Il solstizio d’inverno quest’anno arriva alle 18 e 11 minuti del 21 dicembre: è il primo giorno d’inverno, insomma (sul solstizio Google ha anche fatto un doodle, lanuginoso). Così, a occhio, quelli più sbrigativi di noi pensano che le stagioni cambino sempre il 21 del mese, ogni tre mesi: ma non è sempre vero, anche se è più facile, e che ragione ci sarebbe di spostare la data ogni anno?
Il fatto è che le stagioni non vengono per convenzione, come si sa, e la dichiarazione del loro avvio è una tradizione culturale conseguente a un evento astronomico ben preciso: gli equinozi (due) e i solstizi (altri due). Autunno e Primavera iniziano nel giorno dell’equinozio, ovvero della uguale lunghezza di notte e giorno (che poi non lo è esattamente per una serie di variabili). Estate e Inverno iniziano nel giorno del solstizio, nel quale le ore di luce sono al loro massimo o al loro minimo.
A loro volta, equinozi e solstizi (e durate del giono e della notte) sono determinati dalla posizione della terra nel suo moto di rivoluzione intorno al sole. L’equinozio corrisponde ai momento in cui il piano dell’equatore celeste (la proiezione dell’equatore sulla sfera celeste) e quello dell’eclittica (il percorso apparente del sole nel cielo) si intersecano. Al solstizio invece sono massimamente distanti, e il Sole a mezzogiorno è alla massima o minima altezza rispetto all’orizzonte.
Per farsi un’idea di come funzionano il solstizio d’estate, quello invernale e i due equinozi, bisogna partire da qualche semplice concetto di astronomia. Il Sole sta fermo (a fare i precisini, alla lunga si muove anche lui), mentre la Terra gli gira intorno e intanto ruota anche su se stessa. Questa condizione fa sì che ognuno di noi, che sta sulla Terra, veda il Sole alzarsi all’orizzonte al mattino (alba), attraversare la porzione di cielo visibile sopra la propria testa fino a toccare nuovamente la linea dell’orizzonte verso sera (tramonto). Lo spostamento del Sole, che in realtà è determinato da come si muove la Terra, viene definito moto apparente.
Sia gli equinozi che i solstizi avvengono in un istante preciso, che è quello i cui scientificamente inizia la stagione successiva (quindi non in un giorno): quell’istante può variare di anno in anno sull’arco di un paio di giorni a causa della diversa durata dell’anno solare e di quello del calendario (la stessa ragione degli anni bisestili). In Italia, tra il 20 e il 21 marzo la primavera, tra il 20 e il 21 giugno l’estate, tra il 22 e il 23 settembre l’autunno, tra il 21 e il 22 dicembre l’inverno.
Oltre alle stagioni astronomiche, ci sono anche le stagioni meteorologiche: iniziano in anticipo di una ventina di giorni rispetto a solstizi ed equinozi, e durano sempre 3 mesi. Indicano, con maggiore precisione, i periodi in cui si verificano le variazioni climatiche annuali, specialmente alle medie latitudini con climi temperati.
Poi, se non ve ne importa niente di tutto questo e volevate solo sapere quando cominciano le stagioni, ecco (aggiungete uno, sono le ore di Greenwich).