Siamo quasi a Natale e, sempre più spesso, sentiamo questa frase sconsolata: “per me, quest’anno, non c’è Natale !”.
Chi la pronuncia può essere il disoccupato, l’esodato, il pensionato con un reddito da fame oppure l’orfano, il genitore che ha perso un figlio, il vedovo o, in generale chi ha subito un lutto recente.
Ma Gesù non venuto proprio per chi soffre? Forse che, quando è nato, c’era una situazione diversa dalla nostra?
Dio, fattosi bambino, non ha trovato una casa ospitale ad accoglierlo, ma una povera grotta; non è stato omaggiato dai potenti, ma da semplici pastori, i più reietti della società del tempo.
Poi, ancora in fasce, è stato costretto all’esilio in Egitto, per sfuggire alla crudeltà di Erode.
Eppure la sua nascita era stata annunciata con grande gioia da un coro di angeli che promettevano "pace in terra agli uomini di buona volontà".
Già, uomini di buona volontà, proprio come i pastori, che subito si mettono in cammino alla ricerca del neonato, o come i magi, studiosi ricercatori della verità che la vanno a cercare lontano dalla loro terra.
In questi giorni, se si accende la TV o si leggono i quotidiani, non si avverte propriamente un’atmosfera di preparazione al Natale.
I cori che si intonano non sono esattamente dei "gospel", visto che le parole più ripetute non preannunciano l’arrivo del Bambinello, ma dell’IMU, della Tares, della Trise e di altre mostruosità del genere, il cui effetto immediato è di generare, nell’ascoltatore e nel lettore, panico, scoraggiamento, depressione !
Anche la pubblicità si impegna non poco per travisare il vero senso del Natale. Già da bambina mi aveva colpito negativamente lo slogan "non è Natale se non c’è il panettone Motta". A me il panettone non piaceva, perciò…
Per anni siamo stati martellati da messaggi che invitavano a spendere al di sopra delle nostre possibilità, pena non celebrare degnamente il Natale. Era una gara a fare e ricevere regali inutili e costosi, mentre l’unico vero dono era quello che, per Amore, Dio aveva fatto all’umanità !
Con la nostra mania di scimmiottare gli americani e i popoli nordici abbiamo quasi fatto sparire dalle case e dalle vetrine la figura del Bambin Gesù, per sostituirla con quella goffa maschera di Babbo Natale che non suscita affatto tenerezza. E non finisce qui: alcune maestre, ligie al "politicamente corretto", per non turbare la sensibilità degli alunni di altre religioni, hanno sostituito nella recita natalizia la rappresentazione del presepe con la favola di cappuccetto rosso. Forse perché la sua mantellina rossa ricorda quella di Babbo Natale ?
E così è fatta. Anche i bimbi non penseranno più al piccolo Gesù, povero nell’umile grotta, e potranno disinvoltamente compilare la loro lista di regali costosi.
Ma ora è un momento di crisi. Per molti il benessere è venuto meno, mancano i soldi e allora come si può festeggiare?
Invece di angosciarci, proviamo a recuperare il Natale di un tempo, fatto di speranza, di serenità, di affetti, di pace del cuore. Non lasciamoci, come dice papa Francesco, rubare la speranza, perché altrimenti sprofondiamo nell’abisso della disperazione. Gesù è venuto a portarci la "buona notizia" che siamo figli di un Padre tenero e misericordioso, un Padre che ci ama e ci vuole tutti salvi e vivi per l’eternità.
Ecco perché proprio chi ha perso un famigliare e sente nel cuore tanta tristezza e nostalgia deve cercare di vivere il Natale con questo spirito.
I nostri cari da Lassù ci vogliono uniti e sereni perché, soprattutto nel giorno di Natale, sono in comunione spirituale con noi grazie al vincolo d’amore che il Cristo ha portato sulla Terra offrendosi in sacrificio "perché tutti siano uno; come tu, Padre, in me e io in te, anch’essi siano uno in noi…" (Gv.17,21)