Notturno di Chopin in mi-bemolle.
L'alta arcata della finestra era colma di luce-
Anche il tuo volto, serio
era toccato da un'aureola
Ma in nessuna notte, la silenziosa
la silenziosa luna d'argento mi ha così turbato
tanto che dal profondo ho sentito
inesprimibilmente dolce un cantico dei cantici.
Tu tacevi - Anch'io; la muta lontananza
si dissolve in luce! Non c'era vita.
Solo nel lago una coppia di cigni
e sopra di noi il corso delle stelle.
Apparsa nell'arco della finestra
la luna disegnò un bordo d'argento
intorno alla tua mano tesa
e al tuo collo sottile.
Valzer brillante
Una danza di Chopin irrompe nella sala, una frenetica, scatenata danza, Le finestre riflettono aria di tempesta, una corona appassita orna il pianoforte.
Il pianoforte tu, il violino io, così suoniamo e non finiamo mai ed aspettiamo ansiosi, tu ed io, chi romperà per primo l'incantesimo.
Chi si fermerà per primo in mezzo al ritmo e spingerà via da sé i lumi, e chi per primo farà la domanda alla quale risposta non c'è.
Chopin
Spargi ancora a profusione
su di me i gigli pallidi, grandi gigli dei tuoi canti, rose rosse dei tuoi valzer. E il respiro intessi greve del tuo amore, che appassendo dà profumo, e del tuo orgoglio garofani di fuoco flessuosi.
Il concerto
Sibilano i violini acuti e teneri, si lamenta dal profondo il corno, luccicano le dame variopinte e ricche sotto lo scintillio delle luci.
Chiudo i miei occhi in silenzio: vedo un albero nella neve sta da solo ed ha ciò che vuole, la sua propria felicità, la sua propria pena.
Angosciato lascio la sala e dietro di me si perde il rumore fra piacere e tormento e senza slancio.
Cerco il mio albero nella neve, vorrei avere ciò che lui ha, la mia propria felicità. la mia propria pena, queste saziano l'anima.
|