Su una vecchia quercia stava un vecchio Gufo,
Più sapeva e piu taceva, più tacevae più sapeva...
C'era una volta un orologio di bell'aspetto che troneggiava su un elegante comò e faceva con entusiasmo il suo lavoro.
Come ogni buon orologio aveva un cuore che ticchettava due battiti al secondo:
«Tic-tac, tic-tac, tic-tac. .. ».
Così fin dal giorno in cui era uscito dal laboratorio di uno dei migliori orologiai della città.
La sua vita scorreva tranquilla finché nel suo cervello di luccicanti ingranaggi, quasi fosse un granellino di micidiale polvere, si insinuò un dubbio.
«Due battiti al secondo significano cento e venti ticchettii al minuto, settemila e duecento battiti all'ora,
centosettantaduemilaottocento al giorno, un milione duecentonovemila e seicento alla settimana,
sessantaduemilioniottocentonovantanovemila e ottocento ticchettii all'anno ... ».
I delicati ingranaggi dell'orologio emisero un cigolio lamentoso.
«Sessantaduemilioniottocentonovantanovemila e ottocento ticchettii all'anno!
È impossibile. Non ce la farò mai!».
In breve, il dubbio si trasformò in panico e poi in profonda depressione.
Così, un giorno, l'orologio prese appuntamento dal miglior psico-orologiaio della città.
«Qual è il suo problema?» chiese gentilmente il dottore.
«Oh, dottore», si lamentò, «mi è stato affidato un compito immane, nettamente al di sopra delle mie forze.
Devo emettere due battiti al secondo, cioè cento e venti ticchettii al minuto, settemila e duecento battiti all'ora, centosettantaduemilaottocento al giorno,
un milioneduecentonovemila e seicento alla settimana, sessantaduemilioniottocentonovantanovemila e ottocento ticchettii all'anno! E per molti anni! Non posso farcela».
«Un momento!» interloquì lo psichiatra.
«Quanti ticchettii devi fare alla volta?».
«Un tic alla volta, poi un tac, poi un altro tic e così via».
«Questa è la cura che ti consiglio: vai a casa, mettiti tranquillo e pensa ad un tic alla volta: concentrati su ogni tic e goditelo.
Uno alla volta: non ti preoccupare del successivo!
Pensi di riuscirci?».
«Un tic e un tac alla volta! Ma certo!» rispose l'orologio.
Tornò a casa e non si preoccupò più.
«Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini.
A ciascun giorno basta la sua pena»
(Matteo 6,31).