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De: Prediletta (Mensaje original) |
Enviado: 17/01/2014 09:11 |
Cosa succede alla nostra amata terra? Quanto l'abbiamo trattata male? Ed ecco che la natura si ribella, piogge alluvionali, freddo polare in luoghi dove è quasi sempre estate...
E la chiamano civiltà
Osservo i poveri uccellini stamani
stanchi di volare sotto la pioggia torrenziale
disorientati non sanno più cosa fare
mi affanno per aiutarli,
uno riposa sotto il portico
velocemente becca
briciole di biscotti...
Cosa ti abbiamo fatto
mia amata natura...
Quanto veleno abbiamo versato
nel tuo splendido manto erboso...
E quanto nei mari...
Fondali colmi di plastica
mammiferi che si arenano sulla riva
privi di vita.
Che mano ingrata
che mano avida
abbiamo!
E' troppo tardi per rimediare?
Si, è tardi
perché se cento si impegnano
ad aiutarti
altri mille continuano ad inquinare...
Stolti, non si accorgono
che fanno danno a te
ma anche a loro stessi.
Esempi quotidiani
vengono alla luce
celati malfattori
depositi di morte.
Poveri noi
la natura si ribella
ed è sempre forte
a soccombere è l'uomo
che crede di essere un dio
l'uomo che non fa altro che danno.
E la chiamano civiltà!
17 gennaio 2014
Elena Prediletta
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- Ho sempre avuto l'ossessione della dignità e pensato che la cosa più importante fosse vivere con dignità, ora so che c'è una cosa ancora più difficile, ancora più importante che aver vissuto con dignità: è morire con dignità. E questa è, questa sarà, la vera prova del fuoco. (citato nel documentario di Enrico Mentana Oriana Fallaci: storia di un'italiana, visibile su YouTube (minuto 6:10))
- Per tenersi a galla, oggi bisogna stare a Sinistra. E non solo perché merita economicamente e politicamente, perché ti assicura l'impiego e ti garantisce il potere, ma perché è di moda. Sissignori, è una moda ormai stare a Sinistra. Una moda come portare le gonne lunghe o le gonne corte, andare a Cortina oppure no. è un conformismo, una convenzione. Soprattutto per i banchieri e i magnati e i presunti intellettuali che frequentano posti come il Tepidarium. Per i giornalisti e le giornaliste e i direttori di giornali che facendo i filoislamici e gli antiamericani intascano stipendi da capogiro. Per gli stilisti che vendendo cenci da cinquantamila euro al pezzo si comprano storici palazzi e piani interi da Bloomingdale's. Per la Confindustria che fa lingua in bocca con la Cgil, insomma per quella che in America si chiama the Caviar Left. La Sinistra al Caviale. Mah! Io non ci capisco piùnulla. Quando ero bambina, i comunisti volevano che i ricchi si vergognassero d'essere ricchi. Sostenevano che la proprietà è un furto. Ora, se non sei ricco, ti sputano addosso. E spesso sono più ricchi dei ricchi di allora. Adorano il lusso e dicono di volersi battere per il superfluo.[1]
- Riguardo Dario Fo e Franca Rame A parte il disprezzo, intende dire? Una specie di pena. Perché v'era un che di penoso in quei due vecchi che per piacere ai giovani radunati in piazza si sgolavano e si sbracciavano sul palcoscenico montato dinanzi a Santa Croce, quindi dinanzi al porticato che un tempo immetteva al Sacrario dei Caduti Fascisti. In loro non vedevo dignità, ecco. A un certo punto l'amico che con me li guardava alla tv ha sussurrato: Ma lo sai che lui militava nella Repubblica di Salò?. Non lo sapevo, no. Come essere umano non mi ha mai interessato. Come giullare, non m'è mai piaciuto. Come autore l'ho sempre bocciato, e la sua biografia non mi ha mai incuriosito. Così sono rimasta sorpresa, io che parlo sempre di fascisti rossi e di fascisti neri. Io che non mi sorprendo mai di nulla e non batto ciglio se vengo a sapere che prima d'essere un fascista rosso uno stato un fascista nero, prima d'essere un fascista nero uno stato un fascista rosso. E mentre lo fissavo sorpresa ho rivisto mio padre che nel 1944 venne torturato proprio da quelli della Repubblica di Salò. M'è calata una nebbia sugli occhi e mi sono chiesta come avrebbe reagito mio padre a vedere sua figlia oltraggiata e calunniata in pubblico da uno che era appartenuto alla Repubblica di Salò. Da un camerata di quelli che lo avevano fracassato di botte, bruciacchiato con le scariche elettriche e le sigarette, reso quasi completamente sdentato. Irriconoscibile. Talmente irriconoscibile che, quando ci fu permesso di vederlo e andammo a visitarlo nel carcere di via Ghibellina, credetti che si trattasse d'uno sconosciuto. Confusa rimasi lì a pensare – chi è quest'uomo, chi è quest'uomo – e lui mormorò tutto avvilito: Oriana, non mi saluti nemmeno?. L'ho rivisto in quelle condizioni, sì e mi son detta: Povero babbo. Meno male che non li ascolti, non soffri. Meno male che sei morto. Oriana Fallaci risponde, visibile su )
- Ho raggiunto ciò che i dottori chiamano la Fine della Strada, e non durerò a lungo. Ma sapere che voi fate quello che fate, pensare che voi sarete qui quando io non ci sarò più, mi aiuta parecchio a esercitare quel dovere contro il nemico. A non dargli pace finché avrò un filo di fiato. (dal discorso in occasione della consegna dell'Annie Taylor Award, 28 novembre 2005; in Il Foglio, 3 dicembre 2005)
- Il fatto è che loro fanno sempre così. è quasi un secolo che fanno così. Che seguono il modello o, se preferisce, il metodo bolscevico anzi stalinista. Perché sa su che cosa si basa il metodo bolscevico anzi stalinista? Nel perseguitare l'avversario attraverso la calunnia e l'oltraggio e la menzogna. Nel diffamarlo, offenderlo, ridicolizzarlo, demonizzarlo. Nell'attribuirgli cose che non ha fatto, cose che non ha detto. Cose che non ha scritto. Infine, nel mandarlo in un gulag o buttarlo dinanzi a un plotone d'esecuzione... (da Panorama, 15 agosto 2006, 'Oriana Fallaci risponde')
- In America, oggi, il rischio della dittatura non viene dal potere esecutivo: viene dal potere giudiziario. E nel resto dell'Occidente, lo stesso. Pensi all'Italia, dove, come ha capito la Sinistra che se ne serve senza pudore, lo strapotere dei magistrati ha raggiunto vette inaccettabili. Impuniti ed impunibili, sono i magistrati che oggi comandano. Manipolando la Legge con interpretazioni di parte cioè dettate dalla loro militanza politica e dalle loro antipatie personali, approfittandosi della loro immeritata autorità e quindi comportandosi da padroni. (dall'intervista di Christian Rocca: Barbablù e il mondo nuovo. La furia di Oriana Fallaci contro chi ha ucciso la bella addormentata, Il Foglio, 13 aprile 2005)
- Io credo che fin dal momento in cui lo spermatozoo feconda l'ovulo e la cellula primaria diventa due cellule poi quattro poi otto poi sedici insomma prende a moltiplicarsi, noi siamo ciò che saremo. Cioè esseri umani. (da Noi Cannibali e i Figli di Medea, Corriere della sera, 3 giugno 2005)
- Io i veli in testa non li porto. Neanche morta. Neanche per coprire i capelli lasciati dalla chemioterapia. (da una lettera a Salvatore Fisichella, 16 agosto 2005[4])
- Io non mi sono mai sentita tanto viva come dopo una battaglia dalla quale sono uscita viva e indenne. [...] è dopo aver vinto quella sfida che ti senti così vivo. Vivo quanto non ti senti nemmeno nei momenti più ubriacanti di gioia o nei momenti più travolgenti d'amore. (da Accetto la morte ma la odio, a cura di Lucia Annunziata, La Stampa, 16 settembre 2006)
- Io trovo vergognoso che tanti italiani e tanti europei abbiano scelto come vessillo il signor (si fa così per dire) Arafat. Questa nullità che grazie ai soldi della Famiglia Reale Saudita fa il Mussolini ad perpetuum e che nella sua megalomania credi di passare alla Storia come il George Washington della Palestina. Questo sgrammaticato che quando lo intervisti non riesce nemmeno a compilare una frase completa, un discorso articolato. Sicché per ricomporre il tutto, scriverlo, pubblicarlo, duri una fatica tremenda e concludi che paragonato a lui perfino Gheddafi diventa Leonardo da Vinci. Questo falso guerriero che va sempre in uniforme come Pinochet, mai che indossi un abito civile, e che tuttavia non ha mai partecipato ad una battaglia. La guerra la fa fare, l'ha sempre fatta fare, agli altri. Cioè ai poveracci che credono in lui. Questo pomposo incapace che recitando la parte del Capo di Stato ha fatto fallire i negoziati di Camp David, la mediazione di Clinton. No-no-Gerusalemme-la-voglio-tutta-per-me, Questo eterno bugiardo che ha uno sprazzo di sincerità soltanto quando (en privè) nega a Israele il diritto di esistere, e che come dico nel mio libro si smentisce ogni cinque secondi. Fa sempre il doppio gioco, mente perfino se gli chiedi che ora è, sicché di lui non puoi fidarti mai. Mai! Da lui finisci sistematicamente tradito. Questo eterno terrorista che sa fare solo il terrorista (stando al sicuro) e che negli Anni Settanta cioè quando lo intervistai addestrava pure i terroristi della Baader-Meinhof. Con loro, i bambini di dieci anni. Poveri bambini. (Ora li addestra per farne kamikaze. Cento baby-kamikaze sono in cantiere: cento!). Questa banderuola che la moglie la tiene a Parigi, servita e riverita come una regina, e che il suo popolo lo tiene nella merda. Dalla merda lo toglie soltanto per mandarlo a morire, a uccidere e a morire, come le diciottenni che per meritarsi l'uguaglianza con gli uomini devono imbottirsi d'esplosivo e disintegrarsi con le loro vittime. Eppure tanti italiani lo amano, sì. Proprio come amavano Mussolini. Tanti altri europei, lo stesso. (daSull'antisemitismo, Panorama, 18 aprile 2002)
- La violenza che nutrendosi di cinismo va in cerca del morto da santificare, che per trovarlo scaglia pietre o estintori contro il carabiniere terrorizzato. La violenza che nutrendosi di cretineria imbratta le facciate degli antichi palazzi, frantuma le vetrine, saccheggia i Mac Donald, brucia le automobili. Che occupa le case e le banche e le fabbriche, che distrugge i giornali e le sedi degli avversari. Che (non avendo studiato la storia loro non lo sanno) ripete gli sconci cari ai fascisti di Mussolini e ai nazisti di Hitler". (Panorama 6 novembre 2002)
- Monsignore [Salvatore Fisichella], Lei mi ha commosso. Naturalmente sapevo bene chi fosse il Rettore della Lateranense, il vescovo che ragiona al di là degli schemi e senza curarsi dei Politically Correct. Ma a leggere la Sua intervista al Corriere ho rischiato davvero la lacrimina. Io che non piango mai. E mi sono sentita meno sola come quando leggo uno scrittore che si chiama Joseph Ratzinger... [...] Infatti quando venne eletto Papa feci sì capriole di gioia ma nel medesimo tempo pensai: «Oddio. Ora non potrò più vederlo». E con un sospirone avvilito mi rassegnai... (da una lettera aSalvatore Fisichella, giugno 2005[4])
- Lo scorso agosto venni ricevuta in udienza privata da Ratzinger, insomma da Papa Benedetto XVI. Un Papa che ama il mio lavoro da quando lesse "Lettera a un bambino mai nato" e che io rispetto profondamente da quando leggo i suoi intelligentissimi libri. Un Papa, inoltre, col quale mi trovo d'accordo in parecchi casi. Per esempio, quando scrive che l'Occidente ha maturato una sorta di odio contro sé stesso. Che non ama più sé stesso, che ha perso la sua spiritualità e rischia di perdere anche la sua identità. (Esattamente ciò che scrivo io quando scrivo che l'Occidente è malato di un cancro morale e intellettuale. Non a caso ripeto spesso: «Se un Papa e un'atea dicono la stessa cosa, in quella cosa dev'esserci qualcosa di tremendamente vero»). Nuova parentesi. Sono un'atea, sì. Un'atea-cristiana, come sempre chiarisco, ma un'atea. E Papa Ratzinger lo sa molto bene. Ne "La Forza della Ragione" uso un intero capitolo per spiegare l'apparente paradosso di tale autodefinizione. Ma sapete che cosa dice lui agli atei come me? Dice: «Ok. (L'ok è mio, ovvio). Allora Veluti si Deus daretur. Comportatevi come se Dio esistesse». Parole da cui si deduce che nella comunità religiosa vi sono persone più aperte e più intelligenti che in quella laica alla quale appartengo. [...] E così ci incontrammo, io e questo gentiluomo intelligente. Senza cerimonie, senza formalità, tutti soli nel suo studio di Castel Gandolfo conversammo e l'incontro non-professionale doveva restare segreto. Nella mia ossessione per la privacy, avevo chiesto che così fosse. Ma la voce si diffuse ugualmente. Come una bomba nucleare piombò sulla stampa italiana"(dal discorso in occasione della consegna dell'Annie Taylor Award, 28 novembre 2005; in Il Foglio, 3 dicembre 2005)
- [Riferito a Benedetto XVI] "Si trova nella situazione più difficile che possa intrappolare un leader del nostro tempo. Difficile da un punto di vista teologico e filosofico. Difficile da un punto di vista politico e umano. (...) Eppure io ho fiducia in lui. Sa, nel mio caso non si tratta di mischiare il diavolo con l'acqua santa: si tratta di esercitare la razionalità" (da l'intervista concessa da Oriana Fallaci a Padre Andrzej Majewski, caporedattore della televisione pubblica polacca ; in Libero, 14 agosto 2005)
- Negli Stati Uniti la libertà di protestare è così diffusa che, come un boomerang, essa si rivolge contro la libertà stessa. In altre parole, tutti hanno talmente diritto di offendersi in nome della libertà che la stessa libertà di critica ne risulta compromessa. (da Con la censura stiamo peggio noi, L'Europeo, 27 ottobre 1957, ripubblicato in I sette peccati di Hollywood)
- [...] non la penso come coloro i quali affermano che un feto e a maggior ragione un embrione non è ancora un essere umano. Secondo me, noi siamo ciò che saremo fin dall'istante in cui si accende quella goccia di vita. E l'idea di abortire non mi ha mai sfiorato il cervello. Anzi, mi ha sempre inorridito [...] L'idea che in America si conservino trecentomila embrioni umani congelati e che almeno centomila se ne conservino in Europa, almeno trentamila in Italia, Dio sa quanti in Cina e negli altri paesi senza controllo, mi inorridisce quanto l'idea di aborto. Mi strazia quanto l'esecuzione di Terri [Schiavo] e concludo: non me ne importa nulla che manipolare cioè assassinare quegli embrioni serva a guarire malattie come la sclerosi amiotrofica di Stephen Hawking. Non me ne importerebbe nemmeno se servisse a curare il mio cancro, a regalarmi il tempo di cui ho bisogno per finire il lavoro che rischio di lasciare incompiuto. E l'eutanasia? Idem. La parola eutanasia è per me una parolaccia. Una bestemmia nonché una bestialità [...] il Testamento biologico è una buffonata. (dall'intervista di Christian Rocca: Barbablù e il mondo nuovo. La furia di Oriana Fallaci contro chi ha ucciso la bella addormentata, Il Foglio, 13 aprile 2005[2])
- Ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. E se non lo fa è, (nell'ordine): un imbecille, un disonesto, un fanatico. Il fanatismo è il primo nemico della libertà di pensiero. E a questo credo io mi piegherò sempre, per questo credo io pagherò sempre: ignorando orgogliosamente chi non capisce o chi per i suoi interessi e le sue ideologie finge di non capire. (dalla lettera agli studenti della scuola Rosselli di Marina di Carrara, 8 maggio 1975; da Quotidiano.net, 27 ottobre 2006)
- Perché loro [i fondamentalisti islamici] hanno qualche cosa che noi non abbiamo ed è la passione. Hanno la fede e la passione. Nel male, in negativo, ma l'hanno. Noi non l'abbiamo più, l'abbiamo persa, la nostra forma di società ha inaridito l'animo, ha inaridito il cuore della gente. Perfino nei rapporti amorosi c'è meno passione. In quanto alla fede, nel nostro mondo è una parola quasi sconosciuta. Loro sono più stupidi di noi ma sono profondamente appassionati, dunque più vitali. Perfino la guerra, che è un atto di passione – passione in negativo, la ferocia, il sangue –, è diventata sterile, pulita. Questa mancanza di passione si riflette nella nostra vita quotidiana perché, al posto della passione, abbiamo il benessere, la comodità, il raziocinio. Tutto quello che siamo è frutto di raziocinio, non di passione. (da Accetto la morte ma la odio)
- Sai, mi dispiace molto morire. Infatti me ne vado con molti dispiaceri, ma il dispiacere più grosso è averti trovato così tardi e aver passato così poco, troppo poco tempo con te. Non so nemmeno chi eri, com'eri. Di te so soltanto chi sei oggi, una persona nella quale mi riconosco completamente, sebbene io sia completamente diversa da te. (da una lettera a Salvatore Fisichella, maggio 2006)
- Una religione che si identifica con la politica, col governare. Che non concede una scheggia d'unghia al libero pensiero, alla libera scelta. Che vuole sostituire la democrazia con la madre di tutti i totalitarismo: la teocrazia. Come ho scritto nel saggio "Il nemico che trattiamo da amico", è il Corano non mia zia Carolina che ci chiama «cani infedeli» cioè esseri inferiori poi dice che i cani infedeli puzzano come le scimmie e i cammelli e i maiali. è il Corano non mia zia Carolina che umilia le donne e predica la Guerra Santa, la Jihad. Leggetelo bene, quel "Mein Kampf", E qualunque sia la versione ne ricaverete le stesse conclusioni: tutto il male che i figli di Allah compiono contro di noi e contro sé stessi viene da quel libro. è scritto in quel libro. E se dire questo significa vilipendere l'Islam, Signor Giudice del mio Prossimo Processo, si accomodi pure. Mi condanni pure ad anni di prigione. In prigione continuerò a dire ciò che dico ora. E continuerò a ripetere: «Sveglia, Occidente, sveglia! Ci hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere». (dal discorso in occasione della consegna dell'Annie Taylor Award, 28 novembre 2005; in Il Foglio, 3 dicembre 2005)
- Caro Totti, capisco le necessità professionali, ma io non avrei chiesto scusa a nessuno. Erano tre ore che quel danese la prendeva a gomitate, pedate, stincate. Pur non essendo una tifosa di calcio, guardavo ed ho visto tutto. Con sdegno. Unico dissenso: io avrei tirato un cazzotto nei denti e una ginocchiata non le dico dove. Stia bene, dunque, non si rimproveri ed abbia le più vive congratulazioni di Oriana Fallaci.
- (da Lo sdegno e il cazzotto di Oriana Fallaci, La Gazzetta dello Sport, sabato 19 giugno 2004)
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De: Ver@ |
Enviado: 17/01/2014 15:36 |
La Natura può essere paragonata ad una madre, essa è la generatrice di ogni cosa e, soprattutto, ci offre ciò di cui abbiamo bisogno (cibo, indispensabile per vivere; luce, indispensabile per vedere; aria, per respirare; terreni e altri materiali, per costruire;...). Noi, figli che mai si accontentano e che ancora ignorano molti particolari importanti della sua essenza, sfruttiamo tutto quello che ci offre sprecando e rovinando il fragile equilibrio naturale.
Gli uomini affermano di conoscere i principi della Natura e di poterli esprimere attraverso sigle e simboli, questo in molti casi è possibile, basti, per esempio, vedere i principi della fisica, però essa è troppo complicata e il cervello umano è troppo limitato per poter comprendere e studiare ogni accadimento; pensiamo ai terremoti, sono moltissimi i fatti che possono causarne uno. Inoltre, chissà quanti fenomeni esistono che dobbiamo ancora vedere; per quanto si siano fatti passi da gigante in materia non penso si arriverà mai a una conoscenza completa di tutti i fenomeni che accadono.
L'uomo, con le sue scoperte tecnologiche, continua, di giorno in giorno, a rovinare la Natura ; molte tecnologie che sono state inventate e costruite per semplificare la vita dell'uomo in realtà la stanno distruggendo; ci sono milioni di macchine, molte famiglie ne hanno, addirittura, più di una quindi l'inquinamento è alle stelle e di questo risentono i territori ma anche la nostra stessa salute; interi appezzamenti di terreno boscoso sono continuamente distrutti per la costruzione di palazzi o strade e in questo modo, oltre ad aumentare ancora l'inquinamento, continuiamo a distruggere i cosiddetti "polmoni della terra".
Molte catastrofi naturali sono causate proprio da noi: con i prelievi di gas da sotto il terreno continuiamo a causare terremoti, maremoti e l'abbassamento della crosta terrestre; con i mezzi di trasporto, le fabbriche, le petroliere provochiamo l'inquinamento ambientale, che si ripercuote su territori, culture, uomini, animali e addirittura sul clima.
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