Quale voce viene sul suono delle onde che non è la voce del mare? è la voce di qualcuno che ci parla, ma che, se ascoltiamo, tace, proprio per esserci messi ad ascoltare.
E solo se, mezzo addormentati, udiamo senza sapere che udiamo, essa ci parla della speranza verso la quale, come un bambino che dorme, dormendo sorridiamo.
Sono isole fortunate, sono terre che non hanno luogo, dove il Re vive aspettando. Ma, se vi andiamo destando, tace la voce, e solo c'è il mare.
Era bella lo stesso, anche con tutte le sue malinconie. Era bella lo stesso quando si vestiva di queste. Era bella lo stesso con il suo viso rivolto al sole, questo glielo illuminava, evidenziava la notte trascorsa. Era bella anche quando si portava addosso il suo carico di mancanze e le lasciava volare. Le lasciava al vento, avrebbero trovato il modo di ritornare. Era bella perché il suo sorriso c’era benché fosse velato di tristezza. Benché i suoi occhi chiedessero una carezza, non riuscivano a essere vuoti, erano pieni, lì dentro si fermava ogni età. E parlava, ma poco, desiderava essere ascoltata, preferiva raccontare storie solo con gli occhi, solo come gli sguardi sanno raccontare, in maniera così limpida, viva, amabile. Portava addosso speranze fittizie e vane illusioni, ma era lo stesso bella, con tutte le sue manie, rimproveri, e svelati desideri. La sua fragilità era celata nella sua forza, quella che aveva nel camminare, nell’interrogarsi, nel raccogliersi, nel ricominciare. Lei era lo stesso bella, anche quando aveva paura. Anche quando, giunta la notte, trovava il coraggio di addormentarsi, portandosi dietro nei sogni incertezze e timori. Bella perché manifestava sensibilità in ogni gesto e viveva attraverso gli occhi, immaginava altre vite, immaginava nuove mancanze, nuovi ricordi, nuovi colori e aquiloni nel cielo. Ed era bella perché così vinceva, così riusciva a donare colore al buio.