L'ultima volta lo avevamo visto sul palco del festival di Sanremo accanto a Pierdavide Carone. Avevano presentato assieme la canzone 'Nanì', ma lui era rimasto un po' in ombra dando invece spazio sul palco al giovane cantautore. Non era la prima volta che Lucio Dalla si presentava all'Ariston per dare una mano a qualcun altro, lo aveva già fatto nel 2009 per Iskra Menarini, la sua storica corista che debuttava da solista nella sezione Giovani nonostante l'età e la lunga carriera. Proprio lei mi aveva raccontato della grande umanità di questo artista, che non si è mai tirato indietro anche per aiutare la sua tanto amata Bologna (era stato in prima fila anche nella raccolta fondi per la basilica di Santo Stefano).
La sua produzione musicale ha attraversato numerose fasi, dalla stagione beat alla sperimentazione ritmica, fino alla canzone d'autore, arrivando a varcare i confini della lirica e della melodia italiana. Ma non c'è dubbio che chi lo ha conosciuto rimpiangerà anche e soprattutto l'uomo, generoso con tutti e soprattutto con i colleghi talentuosi che cercavano un'occasione per farsi notare. I suoi successi varcarono i confini della lirica e della melodia italiana: due settimane fa l'ultima apparizione in televisione al Festival di Sanremo dirigendo l'orchestra per il brano Nani, cantato da Pierdavide Carone.
"Non è possibile, mi ha telefonato ieri sera, stava benissimo, ed era felice, tranquillo, divertito e in pace con se stesso". Roberto Serra, amico storico di Dalla e fotoreporter di professione, non voleva credere alle notizie che arrivano da Montreux. Il cantante, nato a Bologna il 4 marzo del 1943, si era detto contento per una intervista appena rilasciata e per il tour europeo cominciato da pochi giorni. Ieri sera a Montreaux, all’Auditorium Stravinsky, poi a Basilea, Lugano e Ginevra. A Serra, ieri sera, ha rivelato che "era emozionante ritrovare i luoghi di un analogo tour di trent'anni fa e trovare, pur nella diversità delle situazioni, la stessa positiva risposta di pubblico di allora". E l'amico vuole ricordarlo proprio così: "Era felice". Niente di più.
E' andato via Lucio Dalla,lasciandoci tutto il suo mondo musicale,vivo profondo,intenso..... Era eccletito......... La sua scomparsa e' stata un fulmine a ciel sereno..... Addio Lucio....hai ritrovato la tua "Piazza grande".......
Il grande cantautore bolognese colpito da infarto muore a Montreaux, in Svizzera
Lucio Dalla
E' morto Lucio Dalla. Vittima di un attacco cardiaco, il cantautore si è spento all'improvviso a Montreux, in Svizzera, dove si trovava nel bel mezzo di una tournée internazionale. Il 4 marzo avrebbe compiuto 69 anni.
La notizia che spezza il cuore anche alla musica italiana non è arrivata da un comunicato stampa. I primi a darla sono stati i frati della Basilica di San Francesco d'Assisi. Su twitter, alle 12,10, 23 minuti prima dei lanci d'agenzia, attraverso il profilo della rivista San Francesco patrono d'Italia. Dove è apparso anche un servizio di cordoglio e anche l'ultimo racconto scritto da Dalla, protagonista un francescano. "E' morto Lucio Dalla - si legge nel messaggio -, dolore e sgomento della comunità francescana conventuale di Assisi per l'improvvisa scomparsa del cantautore di Dio...".
Poi, la voce di chi con Lucio lavorava o lo conosceva bene. "Era contento di come era andato il concerto - fanno sapere dalla Midas, società di comunicazione nel mondo della musica e dello spettacolo fondata da Michele Mondella -. Stamattina si è svegliato, ha fatto colazione, un paio di telefonate", poi il malore.
"L'ho sentito ieri sera, vivissimo". E' la testimonianza di Roberto Serra, bolognese amico storico di Lucio Dalla e fotoreporter di professione. Non ci voleva credere. "Non è possibile, mi ha telefonato ieri sera, stava benissimo, ed era felice, tranquillo, divertito e in pace con se stesso. Contento per un'intervista che gli avevano fatto e per il tour europeo appena cominciato. Diceva che era emozionante ritrovare i luoghi di un analogo tour di trent'anni fa e di trovare, pur nella diversità delle situazioni, la stessa positiva risposta di pubblico di allora. Era a Zurigo, stava andando a Montreux. Era felice".
A Montreux, ieri sera, Dalla ha portato regolarmente a termine il suo concerto. Chi non riesce a proferir parola è Ron, a lungo partner musicale di Lucio, autore di un successo come Attenti al lupo. Le sue lacrime, al telefono, soffocano ogni tentativo di aprir bocca. Francesco De Gregori non parla. Ne avrebbe da raccontare, lui che con Dalla cambiò la storia della musica dal vivo in Italia con la tournée in coppia Banana Republic. Lui che con Dalla aveva ripetuto l'esperienza tra 2010 e 2011, riempiendo arene e palazzetti in tutta Italia.
L'ultima tournée di Lucio era cominciata a Lucerna il 27 febbraio ed era proseguita la sera successiva a Zurigo. Dopo la tappa di Montreux, Dalla avrebbe suonato a Basilea, Berna, Ginevra, Lugano, Parigi, Dusseldorf, Amburgo, Brema, Francoforte, Lussemburgo, Stoccarda e Monaco, fino alla tappa conclusiva di Berlino. Il tour seguiva la recente pubblicazione di Questo è Amore, doppio cd contenente alcune rarità della sua sterminata discografia, e la produzione e realizzazione di Nanì e altri racconti..., il nuovo album di Pierdavide Carone.
Assume così una valenza particolarmente simbolica proprio il recentissimo passaggio di Lucio Dalla a Sanremo, manifestazione a cui i cantautori hanno sempre guardato con diffidenza. Col senno di poi, il suo salire sul podio per assumere la direzione dell'orchestra durante il brano di Pierdavide Carone Nanì , di cui era autore, sorridendo a favore di telecamera, appare come l'inconsapevole saluto di un artista indimenticabile ai milioni di telespettatori sintonizzati sul Festival.
Un saluto anche amaro. Perché Lucio Dalla non si era limitato alla passerella e aveva rinunciato a picconare il carrozzone sanremese da cui si era tenuto lontano per moltissimi anni. Durissimo il suo attacco all'intromissione di Celentano in una manifestazione dedicata alla canzone. "Non credo ci sia mai stato un Sanremo peggiore - dichiarava a Repubblica -. Non perché la canzone di Pierdavide Carone è stata subito eliminata dalla giuria demoscopica, ma è inusuale un cantante che s'improvvisa sociologo e per cinquanta minuti tiene in ostaggio l'Ariston quando farebbe bene a cantare e basta". Poi, l'affondo sulla giuria demoscopica: "Ma quale giuria di qualità? Ma li ha visti? Tutti appollaiati lì a far caciara, con l'ansia di apparire in video. E' una giuria fatiscente, in grado di esprimere giudizi sulla festa di piazza che è diventata Sanremo, non certo sulla qualità delle canzoni".
Lucio Dalla, di lui racconteranno tanto i luoghi della nascita e della morte. Bologna e Montreux, sintesi estrema dell'amore di Lucio per il jazz. La Bologna delle cantine fumose, così ben raccontata dal cinema di Pupi Avati, culla di tanto jazz italiano. E la Svizzera Montreux, capitale europea delle "blue notes", sede di uno dei più celebrati festival internazionali dedicati al genere. Simboli nobili e perfetti, Bologna e Montreux, per inquadrare come in due parentesi il viaggio sulla terra di un artista destinato a non farsi inquadrare negli schemi troppo rigidi della canzone, pronto a improvvisare e a sperimentare, a cambiar pelle, da semplice a sofisticato, a divertire e soprattutto a sorprendere.
E che dire di quel mese, marzo, che da oggi ricorderà non solo la sua nascita ma anche la sua morte. Proprio a Sanremo, Lucio Dalla presentò nel 1971 quella straordinaria canzone intitolata con il giorno del suo debutto alla vita: 4 marzo 1943, tratta da un testo della poetessa Paola Pallottino, gli valse il terzo posto assoluto. "Per la gente del porto io sono Gesù Bambino...". La storia era solo all'inizio. (01 marzo 2012)
L´ avviene nel 1953: un ragazzino che già da alcuni anni si esibisce nei teatrini parrocchiali e Padre Pio che gli impone di non salire più sul palcoscenico, pena la dannazione eterna. Il piccolo Lucio Dalla, carattere irrequieto e scontroso ma già dalla spiccata personalità artistica, decide di ignorare il divieto e di applicarsi con grande dedizione alla musica, trascurando addirittura gli studi scolastici. Così negli anni Cinquanta impara a suonare prima la fisarmonica e poi il clarinetto, passando dal repertorio popolare emiliano al jazz di New Orleans. Si scopre voce dai toni neri: prima una breve militanza nella Reno Jazz Gang, poi clarinettista nella Second Roman New Orleans Jazz Band e infine con i Flippers. La svolta nel 1963 - al Cantagiro Gino Paoli si offre come produttore - l'approdo alla scuderia discografica Rca nel '64. Nonostante le tentazioni della black music, lo stile ispirato a Ray Charles, Otis Redding e James Brown, l'inizio non è confortante. I due 45 giri sono un colossale fallimento commerciale e ugualmente infruttuosa è la breve parentesi con il cabaret. La strada del successo arriva con l'abbandono della musica soul. Nel '66 al Festival di Sanremo canta in coppia con i Yardbirds di Jeff Beck; l'anno dopo sempre in riviera, anche se viene cacciato dai portieri dell'Hotel Hilton di Roma che lo scambiano per un vagabondo e gli impediscono l'accesso alla serata finale del Festival delle Rose, vince il primo premio della critica discografica con la canzone Il cielo. Nello stesso anno fa da spalla a Jimi Hendrix nel concerto al Piper di Milano. è il periodo della beat generation, della ribellione giovanile, del rifiuto degli schemi. Ma Lucio Dalla è più un solitario agitatore, un indipendente. Così l'abbandono dei toni più duri corrisponde proprio con il grande boom del cantante che approda alle grandi cifre di vendita con 4 marzo 1943, cui seguono canzoni come Piazza Grande, Il gigante e la bambina, Itaca. Dal '74 al '77 opera un altro cambiamento di rotta. Inaugura un tipo di spettacolo a metà strada tra il concerto vero e proprio e il teatro militante, ed avvia una proficua collaborazione artistica con il poeta bolognese Roberto Roversi orientando la sua produzione verso contenuti civili. Il risultato di questo binomio è consegnato ad altri tre album: Il giorno aveva cinque teste, Anidride solforosa, Automobili e ad altrettanti spettacoli, resi popolari da un modo di fare teatro ironico e buffonesco, allineato alle poetiche di Giorgio Gaber e di Dario Fo. Nel '77, con Come è profondo il mare, Dalla debutta anche come autore dei testi delle proprie canzoni. Per l'artista bolognese si apre un decennio di consensi popolari e record di vendite. è l'epoca del tour Banana Republic con Francesco De Gregori da cui l'omonimo live, dell'album Bugie (1985) e soprattutto della canzone Caruso (contenuta nel doppio live DallamericaCaruso) venduta in otto milioni di copie nelle trenta e più versioni del brano. Nel 1988 un'altra accoppiata vincente: Dalla-Morandi, con album e trionfale tournèe, anche nel teatro greco di Siracusa. Il 1990 poi segna un altro trionfo di Dalla: il brano atipico Attenti al lupo lancia in orbita il disco Cambio che tuttora detiene il record di vendite in Italia (quasi un milione e mezzo di copie). Seguono un prolungato tour, documentato nel live Amen e nel '94 il disco Henna. Il 5 settembre '96, invece, è la volta di Canzoni: undici brani inediti tra cui Ayrton dedicato agli ultimi istanti del campione brasiliano, ancora un milione di copie vendute. Infine il 9 settembre '99 arriva Ciao, composto in cinque mesi per raccontare il disagio nei confronti della guerra in Kosovo e presentato in anteprima su dieci siti internet italiani. Nella sua carriera inoltre Dalla ha realizzato musiche da film (per Monicelli, Giannerelli, Verdone, il film televisivo Mamma Lucia con Sofia Loren, Pummarò per la regia di Michele Placido) ed è stato l'ideatore di programmi televisivi di successo (Te vojo bene assaie, Capodanno, Taxi, San Patrignano).
Se io fossi un angelo chissà cosa farei alto, biondo, invisibile che bello che sarei e che coraggio avrei sfruttandomi al massimo è chiaro che volerei zingaro libero tutto il mondo girerei andrei in Afganistan e più giù in Sudafrica a parlare con l’America e se non mi abbattono anche coi russi parlerei angelo se io fossi un angelo con lo sguardo biblico li fisserei vi do due ore, due ore al massimo poi sulla testa vi piscerei sulle vostre belle fabbriche di missili, di missili se io fossi un angelo, non starei nelle processioni nelle scatole dei presepi starei seduto fumando una marlboro al dolce fresco delle siepi sarei un buon angelo, parlerei con Dio gli ubbidirei amandolo a modo mio gli parlerei a modo mio e gli direi ” Cosa vuoi tu da me tu” “ I potenti che mascalzoni e tu cosa fai li perdoni” ” ma allora sbagli anche tu“ ma poi non parlerei più un angelo non sarei più un angelo se con un calcio mi buttano giù al massimo sarei un diavolo e francamente questo non mi va ma poi l’inferno cos’è a parte il caldo che fa non è poi diverso da qui perché io sento che, son sicuro che io so che gli angeli sono milioni di milioni sono i più poveri e i più soli quelli presi tra le reti e se tra gli uomini nascesseun ancora Dio gli ubbidirei amandolo a modo mio a modo mio…