuova York, si chiamava Jimmy e suo padre aveva un distributore di benzina.
Quanti ne ho detti? Cinque. Ne mancano due:
uno si chiamava Ciù, viveva a Shanghai e suo padre era un pescatore; l'ultimo si chiamava Pablo, viveva a Buenos Aires e suo padre faceva l'imbianchino.
Paolo, Jean, Kurt, Juri, Jimmy, Ciù e Pablo erano sette, ma erano sempre lo stesso bambino che aveva otto anni, sapeva già leggere e scrivere e andava in bicicletta senza appoggiare le mani sul manubrio.
Paolo era bruno, Jean biondo, e Kurt castano, ma erano lo stesso bambino.
Juri aveva la pelle bianca, Ciù la pelle gialla, ma erano lo stesso bambino.
Pablo andava al cinema in spagnolo e Jimmy in inglese, ma erano lo stesso bambino, e ridevano nella stessa lingua.
Ora sono cresciuti tutti e sette, e non potranno più farsi la guerra, perché tutti e sette sono un solo uomo.
(da"Favole al Telefono", G.Rodari)


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Respuesta  Mensaje 2 de 5 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 28/11/2011 06:28
 Bellissimaaaaaaaaa
 
Grazie!!

Respuesta  Mensaje 3 de 5 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 28/11/2011 07:06

Le stelle d'oro
J. e W. Grimm

Era rimasta sola al mondo. L'avevano messa sopra una strada dicendole: “ Raccomandati al cielo, povera bimba!
E lei, la piccola orfana, s'era raccomandata al cielo! Aveva giunte le manine, volto gli occhi su, su in alto, e piangendo aveva esclamato: “ Stelle d'oro, aiutatemi voi!

E girava il mondo così, stendendo la manina alla pietà di quelli che erano meno infelici di lei. L'aiutavano tutti, è vero, ma era una povera vita, la sua: una vita randagia, senza affetti e senza conforti.
Un giorno incontrò un povero vecchio cadente; l'orfanella mangiava avidamente un pezzo di pane che una brava donna le aveva appena dato.
“ Ho fame “ sospirò il vecchio fissando con desiderio infinito il pezzo di pane nelle mani della bimba; “ ho tanta fame!
“ Eccovi, nonno, il mio pane, mangiate.
“ Ma, e tu?
“ Ne cercherò dell'altro.
Il vecchio allora la benedisse: “ Oh, se le stelle piovessero su te che hai un cuore così generoso!
Un altro giorno la poverina se ne andava dalla città ala campagna vicina. trovò per via una fanciulla che batteva i denti dal freddo; non aveva da ricoprirsi che la pura camicia.
“ Hai freddo? “ le domandò l'orfanella.
“ Sì, “ rispose l'altra “ ma non ho neppure un vestito.
“ Eccoti il mio: io non lo soffro il freddo, e se anche lo sento, mi rende un po' meno pigra.
“ Tu sei una stella caduta da lassù; oh se potessi, vorrei... vorrei che tutte le altre stelle ti cadessero in grembo come pioggia d'oro.
E si divisero. L'orfanella abbandonata continuò la strada che la conduceva in campagna, presso una capanna dove pensava di riposare la notte, e l'altra corse via felice dell'abitino che la riparava così bene.
La notte cadeva adagio adagio e le stelle del firmamento si accendevano una dopo l'altra come punti d'oro luminosi. L'orfanella le guardava e sorrideva al ricordo dell'augurio del vecchio e di quello uguale della bimba cui aveva regalato generosamente il suo vestito. Aveva freddo anche lei, ora; ma si consolava perché la cascina a cui era diretta non era lontana; già ne aveva riconosciuti i contorni.

“ Ah sì! “ pensava: “ se le stelle piovessero oro su di me ne raccoglierei tanto tanto e farei poi tante case grandi grandi per ospitare i bambini abbandonati. Se le stelle di lassù piovessero oro, vorrei consolare tutti quelli che soffrono; sfamerei gli affamati, vestirei i nudi... Mi vestirei “ disse guardandosi con un sorriso; “ io mi vestirei perché, davvero, ho freddo.
Si sentì nell'aria un canto di voci angeliche, poi il tintinnio armonioso di oro smosso. La bimba guardò in alto: subito cadde in ginocchio e tese la camicina. Le stelle si staccavano dal cielo, e , cambiate in monete d'oro, cadevano a migliaia attorno a quell'angioletto che, sorridendo, le raccoglieva felice:
“ Sì, sì! Farò fare, sì, farò fare uno, no... tanti bei palazzi grandi per gli abbandonati e sarò il conforto di tutti quelli che soffrono!
Dal cielo, il soave canto di voci di paradiso ripeteva: “ Benedetta! Benedetta!


Respuesta  Mensaje 4 de 5 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 01/12/2011 06:56
La leggenda del frate che aveva braccia, mani e cuore, da regalare.
 
Lodate il Signore con umiltà,
diceva il frate lungo la via che portava
verso il margine destro del fiume,
chiedeva noci e lasciava una mano
sul capo del generoso che sorrideva.
 
Non ricordo se era alto o basso,
se camminava veloce oppure lentamente
quando calpestava il terreno
sotto i suoi piedi di sandali vestiti,
ma credeva in qualcosa che abbiamo perduto
negli anni del tempo
che tra noi e lui sono volati.
 
Un giorno incontrò un lupo
che spaventava gli abitanti di quel paese,
gli andò incontro e parlarono a lungo,
che il lupo restava seduto sulle sue zampe
e ascoltava cosa aveva da dirgli
e alla fine guardò per terra e si girò
e andò via e nessuno ne seppe più nulla
che chissà in quali terre andò
e in quali altre terre lasciò
le sue orme di lupo…
 
Un’altra volta parlò agli uccellini
e questi piano smisero
di cinguettare sopra quell’albero
e lui di sotto che parlava
del Signore del cielo e degli uccellini,
eppure loro in silenzio lo ascoltavano
e poi ricominciarono a cinguettare
più forte di prima e lui se ne andò via
che quello che doveva fare lo aveva fatto.
 
A volte mi domando quante volte
noi abbiamo provato a parlare
con il cattivo e con il buono, forse mai…
Elios, Anemos, Thanatos …
eppure nel castello dividevano la tassa
sul grano e sul sangue e ridevano
che nessuno li poteva sopportare più.
 
Lui lentamente calpestando il terreno
sotto i suoi piedi di sandali vestiti,
ma che credeva in qualcosa che noi
abbiamo perduto negli anni del tempo
che tra noi e lui sono volati via,
si avvicinò al grande ponte levatoio
bussò a quel grande portone
che più grande in tutta la contea
non ve n’era un altro mai
e loro aprirono quella porta
spostando dal basso verso l’alto
la trave che dall’interno
erano cardini contro il Signore
e rimasero fermi che non ridevano più,
che non c’era più nulla di cui ridere,
loro che avevano i vestiti
da cambiare tutti i giorni
e di cento colori colorati,
che belli erano sempre,
ma quella volta davanti a lui
erano come senza i loro bei vestiti.
 
Fece un cenno del viso
ed entrò lentamente nel grande cortile
ed inginocchiatosi disse le parole
che tutti noi conosciamo…
Padre nostro che stai nei cieli…
e allora tutti si inginocchiarono
e pregarono con lui,
che il giorno dopo nessuno chiese
più soldi di quelli che avrebbero fatto
vivere del minimo un contadino.
 
Un’altra volta chiese ai suoi fratelli
di esser lasciato solo sulla roccia
a strapiombo sul bosco,
si sedette davanti alla natura
e il diavolo gli chiese perché lui
facesse quello che stava li sulla roccia
a guardar la natura e che mai ci trovava…
Si girò che le mani si rigarono di sangue
e due fori si erano formati come
stigmate tra il davanti e il rovescio
e le mostrò al diavolo che scomparve d’incanto,
che ancora resta la sua zampa
disegnata sulla roccia
nonostante gli anni del tempo
che tra noi e lui sono volati,
che sono le notti ed i giorni che la vita
ci regala, di lune e soli che ogni giorno
camminano su di noi.
 
E Francesco passò così la sua vita,
tra le cattiverie del mondo
e i sandali che ancora oggi
li potremmo calzare,
ma che ognuno di noi,
mai neppure sa, dove li ha lasciati i suoi.
 
Si amore mio questa è una storia vera
e domani te ne racconterò un’altra,
quella di un altro uomo
che visse tanti anni prima
e che amava tanto gli uomini,
e li amava così tanto
che loro lo inchiodarono ad una croce
e poi dopo, impararono ad amarlo
come lui aveva amato loro…
 
però questa storia te la racconterò domani,
e adesso amore mio
chiudi i tuoi occhi belli e dormi
che adesso si è fatto tardi…
Buona notte tesoro
che il papà ti vuole bene…
 
dal web
 

Respuesta  Mensaje 5 de 5 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 16/12/2011 06:43
Il vecchio pero e la rondine
 


C'era un tempo un vecchio pero
che dormiva, smorto e nero
nel freddo cortile.
Sotto vento, pioggia o neve
dormiva d'un sonno ben greve!
Tutta la neve che l'inverno caccia
gli assiderava le braccia,
la pioggia acuta e sottile
lo penetrava ostile,
il crudele e tristo vento
lo staffilava con accanimento:
ma l'albero nulla sentiva.
A San Benedetto
sull'alba rosata fu vista
una rondinella vispa
calare ad ali tese sul tetto.
Rondine bruna, rondine gaia!
Posata sulla grondaia
accanto al pendulo nido,
mise un piccolo grido
miracoloso, ed ecco
il povero albero secco
irrigidito,
che tanto avea dormito,
si svegliò fra tesori
di ciocche di fiori.
 


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