La non-violenza non è un paravento per la codardia, ma è la suprema virtù del coraggioso. L’esercizio della non-violenza richiede un coraggio di gran lunga superiore a quello dello spadaccino. La viltà è del tutto incompatibile con la non-violenza. Il passaggio dall’abilità con la spada alla non-violenza è possibile e, a volte, addirittura facile. La non-violenza, perciò, presuppone l’abilità di colpire. È una forma di deliberato, consapevole dominio del proprio desiderio di vendetta. Ma la vendetta è sempre superiore alla sottomissione passiva, pavida e inerme. Il perdono è ancora più alto. Anche la vendetta è debolezza. Il desiderio di vendetta nasce dalla paura del pericolo, immaginario o reale. Un cane abbaia e morde quando ha paura. Un uomo che non tema nessuno sulla terra considererebbe troppo fastidioso anche il solo esprimere collera, contro chi cercasse vanamente di ferirlo. Il sole non si vendica contro i bimbetti che gli lanciano la polvere. Nell’atto, essi non danneggiano che se stessi.
Mahatma Gandhi, Il mio credo, il mio pensiero
La figura di Gandhi è senza dubbio il riferimento etico-filosofico più importante e sta alla base del moderno pensiero nonviolento. Comunque radici culturali si trovano in tutte le tradizioni religiose ed in numerosi pensatori dei secoli precedenti. Dal cristianesimo al buddismo, dall’animismo all’islam, in ogni fede è possibile rintracciare elementi che si richiamano alla sacralità della vita, all’amore per gli altri e al rifiuto della vendetta.
Riuscira' un giorno l'uomo a capirne definitivamente l'importanza?!........