Tutti quanti, oggi più di ieri, siamo diventati più feroci nel censurare le colpe di chi ci sta attorno: sembriamo sempre pronti, con il fucile spianato, ad impallinare coloro che riteniamo essere colpevoli di svariate mancanze, senza umanamente considerare le purchè minime attenuanti; così facendo speriamo di dimenticarci di come, quando e quanto abbiamo peccato anche noi.
Come il mondo alla deriva di oggi andrebbe meglio se guardassimo con indulgenza tutti coloro che sbagliano e che cadono, sapendo già quanta fatica e quante sofferenze abbiamo sul nostro cammino per giungere a sera !
Cerchiamo di adoperare la nostra saggezza e il nostro discernimento non per colpire, ma per difendere, non per distruggere, ma per costruire, non per condannare ma per perdonare!
Spesso nel giudicare il prossimo mettiamo nella critica l’amarezza dei nostri stessi insuccessi e delusioni e, amando poco gli altri dimostriamo di amare poco noi stessi.
Abbiamo tutti il complesso del vittimismo: siamo sempre convinti che le nostre sofferenze e le nostre tribolazioni siano maggiori di quelle degli altri; vi sono difficoltà, pesanti come croci, per tutte le spalle, e ci sono spine che lacerano tutti i cuori.
Quando sul nostro cammino incontriamo qualcuno che è solo, triste, angosciato, lasciamo da parte il nostro egoismo, mettiamoci al suo fianco, disponibili più ad ascoltarlo che a parlargli: facciamogli aprire la sua anima e, se non dovesse parlare, cerchiamo d’interpretare il suo silenzio: sicuramente, da tanto tempo qualcosa o qualcuno lo ha ferito, sicuramente si trascina situazioni, magari non a lui imputabili, che diventano per lui pesi quasi insopportabili.
Potrebbe invece aprirsi, e le sue parole potrebbero essere per noi ingiustificate, fuori dei tempi, non condivisibili: in questo caso cerchiamo di essergli ancora più vicini, di aiutarlo: mettiamoci in sintonia con lui, seconda la vecchia e mai logora legge dell’Amore, goccia di rugiada caduta nel calice della vita, per attenuare le inevitabili delusioni e, se riusciamo,
indichiamogli quale potrebbero essere i rimedi a queste sue tribolazioni, con generosità e comprensione.
Oggi tocca a lui, domani potrebbe toccare a noi: cerchiamo di donargli fiducia e speranza, cerchiamo di fargli riscoprire il coraggio di guardare avanti: sarà più facile vedere gli inevitabili ostacoli che la vita porta sul nostro cammino, e la disperazione verrà richiusa nell’armadio con doppia serratura: scopriremo che la maggiore gioia e felicità è quella di donare un sorriso a coloro che ne hanno perso la capacità.
Noi, uomini e donne del terzo millennio, non possiamo vivere senza speranza; possiamo vivere senza gioire, possiamo vivere tra tante difficoltà e sofferenze, ma non possiamo vivere senza speranza: è come un assegno, magari di poche lire, magari scoperto, ma è quello che ci salverà dall’angoscia soffocante di troppe situazioni che, altrimenti, ci strangolerebbero; sperare significa creare, seminare il successo, preparare la vittoria: è l’indispensabile lucerna che ci rischiarerà nei momenti tenebrosi, la nostra compagna di vita più preziosa.
“ Ricordiamoci sempre che amare i nemici è l’unico rimedio perché non resti sulla terra nemmeno un nemico ! “ dice S. Agostino.