Non mi sembra una buona idea accettare, in nome della cultura delle tolleranza e della comprensione per altre culture, comportamenti che apertamente svalutano il valore di tutti gli esseri umani – uomini o donne che siano, e che quindi rifiutano di rispettare la dignità di tutti gli esseri umani.
Il tema è delicato e spinoso.
Da una parte sento il bisogno di rispettare che gli altri abbiano le loro credenze, come io ho le mie; dall’altra di sentirmi sicuro sulla base della condivisione di valori che mi sembrano fondativi della nostra vita civile. E il rispetto per il valore intrinseco di tutte le persone, senza far differenze tra maschi e femmine lo è.
I valori dell’illuminismo e della nostra cultura li diamo spesso per scontati, e ci sembrano a volte solo teorie a cui oramai siamo tanto abituati da non pensarci più. Ma nel momento in cui viviamo porta a porta con persone che non li condividono affatto, abbiamo l’occasione per accorgerci di quanto siano importanti.
Col cedere su questi valori si relativizza niente di meno che il principio dell’eguaglianza tra le persone, si realizza un precedente che mi pare pericoloso.
Sarebbe forse meglio parlare con la persona che si sente offesa se il suo capo è una donna e informarla, grazie, mettiamo, ad appositi corsi, che esiste, qui dove si trova, un vasto consenso intorno alla condivisione di valori di base, valori fondativi della vita civile, per cui il valore degli esseri umani e il rispetto di base che si deve alle persone, di qualsiasi razza, età e sesso, non si discute; e inoltre, sul posto di lavoro, si rispettano i ruoli e non si danno valutazioni sul sesso di colleghi, sottoposti e capi: non spetta a lui, né a nessun altro, farne. Oltre tutto, nel mondo contemporaneo, dividere l’umanità tra maschi e femmine è una semplificazione che sembra facile e immediata ma è piuttosto rozza e basata su pregiudizi, che sono comode scorciatoie della mente per semplificare la complessità del mondo. Non certo utili per capirlo.