Vento gentile che porti le viole e accarezzi sui rami legemme nuove. Nuvole bianche passeggiano serene, come aquiloni le spingi nel cielo, e d'incanto le distendi a formare una coltre. Poi dispettoso il sole nascondi e giochi con lui a far capolino e rendi incerto il tempo, il mattino. E' indispettito un ramarro tra i sassi e sui terrazzi con le ceste dei panni incerte le donne indugiano ancora nel timore che piova. Poi corri sui prati, aspiri gli odori e inebriato dal profumo dei fiori t'infili negli usci e di lì porti via del lungo inverno il sapore stantio. Infine stanco ti fermi e guardi su verso il cielo che è pieno di stelle. E poi che giunta è la sera e giù scendon le ombre ti addormenti felice tra il brusio delle fronde.
Se vivessi un’altra volta mi assegnerei il compito di leggere un po’ di poesia e ascoltare musica almeno una volta alla settimana, con la speranza di mantenere attive con l’esercizio quelle parti del cervello che oggi si sono atrofizzate. La perdita di questi gusti è una perdita di felicità, forse dannosa all’intelletto e più ancora alla forza morale, in quanto indebolisce la parte emotiva della natura umana.