Violenti i raggi del sole del primo meriggio, infuocan la terra.
La calura offusca le cose lontane, rendendole tremule.
I pensieri tracciano afosi ricordi, per poi perderli
pigri nel nulla. Su una pietra rovente, una lucertola immota,
fissa un ape sul fiore. Due bianche farfalle volan scomposte, tra il rosso mattone del muro di cinta e l'azzurro terso del cielo.
Veloce sfreccia un rondone garrendo, inseguendo la vittima preda,
che si arrende al destino.
Le cicale impazzite, friniscon nascoste, tra le crepe dei muri.
Sudato poltro, ed osservo da una socchiusa finestra,
la strada bianca e deserta, ove all'ombra di case assonnate,
un cane randagio, cerca invano sollievo. Improvviso un trattore, sfregia il silenzio, per sperdere poi il suo secco rumore, verso l'arso colore dei campi distanti.
Un suono mi giunge sommesso, e questo m'allieta, forse... sfiorando,
un inconscio ricordo.
Accaldato mi asciugo il sudore, con un panno già intriso,
mentre con l'acqua tento domare l'arsura.
Sul letto disfatto, lei discinta mi osserva ed attende,
facendosi vento, con un colorato ventaglio.
Disteso a lei accanto, fisso assonnato il soffitto, ove lenta si muove una mosca.
Il tiepido respiro di lei m'investe sul viso,
mentre la guardo serena dormire.
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