Ecco è arrivato Settembre, è il nono mese dell’anno secondo il calendario gregoriano, conta 30 giorni e si colloca nella seconda metà di un anno civile. nome deriva dal latino september, a sua volta da septem, "sette", perché era il settimo mese del calendario romano, che iniziava con il mese di marzo.
Nel 37 l’imperatore Caligola mutò il nome del mese in "Germanico" in onore dell’omonimo padre, ma alla morte dell’imperatore il nome tornò quello originale…
Triste il giardino: fresca scende ai fiori la pioggia. Silenziosa trema l’estate, declinando alla sua fine. Gocciano foglie d’oro giù dalla grande acacia. Ride attonita e smorta l’estate dentro il suo morente sogno. S’attarda fra le rose, pensando alla sua pace; lentamente socchiude i grandi occhi pesanti di stanchezza.
Ma dove ve ne andate, povere foglie gialle come farfalle spensierate? Venite da lontano o da vicino da un bosco o da un giardino? E non sentite la malinconia del vento stesso che vi porta via?
E 'settembre. L'arrivo dell'autunno riporta alla memoria del poeta le immagini della sua terra d'Abruzzo. Là ha vissuto l'infanzia e là, in questa stagione, ha assistito tante volte alla transumanza, cioè a quella migrazione stagionale dei pastori che conducono le greggi dai pascoli montani verso la pianura. Il ricordo dei pastori riempie di nostalgia l'animo del poeta: li rivede mentre lasciano gli alpeggi e si incamminano lenti lungo i sentieri erbosi che portano fino al mare, gli stessi sentieri che per secoli hanno percorso anche i loro antenati; li immagina mentre si fermano a bere alle fonti alpestri e poi riprendono il cammino appogiandosi al bastone e mentre s'illuminano di gioia, intravedono il lontano luccichio del mare.
I Pastori
Settembre, andiamo. E' tempo di migrare. Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all'Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d'acqua nafia rimanga ne' cuori esuli a conforto che lungo illuda la lor sete in via. Rinnovato hanno verga d'avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente su le vestigia degli antichi padri. O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina!
Ora lungh'esso il litoral cammina la greggia.Senza mutamento è l'aria. Il sole imbionda sì la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria. Isciaquìo, calpestìo, dolci rumori.
I giorni di settembre sono, fino all'ultimo meriggio, ariose e melodiose strofe classiche che, all'avvicinarsi della notte, diventano troppo buiosamente romantiche.