La sensibilità è la mano soave di una donna
che orna con un vaso di fiori una stanza
nuda e spoglia, portandovi una nota
di colore e di calore.
La sensibilità è, anche, la parola giusta
pronunciata al momento giusto
così come il silenzio affettuoso e
partecipe
quando non vi sono parole adeguate
alla situazione.
La sensibilità è saper godere delle
piccole cose, delle piccole gioie, e
trasmetterne il segreto anche agli altri
addolcendone le asprezze e
medicandone le ferite.
La sensibilità è l’atteggiamento di
delicatezza e di profondo rispetto con
cui l’io si rapporta al tu
vedendo sempre in esso un soggetto
di pari dignità e mai un semplice mezzo.
La persona dotata di sensibilità
possiede una
ricchezza in più, che la mette in grado
di cogliere aspetti del reale i quali
sfuggono ad altri, alimentando
così incessantemente
la propria profonda umanità.
Al tempo stesso, è indubbio che la
persona sensibile soffre più delle altre
perché si trova esposta a
quegli strali che individui dalla pelle
più spessa non avvertono neppure e
perché vede con
maggiore chiarezza la grande distanza
che separa il reale dall’ideale.
Un bambino sensibile, ad esempio
soffrirà in modo più intenso e tormentoso
della mancanza di affetto dei genitori
della cattiveria dei compagni o di una
crudele malattia che ha colpito una
persona a lui cara; tuttavia, anche le
sue risorse sono in proporzione alla
sua sensibilità, per cui difficilmente
egli si troverà
del tutto indifeso davanti ai colpi della vita.