60 paia di scarpe sul Danubio. Rappresentano i 60.000 ebrei che furono legati, 1 colpo alla testa, 1 alla gamba e gettati in acqua dai nazisti ungheresi.
La farfalla L’ultima, proprio l’ultima, di un giallo così intenso, così assolutamente giallo, come una lacrima di sole quando cade sopra una roccia bianca - così gialla, così gialla! - l’ultima, volava in alto leggera aleggiava sicura per baciare il suo ultimo mondo. Tra qualche giorno sarà la mia settima settimana di ghetto... Ma qui non ho visto nessuna farfalla. Quella dell’altra volta fu l’ultima: le farfalle non vivono nel ghetto. Pavel Friedmann, da Vedem, 4.6.1946 Vorrei andare sola dove c’è un’altra gente migliore in qualche posto sconosciuto dove nessuno più uccide. Ma forse ci andremo in tanti verso questo sogno, in mille forse e perché non subito? Alena Synkovà
Una macchia di sporco dentro sudicie mura e tutt’attorno il filo spinato 30.000 ci dormono... Sono stato bambino tre anni fa. Allora sognavo altri mondi. Ora non sono più un bambino, ho visto gli incendi e troppo presto sono diventato grande. Ho conosciuto la paura, le parole di sangue, i giorni assassinati... Alla luce di una candela m’addormento forse per capire un giorno che io ero una ben piccola cosa, piccola come il coro dei 30.000, come la loro vita che dorme laggiù nei campi, che dorme e si sveglierà, aprirà gli occhi e per non vedere troppo si lascerà riprendere dal sonno... Hanus Hachenburg, da Vedem. Poesie dei bambini del ghetto di Terezin settembre 1944
...una canzone... che ci ricorda quanto sia importante... la vita...la pace... la fratellanza... tutti insieme non importa la religione la razza ... essere bianchi o neri ... solo il bene profondo.. che tutti abbiamo nel cuore...
27 gennaio…. Giorno della memoria, del razzismo e dell’olocausto...
Il 27 gennaio di ogni anno, a partire dal 1945, si ricordano le vittime dell’olocausto: ebrei, omosessuali, zingari e avversari politici che furono imprigionati nei campi di concentramento nazisti.
Parecchi di loro perirono di stenti e di angherie, di esperimenti medici disumani, di fame, etc.
La Shoah è diventato un argomento di discussione pubblica solo a partire dagli anni ’70, prima si faceva fatica a parlarne.
Ne è convinto Robert Rozett, direttore delle biblioteche di Yad Vashem, il museo dell’Olocausto di Gerusalemme. “Conserviamo 140 milioni di documenti – racconta – che ci hanno fatto identificare 4,2 milioni di persone uccise dai nazisti”.
Il museo vuole essere sia il luogo della memoria, ma anche uno spunto per la riflessione su una delle più grandi atrocità che hanno attraversato l’Europa