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General: UN CRIMINE VERGOGNOSO
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Respuesta  Mensaje 1 de 8 en el tema 
De: rom*  (Mensaje original) Enviado: 11/11/2012 11:32

UN CRIMINE VERGOGNOSO

di Neil Kearney

 

Non si scriverà mai abbastanza sui mali del lavoro minorile.

Non si scriverà mai abbastanza sui mali fisici, psichici, intellettivi, morali, subiti dai bambini che sono condannati al lavoro.

Naturalmente non stiamo parlando dei bambini che danno una mano nelle faccende di casa o dei bambini che nei ritagli di tempo aiutano i loro genitori nei campi o nelle botteghe artigianali.

Questi lavori contribuiscono alla loro formazione perché educano al senso di responsabilità e fanno imparare delle attività manuali utili per la vita.

In discussione non è il lavoro come attività educativa organizzata per rendere un servizio ai ragazzi.

In discussione è il lavoro svolto nelle fabbriche, nelle piantagioni, nelle miniere e in molti altri luoghi, per arricchire i padroni.

In altre parole è in discussione il lavoro come forma di sfruttamento dei minori.

Il tema del lavoro minorile è ancora immerso in un mare di indifferenza.

 Troppa gente lo vive come un problema lontano contro cui non c'è niente da fare perché - essi pensano - è il frutto inevitabile della povertà.

Ma ricordiamoci che il lavoro minorile è un fenomeno in crescita che sta invadendo anche  la nostra parte di mondo.

In ogni caso non è una conseguenza, ma una causa della povertà perché il lavoro minorile fa abbassare il livello dei salari e toglie lavoro agli adulti.

In India ci sono 55 milioni di bambini che lavorano come dipendenti e 55 milioni di adulti disoccupati!

Guardiamo da vicino in quali condizioni lavorano questi bambini.

Putul ha nove anni e da dieci mesi lavora nei dintorni di Dacca in una fabbrica di camicie per gli Stati Uniti.

 Inizia a lavorare alle otto del mattino e finisce alle dieci di sera.

Ma quando c'è molto da fare continua fino alle tre di notte, poi si sdraia sul pavimento e si addormenta in attesa del mattino.

 Alle sei va a casa e torna a lavorare due ore più tardi.

Per una notte passata così riceve 15 taka (500 lire).

Un giorno, la sua fabbrica venne visitata da alcuni stranieri e alla fine della conversazione che ebbe con una donna della comitiva, Putul implorò di essere portata via di lì. «Per favore portami con te. Torna domenica e portami via da qui»

In quella fabbrica il 60% dei dipendenti è costituito da bambini che hanno meno di tredici anni.

I sistemi sono sbrigativi chi entra anche solo un minuto più tardi, alla terza volta perde un giorno di paga.

Chi fa un giorno di assenza, perde tre giorni di paga.

Doy ha tredici anni.

Lavora a Bangkok in una fabbrica per l’esportazione che impiega circa 200 bambini.

Essi tagliano, cuciono ed incollano borse per 15 ore al giorno.

La ditta ne produce ogni mese più di 50.000 e grazie al sudore e alle lacrime di questi bambini ha ricevuto più volte il premio come migliore esportatore.

Ascoltare Doy è penoso. «Mi mancano i miei fratelli e le mie sorelle. Non so quando li potrò rivedere. Mi manca la scuola. Forse un giorno potrò tornarci. Ma quello che mi manca di più è il gioco. Lavoriamo sempre e non capisco perché la sera non ci danno un po' di tempo per giocare. Forse perché c'è tanto lavoro da fare».

Quest'anno a febbraio ho parlato con Sbanti.

Benché abbia solo nove anni, lavora in una fabbrica di vestiti da più di un anno.

Di norma lavora dalle 12 alle 18 ore al giorno, ma una volta l'hanno perfino obbligata a lavorare per tre giorni di seguito fermandosi solo per mangiare.

Sbanti non guadagna più di 300 taka (10.000 lire) al mese.

Putul, Doy e Sbanti come milioni di altri bambini sono stati derubati della loro infanzia.

 Di recente un assistente sociale di Bangkok ha affermato: «Quando arrivano dalle campagne, i ragazzi sono vispi e pieni d'energia, ma dopo poco li ritroviamo intristiti e malandati.

È’ terribile assistere al loro lento consumo senza che noi possiamo fare niente».

Un vecchio proverbio cinese dice: `La vita di un bambino è come un pezzo di carta su cui ogni passante lascia un segno".

Purtroppo sui corpi di questi piccoli lavoratori non vengono lasciati messaggi d'amore, ma ferite profonde che lì rendono mutilati per il resto della vita.

Essi subiscono questa condanna solo perché sono deboli, indifesi e perciò facilmente sfruttabili.

Nessuno sa con esattezza quanti bambini al mondo lavorano sotto i sedici anni. Nessuna agenzia internazionale dispone di cifre certe perché nessun governo si prende la briga di fare delle indagini accurate.

Alcuni capi di governo affermano addirittura che nei loro paesi non esiste né il lavoro minorile, né il fenomeno dei ragazzi di strada.

 Il fatto è che la polizia scaccia a manganellate i bambini e i mendicanti che si trovano lungo i tragitti percorsi dalle autorità.

 Del resto gli uomini di governo viaggiano in auto con l'aria condizionata e i vetri oscurati.

Come possono vedere cosa succede fuori?

Se poi un ministro decide di visitare personalmente una fabbrica, neanche allora vedrà dei bambini perché sono rinchiusi nei gabinetti e negli sgabuzzini.

Vista la penuria di statistiche certe dobbiamo accontentarci delle stime fornite dai diversi organismi.

Alcuni affermano che in tutto il mondo il numero di bambini al lavoro è compreso tra i 20 e gli 80 milioni.

Ma l'ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) afferma che sono fra i 100 e i 200 milioni.

Tuttavia anche questa cifra è sottostimata.

Solo in Cina si pensa che siano 40 milioni'.

In Asia la piaga  del lavoro minorile è gravissima, non solo perché è il continente col maggior numero di bambini .al lavoro, ma anche perché  conosce le peggiori forme di lavoro minorile.

 In questo continente milioni di bambini lavorano ancora in schiavitù e solo in India, nell'industria dei tappeti se ne contano 40.000.

Essi lavorano senza paga, per 12-15 ore al giorno e non possono tornare a casa finché la famiglia non restituisce la somma ricevuta in prestito dal padrone del laboratorio.

Ma questo giorno non arriva mai perché gli interessi, che vanno dal 100 al 200% al mese, fanno aumentare il debito a dismisura.

In Indonesia si stima che i bambini al lavoro in età compresa fra i 10 e i 14 anni siano 2,7 milioni.

Molti di loro sono impiegati nel settore tessile e soffrono di problemi respiratori per la polvere sprigionata dal cotone, dalla lana e dalle stoffe.

Ma i padroni negano di avere qualsiasi responsabilità rispetto alla salute e alla sicurezza dei bambini.

In Cina, dove le autorità hanno sempre negato l'esistenza del problema, il lavoro minorile è cresciuto con l'espansione delle «zone franche per l'esportazione».

Benché lavorino fino a 14 ore al giorno, i piccoli cinesi assunti nelle fabbriche di queste zone speciali guadagnano solo dieci dollari (16.000 lire) al mese.

In Thailandia, nell'industria del cuoio, i bambini lavorano dalle otto del mattino fino, alle undici di sera e fanno al massimo un paio di pause di un'ora ciascuna.

Dopo pochi mesi cominciano ad ammalarsi non solo perché lavorano a ritmi massacranti, ma anche perché usano solventi e mastici tossici in stanzette che a volte non hanno neanche una finestra.

 I rappresentanti sindacali thailandesi hanno dichiarato all’Ufficio Internazionale del Lavoro che in Thailandia 1a situazione dei bambini lavoratori è fra le peggiori del mondo.

Naturalmente il lavoro minorile non è un esclusiva dell'Asia.

 In Africa venti bambini su cento sono al lavoro e costituiscono il 17% di tutta la forza lavoro.

In alcune nazioni dell’America Latina la percentuale di bambini che lavora arriva fino al 26% e poiché questa regione è la più urbanizzata del Sud del mondo, essi si trovano soprattutto nelle città.

Fra i paesi di questo continente, il Brasile è quello che ha, in assoluto, il maggior numero di bambini al lavoro.

Essi sono sette milioni e rappresentano circa il 18 % della popolazione infantile compresa fra i 10 e i 14 anni.

Ma il lavoro minorile cresce anche negli Stati Uniti e sta ricomparendo anche in Europa.

Il Portogallo è un buon esempio.

Nessuno sa quanti sono i bambini al lavoro, ma provate a girare per i laboratori nei dintorni di Porto e ne conterete a migliaia.

Le industrie calzaturiere e dell’abbigliamento sono quelle che ricorrono di più al lavoro dei bambini e che li trattano nel modo peggiore.

I padroni di queste fabbriche non si preoccupano né della loro salute né della loro sicurezza perché sanno di poterli licenziare e rimpiazzare  in qualsiasi momento.

I bambini si trovano anche nelle imprese che lavorano per le multinazionali.

La concorrenza le spinge a comprimere sempre  più i costi di produzione e ricorrono al lavoro dei bambini, perché  possono ottenere la stessa produzione per salari molto più bassi o addirittura nulli, trincerandosi dietro alla scusa che i bambini sono lì per imparare un mestiere..

 In questo modo i bambini diventano concorrenti dei loro genitori e oltre ad occupare i loro posti di lavoro fanno anche diminuire le loro paghe.

Per questo, da un punto di vista puramente economico, il 1avoro minorile è un vero disastro.

Prendiamo il Bangladesh, per esempio.

Si calcola che il 25-30% degli addetti nell’industria dell'abbigliamento ha meno di 14 anni.

In certe fabbriche la percentuale supera addirittura il 70%.

Alle donne che cercano lavoro viene spesso chiesto se hanno dei figli da far lavorare.

Se non ne hanno, possono essere assunte ma devono accontentarsi della paga di un bambino.

Il risultato è che nelle fabbriche bengalesí il livello dei salari è sceso anche per gli adulti che devono accontentarsi di paghe variabili fra le 10.000 e le 40.000 lire al mese.

Sfortunatamente queste cose non succedono solo in Bangladesh.

 Ovunque ci sono bambini da sfruttare e ovunque ci sono imprenditori pronti a farlo con un cinismo incredibile.

Un giorno mentre ero a Karachi, in Pakistan, domandai ad un imprenditore tessile se nella sua fabbrica lavoravano dei bambini.

Con naturalezza, egli mi rispose: “Prendo qualsiasi persona che sappia lavorare. Non mi interessa se è giovane, vecchia o di mezza età.

Se un ragazzino di dieci anni è in grado di farmi il lavoro, io lo prendo e se dopo quindici giorni muore, non è affar  mio".

Questi crimini sono vergognosi.

 

 

Vergogna per quegli imprenditori che uccidono i bambini col loro egoismo.

Vergogna per quei politici che mantengono i bambini in schiavitù

a causa del loro disinteresse.

Vergogna per quei consumatori che si rendono complici dello sfruttamento dei bambini perché comprano i prodotti ottenuti col loro sudore.

Vergogna anche per noi sindacalisti se non gridiamo ad alta voce

contro questo crimine.

 



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Respuesta  Mensaje 2 de 8 en el tema 
De: Futuro2012 Enviado: 11/11/2012 13:16
 

Respuesta  Mensaje 3 de 8 en el tema 
De: Futuro2012 Enviado: 11/11/2012 19:03
SRUTTAMENTO DEL LAVORO MINORILE
 
La maggior parte dei bambini che lavorano in Asia sono impegnati in attività agricole ma le tipologie di lavori che essi devono compiere sono di genere molto diverso: inservienti in Nepal, impiegati nelle officine tessili in Bangladesh, produttori di tappeti in India, lavori sulle strade in Thailandia o lavoratori nell’industria ittica in Indonesia. In Asia, come in altre regioni in via di sviluppo, i bambini spesso lavorano all’interno della propria famiglia impiegati nelle attività agricole, nella produzioni di oggetti di vario genere e, spesso, sono i responsabili dell’approvvigionamento dell’acqua. Questo tipo di occupazione può essere considerato come una fase importante nel processo di socializzazione e di trasmissione delle conoscenze da padre a figlio. Sicuramente tale tipologia di lavoro ha delle conseguenze sulla vita del bambino, sulla sua salute e sul tempo che può dedicare allo studio ma ciò a cui ci si riferisce quando si parla di lavoro minorile in Asia è l’attività che occupa la maggior parte della giornata per paghe molto basse, che si svolge in ambienti nocivi alla salute e alla psiche del bambino e che, di conseguenza, elimina ogni possibilità di godere della propria infanzia e cioè il LAVORO NELLE FABBRICHE. Sebbene tale profilo del bambino-lavoratore persista in molte regioni, cambiamenti strutturali nelle attività svolte si sono riscontrate in alcuni paesi investiti da rapide riforme economiche. Ricerche svolte in Asia meridionale dimostrano che il processo di modernizzazione ed i tentativi di integrazione economica possono essere la causa della povertà nelle aree rurali, di fenomeni di migrazioni verso le aree urbane, di forti disuguaglianze fra le varie regioni e di una diminuzione delle risorse disponibili per ogni singola famiglia. I bambini vengono in questa realtà impiegati nelle fabbriche dove lavorano in un ambiente altamente pericoloso per il loro sviluppo fisico e mentale. Il caso dell’ Indonesia testimonia come la diminuzione dell’impiego dei bambini nelle campagne sia seguito da un aumento del loro sfruttamento nell’industria manifatturiera dove sono sottoposti ad orari di lavoro estenuanti ed inflessibili che privano il bambino della possibilità di frequentare la scuola. I casi di bambini che lavorano 24 ore alla settimana è notevolmente diminuito a favore di una tendenza che vede l’aumento di bambini impiegati 44 ore la settimana. Una situazione simile è riscontrabile anche in Thailandia dove le condizioni di lavoro in cui vivono i bambini impiegati nelle piccole imprese sono molto preoccupanti in quanto essi vengono spesso costretti a lavorare 12 ore al giorno.

La maggior parte delle attività svolte dai bambini sono riconducibili alla categoria costituita da “lavori pericolosi” (hazardous work) per la loro salute fisica e psichica analizzata nelle Convenzioni dell’ILO N° 138 e 182.

Uno studio dell’ILO condotto in Bangladesh dimostra che oltre 40 diverse attività svolte dai bambini sono riconducibili alla tipologia di “lavori pericolosi”. Situazione allarmante è anche quella in cui versano il 60% dei bambini delle Filippine in quanto le loro condizioni di lavoro sono la causa di gravi malattie. I corpi dei bambini, dovendosi ancora sviluppare, sono spesso danneggiati molto più gravemente rispetto a quelli degli adulti che compiono le stesse attività come nel caso del trasporto di materiali molto pesanti. Da un altro punto di vista, inoltre, le bambine sono ancora più vulnerabili in quanto facili vittime di abusi sessuali che possono avere come ripercussione un rifiuto nei loro confronti da parte della società oltre che gravidanze non desiderate.

Nel momento in cui i bambini si trovano costretti a lavorare lontani da casa sono maggiormente vulnerabili e in balia dei loro sfruttatori.


Respuesta  Mensaje 4 de 8 en el tema 
De: daniela71 Enviado: 11/11/2012 20:19
 
Umiliazione, rabbia
e tanta vergogna,
e ancora vergogna!!!

Respuesta  Mensaje 5 de 8 en el tema 
De: Futuro2012 Enviado: 12/11/2012 05:45

Respuesta  Mensaje 6 de 8 en el tema 
De: Ver@ Enviado: 12/11/2012 07:30
I bambini vanno amati, rispettati ed educati,  non sfruttati...

Respuesta  Mensaje 7 de 8 en el tema 
De: Iris-Blu Enviado: 13/11/2012 14:48
Non molti anni fa (si fa per dire )circa 50 anni fa il lavoro minorile esisteva anche quì in Italia
io ho iniziato a lavorare che avevo 9 anni , ricordo che lavoravo in una tintoria come stiratrice , il ferro da stiro pesava più di me, è quando usavo la macchina per il lavaggio che un tempo andava a trielina quando la aprivo le esalazioni mi ubriacavano è dovevo mettermi sotto al bancome finche non mi passava, certo questo non è un motivo per per far lavorare i bambini oggi è solo un ricordo della mia infanzia che non auguro a nessuno di averla passata così
 ho dovuto continuare con le scuole serali per avere un istruzione

Respuesta  Mensaje 8 de 8 en el tema 
De: daniela71 Enviado: 13/11/2012 18:38
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