Página principal  |  Contacto  

Correo electrónico:

Contraseña:

Registrarse ahora!

¿Has olvidado tu contraseña?

UN SORRISO PER TUTTI
 
Novedades
  Únete ahora
  Panel de mensajes 
  Galería de imágenes 
 Archivos y documentos 
 Encuestas y Test 
  Lista de Participantes
  
 ◄ ISCRIZIONE AL GRUPPO 
 ___CHAT___ 
 INDICE BACHECHE 
 ◄ BENVENUTO/A 
 GENERALE 
 " TUTTI I MESSAGGI " 
 ۞۞۞۞۞۞۞۞۞۞۞۞۞ 
  
 ◄◄◄ CHAT 
 ◄ ACCADDE OGGI 
 ◄ OROSCOPO DEL GIORNO 
 ◄ MESSAGGIAMOCI 
 ◄ AIUTO PC 
 ◄ AMORE 
 ◄ AUGURI 
 ◄ CONSIGLI & CURIOSITA´ 
 ◄ ATTUALITA´ 
 ◄ ARTE DI RAIOLUAR 
 ◄ GRAFICA DI ROM* 
 ◄ IL LOTTO DI NANDO 
 ◄ INDIANI D´ AMERICA 
 ◄ RICORDI & FOTO DI GIANPI 
 ◄ UMORISMO 
 ◄ MUSICA ANNI 60 / 70 ♫♪♫ 
 ◄GRUPPI MINORI ANNI 60-70 
  
 ◄ POESIE ISCRITTI 
 ◄ POESIE CLELIA ( Lelina ) 
 ◄ Clelia ♦ RACCONTI ♦ 
 ◄ POESIE & ALTRO NADIA 
 ◄POESIE DI NIKI 
 ◄ POESIE PREDILETTA 
 ◄ POESIE QUATTROMORI 
 ◄ POESIE TONY KOSPAN 
 ◄ ROBYLORD ♥ 
  
 OMAGGIO A KAROL 
 ◄ RICORDANDO EL CID 
 ◄ LEZIONI DI POESIA 
 ◄ SEZIONE SVAGO 
 ◄MATERIALI DA USARE► 
 ◄ CUCINA ITALIANA 
 __________________________ 
 Home Home 
  
 
 
  Herramientas
 
General: In ricordo di un grande uomo a 20 anni dalla strage di Capaci...
Elegir otro panel de mensajes
Tema anterior  Tema siguiente
Respuesta  Mensaje 1 de 12 en el tema 
De: marinaeisuoiangeli  (Mensaje original) Enviado: 22/05/2012 19:41
22 Maggio 2012




"La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano
e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine.
Piuttosto bisogna rendersi conto
che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave
e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini
ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni"
(Giovanni Falcone).



In ricordo di un grande uomo a 20 anni dalla strage di Capaci...
Abbassare la testa vuol dire rinunciare agli ideali in cui credi.
Puoi farlo, se hai paura di perdere il bene prezioso che e' la vita.
Ma  che qualita' puo'avere  la tua vita se hai tradito i tuoi ideali?
Puoi vivere cent'anni , ma sara' una povera, gretta vita.
Puoi scegliere e combattere a testa alta,
accettando anche il rischio di morire: si muore una volta sola
e siamo nati per quello.

Ma le idee non muoiono, ci sara' sempre qualcuno che raccoglie il testimone e va avanti.







Primer  Anterior  2 a 12 de 12  Siguiente   Último  
Respuesta  Mensaje 2 de 12 en el tema 
De: Lelina Enviado: 22/05/2012 19:49
 
“Non bisogna aspettare che ci siano eroi da
 ricordare, ma bisogna tentare di evitare che
 ce ne siano di nuovi.
 La mafia va sconfitta
 con l'impegno, non in occasione di una ricor-
 renza ma 365 giorni l'anno, lavorando soprat-
 tutto per la cultura della legalità:  la morte
 della legalità è infatti l’inizio del rafforzamen-
 to delle mafie”.

Respuesta  Mensaje 3 de 12 en el tema 
De: Lelina Enviado: 22/05/2012 19:52
 
“Ricordando Giovanni Falcone a 20 anni dalla Strage di Capaci” 
Sono trascorsi 20 anni da quel 23 maggio 1992 quando, alle ore 17.58, cinquecento chili di tritolo furono fatti esplodere sull'autostrada A29, nei pressi dello svicolo di Capaci a pochi chilometri da Palermo. Oggetto e vittime del crudele attentato: il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, barbaramente assassinati da Cosa Nostra.
Al momento del passaggio dell'auto blindata del magistrato, venne premuto il pulsante del telecomando che azionava a distanza l'ordigno esplosivo. Furono almeno cinque gli uomini mafiosi, tra cui Giovanni Brusca e Pietro Rampulla, ad eseguire materialmente gli omicidi, incaricati da Totò Riina.
La strage di Capaci e quella di via D'Amelio, avvenuta il 19 luglio dello stesso anno, in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e la sua scorta, scossero fortemente l'opinione pubblica e rappresentarono così un momento fondamentale per consolidare la lotta alla mafia con il conseguente moltiplicarsi di pentiti e la cattura di diversi boss mafiosi. Per la storia italiana si aprì una delle pagine più buie: la mafia, dopo avere ucciso i due Magistrati in prima linea nella lotta a “Cosa Nostra” sfidò apertamente lo Stato in una guerra che seminò esplosioni e distruzione fino a Roma, Firenze, Milano.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, impareggiabili esempi di lealtà e moralità, coraggio e smisurata umanità, sono tutt’oggi la luce che negli anni ha dato la forza, la speranza per continuare a credere e lottare. Essi ci hanno insegnato che la mafia deve e soprattutto può essere sconfitta.  A raccontare e a raccontarci soprattutto il Giovanni Falcone uomo, e non solo Magistrato, il giornalista che più di ogni altro gli fu amico, l’inviato de “La Stampa” e profondo conoscitore di mafia 
Francesco La Licata.

Respuesta  Mensaje 4 de 12 en el tema 
De: Lelina Enviado: 22/05/2012 19:56

Respuesta  Mensaje 5 de 12 en el tema 
De: solidea Enviado: 23/05/2012 04:52

Respuesta  Mensaje 6 de 12 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 23/05/2012 05:20

Respuesta  Mensaje 7 de 12 en el tema 
De: marinaeisuoiangeli Enviado: 23/05/2012 05:33


Respuesta  Mensaje 8 de 12 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 23/05/2012 05:34


Respuesta  Mensaje 9 de 12 en el tema 
De: daniela71 Enviado: 23/05/2012 11:26

Respuesta  Mensaje 10 de 12 en el tema 
De: Marylauretana Enviado: 23/05/2012 12:18
 
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due giudici siciliani che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro la mafia.
Di loro si racconta infatti che quando erano ancora adolescenti giocavano a pallone nei quartieri popolari di Palermo e che fra i loro compagni di gioco c'erano probabilmente anche alcuni ragazzi che in futuro dovevano diventare uomini di "Cosa Nostra".

Borsellino (sinistra) e Falcone (destra)

E forse proprio  il fatto di essere siciliani, nati e cresciuti a contatto diretto con la realtà di quella regione, era la loro forza: Falcone e Borsellino infatti capivano perfettamente il mondo mafioso, capivano il senso dell'onore siciliano e capivano il linguaggio dei boss e dei malavitosi con cui dovevano parlare. Per questo sapevano dialogare con i "pentiti" di mafia, sapevano guadagnarsi la loro fiducia e perfino il loro rispetto.
 
Giovanni Falcone (sinistra) e Paolo Borsellino (destra) Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano coetanei: il primo è nato a Palermo nel 1939, il secondo nel 1940.

Durante l'università - alla fine degli anni Cinquanta - Paolo Borsellino  si iscrive al FUAN, un'organizzazione politica di estrema destra. è molto bello pensare che nessuno avrà mai il coraggio di rinfacciargli questa scelta: il suo comportamento è sempre stato così onesto e pulito che sia da destra che da sinistra si doveva necessariamente rispettarlo.
Nel 1963 entra in Magistratura: lavora in diversi tribunali e nel 1975 è trasferito al tribunale di Palermo, dove entra all'Ufficio istruzione processi penali sotto la guida di Rocco Chinnici.

Lavora con il capitano dei Carabinieri Emanuele Basile alla sua prima indagine sulla mafia e nel 1980 fa arrestare un primo gruppo di sei mafiosi. Nello stesso anno il capitano Basile viene assassinato. 

Per la famiglia Borsellino la vita cambia e da quel momento in poi tutti vivranno blindati e continuamente protetti da una scorta.

Continua a lavorare senza tregua nel pool anti-mafia guidato da Rocco Chinnici, a stretto contatto anche con il suo amico Giovanni Falcone che nel 1979 era entrato anche lui all'Ufficio istruzione processi penali. Ma nel 1983 anche Rocco Chinnici viene assassinato dai mafiosi. Sembra la fine di un'esperienza che stava dando qualche risultato.

Antonino Caponnetto

A Palermo, al posto di Chinnici, arriva Antonino Caponnetto che è assolutamente deciso a portare avanti il lavoro del suo predecessore. Con Falcone e Borsellino e altri bravi magistrati comincia allora l'avventura del pool anti-mafia. 

In pratica i magistrati di Palermo cercano di combattere la mafia così come negli anni precedenti si era combattuto - e vinto - il terrorismo. 
Nel 1983 altri due funzionari di Polizia Giuseppe Montana e Ninni Cassarà - stretti collaboratori di Falcone e Borsellino - sono uccisi dalla mafia
Ma grazie alla capacità dei magistrati di indagare e all'intelligenza di Falcone nel ricostruire la "geografia mafiosa" di quel periodo, un gran numero di mafiosi finisce in galera. 

E finalmente Falcone e Borsellino riescono a mettere in piedi il famoso maxi-processo, un processo in cui sul banco degli imputati siedono ben 475 mafiosi che nel 1987 saranno condannati.
 
In realtà questa grande, grandissima vittoria è anche il principio della fine per i due magistrati e forse è anche la loro condanna a morte.
Antonino Caponnetto deve lasciare il pool per motivi di salute. Al suo posto, invece di Giovanni Falcone che ne era il naturale erede, va a finire un altro magistrato che in breve tempo scioglie il famoso pool antimafia. Comincia una stagione di veleni (Falcone è accusato di "protagonismo" e alla fine chiederà il trasferimento a Roma; a Borsellino vengono tolte le indagini sulla mafia a Palermo e gli vengono assegnate quelle di Agrigento e Trapani). L'unità delle indagini che aveva dato grandi risultati è così definitivamente distrutta.

Ma i due magistrati non abbandonarono la lotta: Falcone dopo il
1988
collabora ancora con Rudolph Giuliani, procuratore distrettuale di New York, e riesce a colpire le famiglie mafiose dei Gambino e degli Inzerillo, coinvolte nel traffico di eroina. E 
quando è trasferito a Roma progetta la creazione di una Direzione Nazionale Antimafia per coordinare tutta la lotta alla mafia che si svolge in Italia. Falcone doveva esserne il Direttore.

Foto del 5 aprile 1992, a Palermo, durante un dibattito su mafia, politica e società civile

Foto del 5 aprile 1992, a Palermo, durante un dibattito su mafia, politica e società civile

 
Ma il 23 maggio 1992 - con un attentato spettacolare - la macchina di Falcone viene fatta esplodere sull'autostrada che collega Palermo e Trapani: 500 chili di tritolo che tolgono la vita a Falcone, a sua moglie Francesca Morvillo e a tre agenti di scorta.

Quando Falcone salta in aria, Paolo Borsellino capisce che non gli resterà troppo tempo. Lo dice chiaro: “Devo fare in fretta, perché adesso tocca a me”. Il 19 luglio dello stesso anno un'autobomba esplode sotto casa di sua madre mentre Paolo Borsellino sta andandola a trovare. Il magistrato muore con tutti gli uomini della scorta. Pochi giorni prima aveva dichiarato:

Non sono né un eroe né un Kamikaze, ma una persona come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa, non so quello che succederà nell'aldilà. Ma l'importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento... Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno.


Respuesta  Mensaje 11 de 12 en el tema 
De: Marylauretana Enviado: 23/05/2012 12:23

Respuesta  Mensaje 12 de 12 en el tema 
De: Marylauretana Enviado: 23/05/2012 12:24



Primer  Anterior  2 a 12 de 12  Siguiente   Último  
Tema anterior  Tema siguiente
 
©2025 - Gabitos - Todos los derechos reservados