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De: Rubacuori (Mensaje original) |
Enviado: 25/05/2013 14:57 |
Nel giorno della beatificazione, la collaboratrice del sacerdote ucciso dalla mafia racconta il giorno del delitto. E il vescovo che ha promosso la canonizzazione dice: "Nella Chiesa nulla fu più come prima". Per la cerimonia a Palermo in arrivo 80mila persone da tutta Italia ANDREA GUALTIERI CITTA' DEL VATICANO - Ora quella sera del 15 settembre 1993 suor Carolina Iavazzo la rivede con una luce diversa. Era insieme ai volontari del centro Padre nostro, stavano aspettano don Puglisi per tagliare la torta che avevano preparato per festeggiare i 56 anni del sacerdote. Arriva invece uno dei volontari, piangendo racconta che padre Pino è morto, non ha nemmeno la forza di dire che l'hanno ucciso. Suor Carolina ricorda quando vide il corpo del prete con il quale collaborava da due anni: aveva gli occhi semichiusi, azzurri, e il sorriso in volto. "Può immaginare quanto mi sia tornata davanti agli occhi quell'immagine", dice. Ma ora, assicura, il ricordo non fa più male. Ora che padre Pino Puglisi, TreP, come lo chiamava lei, viene elevato alla gloria degli altari.
Stamattina il cardinale arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, alla presenza del cardinale Salvatore De Giorgi, suo predecessore e delegato di papa Francesco, presiederà la cerimonia solenne di beatificazione al Foro italico di Palermo. Sono attese oltre 80mila persone da tutta Italia, 750 sono i sacerdoti concelebranti e ci saranno fra gli altri il presidente del Senato Piero Grasso e i ministri Alfano, Cancellieri e D'Alia. E tra la folla ci sarà anche suor Carolina, con un pullman di ragazzi della Calabria. Lei, dopo la morte di Puglisi, si è trasferita in un'altra zona difficilissima. Se Brancaccio e la parrocchia affidata a don Pino erano infatti uno dei gangli del regno di Cosa nostra negli anni '90, adesso lo strapotere criminale ha spostato il suo baricentro altrove. E c'è ad esempio un borgo di poche case, Bosco Sant'Ippolito, che ha conquistato la ribalta nel 2007, quando la 'ndrangheta ha dimostrato al mondo la sua ferocia. Erano i giorni della strage di ferragosto a Duisburg, in Germania, dove le cosche calabresi fecero capire che i loro affari li gestivano anche nel cuore dell'Europa. Un agguato in strada, sei morti: il rigurgito di una faida iniziata nella Locride, a San Luca. Anzi, a Bosco Sant'Ippolito, la frazione che si trova nel triangolo di fuoco con i comuni di Bovalino ed Africo. Suor Carolina, lasciato Brancaccio, opera lì dal 2001. L'ha accolta monsignor Giancarlo Bregantini, che all'epoca era vescovo di Locri-Gerace. E lei ha fondato insieme ad altre consorelle il centro Padre Puglisi, nel quale ha riproposto il modello educativo del Centro Padre nostro: i bambini arrivano per giocare, partecipano a tante attività, ma prima di tutto devono imparare a rispettare le regole.
è il metodo di don Pino, spiega la suora. "E anche se all'inizio molti fanno fatica, quando poi capiscono che vuoi offrire una possibilità di crescita, che li vuoi cambiare ma solo per amore, perché non hai altri scopi e interessi, il cambiamento avviene", racconta suor Carolina. Come a Brancaccio, anche a Bosco Sant'Ippolito non c'è nessun altro che si dedichi ai ragazzi. E come per Puglisi, anche per suor Carolina è difficile richiamare l'attenzione delle istituzioni: "I soldi ci sono solo per altro, ad aiutarci ci sono solo i volontari - racconta la religiosa - Ma noi andiamo avanti perché continuiamo a credere che questi ragazzi debbano avere l'opportunità di crescere bene". Lei li chiama i "figli del vento": "Hanno bisogno solo d'essere amati", spiega. E proprio per aver suggerito ai ragazzi un nuovo modello di vita, don Pino è stato ucciso.
Lo hanno ammesso i due killer, Salvatore Grigoli e Gaspare Spatuzza, che poi si sono pentiti, tormentati dal ricordo del sorriso col quale la loro vittima li ha accolti. E lo ha formalizzato la Congregazione delle cause dei santi: chi ha voluto la morte di Puglisi, lo ha fatto "in odium fidei", in odio della fede. Non sopportava, cioè, che il sacerdote, con la sua predicazione del Vangelo, formasse coscienze. è questa la chiave che ha aperto la strada al riconoscimento del martirio e che ha permesso quindi l'accesso alla gloria degli altari senza necessità di attendere un miracolo attribuibile all'intercessione di don Pino. "Puglisi viene ucciso non perché prete antimafia, bensì perché smascherando col suo ministero pastorale la finzione dei mafiosi pronti a ostentare simboli sacri e posti in processione, ha indebolito il ruolo dei boss e sottratto loro manovalanza e prestigio" spiega l'arcivescovo di Catanzaro Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di beatificazione di Puglisi. "Il sacrificio di don Pino - aggiunge il presule - è stato il punto di svolta: da quel 15 settembre del 1993 niente è stato, né potrà più essere, come prima".
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De: Ver@ |
Enviado: 26/05/2013 07:45 |
Giornata di festa in Sicilia, a Palermo, dove Don Pino Puglisi, simbolo cristiano della lotta alla mafia, è stato proclamato beato, a quasi vent'anni dalla sua morte, il 15 settembre del 1993.
Puglisi fu trucidato nel giorno del suo 56 esimo compleanno dai colpi di sicari mandati da Cosa Nostra. L'assassinio davanti al portone di casa, dopo tante minacce di morte, "colpevole" di aver incalzato i mafiosi nelle sue omelie, dandosi all'educazione dei ragazzi di strada, da loro soprannominato "Tre P". Un'educazione fondata sul "rispetto delle regole" in uno dei quartieri palermitani più bui e violenti, il Brancaccio.
Il suo assassino, il pentito Salvatore Grigoli, ricorda ancora le ultime parole pronunciate da Puglisi prima di morire, con la pistola appoggiata alla testa: "me lo aspettavo". E non ha più dimenticato il sorriso che gli era rimasto sul viso stampato sulle labbra, dopo morto, il sorriso di una persona "serena, in pace con Dio" ha raccontato in un'intervista.
Padre Puglisi è il primo martire della chiesa ucciso dalla mafia.
La cosiddetta "elevazione" per un "martirio in odio della fede " - con un decreto approvato da Benedetto XVI l'anno scorso - è stata letta oggi a gran voce in latino dal cardinal Salvatore De Giorgi, rappresentante di Papa Francesco, davanti ad una folla esultante, di più di ottantamila persone venute da tutta Italia. E tra queste tanti ragazzi, e i rappresentanti delle più alte cariche ecclesiastiche e dello Stato come Piero Grasso, presidente del Senato, il ministro dell'Interno Angelino Alfano, il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri.
Una cerimonia scenografica, in una splendida giornata, con il prato del Foro Italiaco di Palermo gremito di gente, con la gigantografia del prete antimafia, il palco con le spalle mare, nella città dove Don Pino ha lottato strenuamente . "Ucciso perché formava le coscienze e dava fastidio " le parole di De Giorgi. "Bisogna non dimenticare l'esempio di don Puglisi. Questo sacerdote ha spiegato a tutti che bisogna agire con semplice determinazione" ha detto il ministro Cancellieri. "Una figura di un sacerdote il cui martirio costituisce una grande testimonianza di fede cristiana, di profonda generosità e di altissimo coraggio civile" - si legge nel messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
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De: Ver@ |
Enviado: 26/05/2013 07:46 |
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De: Nando1 |
Enviado: 27/05/2013 06:57 |
Don Pino Puglisi
Una vita a tempo pieno dedicata ai giovani e ai poveri!
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De: Nando1 |
Enviado: 27/05/2013 06:58 |
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