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De: rom* (Mensaje original) |
Enviado: 10/11/2013 21:53 |
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E' simpatico leggere le favole e le poesie di Gianni Rodari.![](../images/emoticons/risita.gif)
Grazie Rom per averci fatto conoscere questa simpatica storia.
Ora ne posto un'altra:
"IL GIOVANE GAMBERO" favola di Gianni Rodari
Un giovane gambero pensò: - Perché nelle mia famiglia tutti camminano all’ indietro? Voglio imparare a camminare in avanti, come le rane, e mi caschi la coda se non ci riesco. – Cominciò a esercitarsi di nascosto, tra i sassi del ruscello natio, e i primi giorni l’impresa gli costava moltissima fatica: Urtava dappertutto, si ammaccava la corazza e si schiacciava una zampa con l’altra. Ma un po’ alla volta le cose andarono meglio, perché tutto si può imparare, se si vuole. Quando fu ben sicuro di sé, si presentò alla sua famiglia e disse: - State a vedere.- E fece una magnifica corsetta in avanti. - Figlio mio,- scoppiò a piangere la madre, - ti ha dato di volta il cervello? Torna in te, cammina come i tuoi fratelli che ti vogliono tanto bene. - I suoi fratelli però non facevano che sghignazzare. Il padre lo stette a guardare severamente per un pezzo, poi disse : - Basta così. Se vuoi restare con noi, cammina come gli altri gamberi. Se vuoi fare di testa tua , il ruscello è grande : vattene e non tornare più indietro.- Il bravo gamberetto voleva bene ai suoi, ma era troppo sicuro di essere nel giusto per avere dei dubbi: abbracciò la madre, salutò il padre e i fratelli e si avviò per il mondo. Il suo passaggio destò subito la sorpresa di un crocchio di rane che da brave comari si erano radunate a far quattro chiacchiere intorno a una foglia di ninfea. - Il mondo va a rovescio, - disse una rana, - guardate quel gambero e datemi torto, se potete.- - Non c’è più rispetto, - disse un’altra rana. - Ohibò ohibò, -disse un terza. Ma il gamberetto proseguì diritto, è proprio il caso di dirlo, per la sua strada. A un certo punto si sentì chiamare da un vecchio gamberone dall’espressione malinconica che se ne stava tutto solo accanto ad un sasso. – Buon giorno, - disse il giovane gambero. Il vecchio lo osservò a lungo, poi disse: - Cosa credi di fare? Anch’io, quando ero giovane, pensavo di insegnare ai gamberi a camminare in avanti. Ed ecco cosa ci ho guadagnato: vivo tutto solo, e la gente si mozzerebbe la lingua, piuttosto che rivolgermi la parola: Fin che sei in tempo, da’ retta a me: rassegnati a fare come gli altri e un giorno mi ringrazierai del consiglio.- Il giovane gambero non sapeva cosa rispondere e stette zitto. Ma dentro di sé pensava: - Ho ragione io.- E salutato gentilmente il vecchio riprese fieramente il suo cammino. Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: - Buon viaggio! –
(Gianni Rodari)
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Il topo che mangiava i gatti
Un vecchio topo di biblioteca andò a
trovare i suoi cugini, che abitavano in solaio e conoscevano poco il mondo. -
Voi conoscete poco il mondo, - egli diceva ai suoi timidi parenti, - e
probabilmente non sapete nemmeno leggere. - Eh, tu la sai lunga, -
sospiravano quelli. - Per esempio, avete mai mangiato un gatto? - Eh, tu
la sai lunga. Ma da noi sono i gatti che mangiano i topi. - Perché siete
ignoranti. Io ne ho mangiato più d’uno e vi assicuro che non hanno detto
neanche: Ahi! - E di che sapevano? - Di carta e d’inchiostro, a mio
parere. Ma questo è niente. Avete mai mangiato un cane? - Per carità. - Io
ne ho mangiato uno proprio ieri. Un cane lupo. Aveva certe zanne… Bene, si è
lasciato mangiare quieto quieto e non ha detto neanche: Ahi! - E di che
sapeva? - Di carta, di carta. E un rinoceronte l’avete mai mangiato? - Eh,
tu la sai lunga. Ma noi un rinoceronte non l’abbiamo visto mai. Somiglia al
parmigiano o al gorgonzola? - Somiglia a un rinoceronte, naturalmente. E
avete mai mangiato un elefante, un frate, una principessa, un albero di
Natale? In quel momento il gatto, che era stato ad ascoltare dietro un baule,
balzò fuori con un miagolio minaccioso. Era un gatto vero, di carne e d’ossa,
con baffi e artigli. I topolini volarono a rintanarsi, tranne il topo di
biblioteca, che per la sorpresa era rimasto immobile sulle sue zampe come un
monumentino. Il gatto lo agguantò e cominciò a giocare con lui. - Tu
saresti il topo che mangia i gatti? - Io, Eccellenza… Lei deve comprendere…
Stando sempre in libreria… - Capisco, capisco. Li mangi in figura, stampati
nei libri. - Qualche volta, ma solo per ragioni di studio. - Certo.
Anch’io apprezzo la letteratura. Ma non ti pare che avresti dovuto studiare un
pochino anche dal vero? Avresti imparato che non tutti i gatti sono fatti di
carta, e non tutti i rinoceronti si lasciano rosicchiare dai topi. Per
fortuna del povero prigioniero il gatto ebbe un attimo di distrazione, perché
aveva visto passare un ragno sul pavimento. Il topo di biblioteca, con due
salti, tornò tra i suoi libri, e il gatto dovette accontentarsi di mangiare il
ragno.
da Favole al telefono di Gianni Rodari
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De: rom* |
Enviado: 12/11/2013 16:58 |
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Grande simpatia suscitano le favole di Gianni Rodari... io le leggevo fin da piccola e mi divertivo tanto...
Le favole al telefono
Il racconto di Gianni Rodari viene da ‘Le favole al telefono‘, uno dei libri della mia infanzia che ho amato più di tutti, e che amo tanto anche adesso (e che, per inciso, leggo la sera a mia figlia). La prefazione al libro, dello steso Rodari, spiega il perchè di queste fiabe così piccine:
C’era una volta il ragionier Bianchi, di Varese. Era rappresentante di commercio e sei giorni su sette girava l’Italia intera vendendo medicinali. La domenica tornava a casa sua e il lunedì mattina ripartiva. Ma prima che partisse la sua bambina gli diceva: Mi raccomando papà: tutte le sere una storia… Così ogni sera, dovunque si trovasse, alle nove in punto il ragionier Bianchi chiamava al telefono Varese e raccontava una storia alla sua bambina. Questo libro contiene appunto le storie del ragionier Bianchi. Sono tutte un po’ corte: per forza, il ragioniere pagava il telefono di tasca sua, non poteva mica fare telefonate troppo lunghe. [...]
La favola che ho scelto si intitola
Il sole e la nuvola:
![](http://us.123rf.com/400wm/400/400/clairev/clairev0909/clairev090900043/5564259-image-nozze-con-il-sole-e-la-luna--illustrazioni-a-colori.jpg)
Il sole viaggiava in cielo, allegro e glorioso sul suo carro di fuoco, gettando i suoi raggi in tutte le direzioni, con grande rabbia di una nuvola di umore temporalesco, che borbottava: “Sciupone, mano bucata, butta via, butta via i tuoi raggi, vedrai quanti te ne rimangono”. Nelle vigne ogni acino d’uva che maturava sui tralci rubava un raggio al minuto, o anche due; e non c’era filo d’erba, o ragno, o fiore, o goccia d’acqua, che non si prendesse la sua parte. “Lascia, lascia che tutti ti derubino: vedrai come ti ringrazieranno, quando non avrai più niente da farti rubare”. Il sole continuava allegramente il suo viaggio, regalando raggi a milioni, a miliardi, senza contarli. Solo al tramonto contò i raggi che gli rimanevano: e, guarda un po’, non gliene mancava nemmeno uno. La nuvola per la sorpresa, si sciolse in grandine. Il sole si tuffò allora allegramente nel mare.
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